Lo abbiamo detto nello scorso articolo (leggibile tra i documenti correlati): tra un agente costretto a pagare una sanzione di 300mila euro e una Compagnia che deve pagarne una di un milione, non c’è alcuna proporzione. Per avere le stesse conseguenze economiche la Compagnia dovrebbe pagarne una da 50 milioni. Oppure si dovrebbero ridurre le sanzioni agli agenti. Ma qual è lo scopo della sanzione? Per caso quello di redimere? Direbbe Cesare Beccaria (quello di “Dei delitti e delle pene”) :“perché ogni pena non sia una violenza di uno o di molti contro un privato cittadino (…)”, al delitto deve corrispondere una pena proporzionata, adeguata evitando interpretazioni cavillose e più o meno arbitrarie, fatte secondo lo spirito di chi giudica”.
La punizione dovrebbe distinguere tra un atto volontario, conseguenza, cioè, di una precisa scelta ed un atto involontario. Se una Compagnia infrange l’obbligo a contrarre, fa una scelta precisa: volontariamente e consapevolmente infrange una legge, rifiutando la polizza a chi gliela chiede e creando un danno. Se un agente consegna un contrassegno ad un cliente con polizza scaduta e da rinnovare, non infrange nessuna legge , ma solo una procedura burocratica e soprattutto non crea alcun danno. Punire la mera infrazione burocratica con una sanzione miliardaria appare un vero sopruso: ”una violenza di uno o di molti contro uno”….
La storia di Franco F.
Franco F. ha una piccola agenzia. Mille, duemila polizze in tutto. Ogni anno Franco è alle prese con una cinquantina di clienti, per lo più piccole imprese edili e piccole cooperative di trasporti (formate soprattutto da “padroncini”, cioè proprietari di autocarri ), per i quali puntualmente si ripresenta il problema di pagare le polizze RCA. Le imprese edili lavorano spesso con Enti pubblici che, lo sappiamo tutti, pagano i loro debiti con ritardi biblici, gli stessi ritardi li subiscono i “padroncini”. Franco, per “fare” quei clienti ha lavorato moltissimo: qualche cena, i regali per i vari compleanni, gli auguri per le feste comandate, pronta assistenza su ogni sinistro e soprattutto sconti sulle polizze ottenuti faticosamente dalla propria Compagnia. Insomma Franco è diventato un amico, un confidente per ciascuno dei suoi clienti sicché, ogni volta che una polizza scade, l’amico-cliente va in agenzia a chiedere il contrassegno (senza quello non può circolare e quindi non può lavorare) :-“Scusa, ma adesso non posso pagarti, tra poco tempo, però, mi devono arrivare i soldi per certi lavori che ho fatto e ti pago. Stai tranquillo”-. Franco ormai lo sa, è un sistema che va avanti da sempre, specie in questi anni di crisi.
I clienti arrivano, chiedono il contrassegno e nel giro di uno o due mesi (ma qualche volta anche molto prima) tornano per pagare. Così, anche questa volta, Franco consegna i documenti, ben sapendo che, se il cliente non torna a pagare allo scadere del quindicesimo giorno, i soldi alla Compagnia dovrà anticiparli lui . Nel 2009 , però, riceve una visita inaspettata: l’ispettore amministrativo della Compagnia il quale, dopo un controllo meticoloso, rileva che l’agenzia ha consegnato ai clienti 300 contrassegni (a fine anno le polizze scadono tutte insieme). E’ vero che i clienti erano ancora coperti, cioè godevano dei 15 giorni di mora, ma quella cosa era amministrativamente irregolare. L’ispettore, come da passi, redige il verbale e la Compagnia comunica la cosa all’Isvap. L’Autority, a sua volta, invia la sanzione all’agente: “per mancato rispetto dell’obbligo di separazione patrimoniale; mancato rispetto delle regole di diligenza, correttezza e trasparenza nei confronti degli assicurati in n. 300 occasioni , applicando la sanzione minima per ogni titolo irregolare, la somma complessiva da pagare è di 300.000 euro”.
Un agente del sud
Quella di Franco F, è una storia inventata, ma non molto lontana dalla realtà. Adesso, invece, vogliamo parlarvi di una storia vera, quella della sanzione inflitta, nel 2011, agli agenti di Cosentini della CFL, che hanno ricevuto la sanzione di 265.00 euro. Di questa storia non possiamo darvi i particolari perché c’è una causa in corso, abbiamo però chiesto all’avvocato Gianluigi Malandrino, legale dello SNA (sindacato degli agenti di assicurazione) che sta curando la causa d’appello, di raccontarla a Golem .
Avvocato, per il caso di C.F.L. ritiene che 264 sanzioni siano giustificate? l’Isvap non avrebbe potuto fare un’unica sanzione? In fondo si tratta dello stesso errore ripetuto.
“Le premetto che da molti anni assisto agenti di assicurazione anche innanzi all’Organismo di Vigilanza, sia per quanto riguarda i procedimenti disciplinari, sia per le sanzioni pecuniarie. Dall’entrata in vigore del Codice delle Assicurazioni, gennaio 2006, dopo un periodo iniziale in cui l’Isvap non assumeva iniziative sanzionatorie, è iniziata una intensa attività di vigilanza sugli agenti di assicurazione. l’Isvap interpreta le norme del Codice delle Assicurazioni, ricorrendo al criterio di una sanzione per ogni sia pur minima o puramente formale violazione commessa dagli agenti, rispetto agli obblighi stabiliti dal Codice delle Assicurazioni e successivi regolamenti attuativi.
Questo, in pratica, cosa significa?
La mancanza di 10 copie di polizze nell’agenzia viene considerata non già una unica violazione, ma 10 distinte. Con sanzioni che vanno da € 1.000,00 a € 10.000,00 per ogni violazione, e con una esasperata mole di adempimenti burocratici a carico degli agenti, non ci vuole davvero nulla a collezionare un centinaio o anche più mancanze in una gestione complessa e articolata come quella di una agenzia assicurativa. Ecco quindi che piovono sugli agenti sanzioni milionarie, che stanno letteralmente mettendo in ginocchio l’intera categoria.
La sanzione Isvap parla di “mancato rispetto delle regole di diligenza, correttezza e trasparenza nei confronti degli assicurati “. L’agenzia ha quindi danneggiato i clienti?
Pur non potendomi addentrare nelle contestazioni specifiche, voglio rilevare che si trattava di agenti che operavano da molti anni, che tuttora collaborano, sia pur indirettamente con il Gruppo Unipol, che non hanno alcun debito verso la preponente e che non hanno mai arrecato alcun pregiudizio agli interessi degli assicurati, alle cui necessità, anzi, sono spesso andati incontro.
Ma allora, se i clienti non hanno mai corso pericoli, non crede che la motivazione dell’Isvap sia ingiustificata? Sono così anche gli altri casi ?
I casi di agenti sanzionati con somme di questo livello, sono moltissimi: ogni volta che un agente fa uno sconto che la compagnia ritiene non giustificato, l’Isvap rincara la dose con la sanzione da € 1.000,00; ogni volta che manca una copia di un documento nel fascicolo di polizza (e si tratta in genere di una debordante modulistica che nessuno legge) arriva una sanzione da € 1.000,00 e così via.
Non è esagerata una sanzione milionaria per semplici atti burocratici? La sanzione dell’incredibile importo di € 265.000,00 appare assolutamente sproporzionata, tenendo anche conto che lo stesso Servizio Vigilanza dell’Isvap aveva riscontrato soltanto un qualche disordine amministrativo e indicato l’esistenza di una sola violazione.
E’ possibile che agenti costretti a pagare somme da fallimento abbandonino l’attività?
Mi risulterebbe che negli ultimi 3 o 4 anni il numero degli agenti si sia drasticamente ridotto, passando da circa 25.000 a circa 18.000; la fuga dall’attività agenziale continua e produce a mio avviso una ingiustificata contrazione del prodotto assicurativo e una altrettanto ingiustificata perdita di opportunità di lavoro e di occupazione in tutto il settore.
Insomma l’Isvap sta rendendo la vita impossibile agli intermediari…
Sono fermamente convinto che l’interpretazione che l’Isvap sta dando della normativa sanzionatoria abbia un significativo effetto negativo sull’esercizio dell’attività degli agenti di assicurazione.
Posso solo augurarmi, allo stato, che il Tar comprenda finalmente le ragioni degli agenti e possa almeno annullare o ridurre in modo significativo queste sproporzionate sanzioni pecuniarie”.
E’ un quadro a fosche tinte quello disegnatoci dal legale dello Sna, davvero allarmante: settemila agenti hanno abbandonato l’attività. Questo, abbinato all’abbandono del territorio del sud Italia (e non solo lì) da parte delle Compagnie, crea enormi disagi ai consumatori i quali non troveranno più l’assistenza che fornisce un’organizzazione come quella agenziale e saranno costretti sempre più a spostarsi per chilometri per cercare un ufficio aperto, oppure saranno costretti a rivolgersi solo alle Compagnie telefoniche dove, per avere la linea, occorre aspettare secoli , dove i colloqui sono a tempo e dove il problema particolare non trova risposta da parte dell’operatrice del call center.
Chi ha paura degli Agenti?
L’inquietante frase dell’avvocato Malandrino, liberamente tradotta: l’Isvap sta influenzando negativamente l’attività degli agenti di assicurazione, potrebbefarpensare che…. chissà, forsec’è davvero un qualche “grande vecchio” che tira i fili…. della debacle della categoria.
La colpa degli agenti? Da un centinaio d’anni (sì, sono un po’ lenti…) cerca di rendersi indipendente dalle Compagnie perché:
– Un agente indipendente riesce davvero ad essere un ottimo consulente del cliente.
– Se l’agente fosse libero di rappresentare tutte le Compagnie che vuole, sarebbe sempre in grado di scegliere la polizza migliore per il proprio cliente e questo senza che nessuno dei centinaia di regolamenti, commi, paragrafi, codici o “adeguatezze” varie sia lì ad imporglielo.
– L’agente plurimandatario si riunirebbe in grandi società in grado anche di finanziare il cliente ritardatario nei pagamenti, tenendosi il rischio in proprio senza che ci sia un cane da guardia ad imporgli sanzioni milionarie quando lo facesse.
– Se tutti gli agenti fossero plurimandatari sarebbero in grado di imporre alle Compagnie i prodotti da vendere sul mercato e se una Compagnia non fosse in grado di offrire un buon prodotto sarebbe automaticamente esclusa dalle vendite. Il mercato cioè, una volta tanto, sarebbe regolato solo dalla domanda e dall’offerta e non sarebbe invece ingabbiato in alchimie finanziarie che poco o niente hanno a che fare con l’assicurazione.
Ma tutto questo fa paura alle “sette sorelle” delle assicurazioni (i gruppi assicurativi italiani che contano sono solo una decina, poco di più di quelli petroliferi, ma con la stessa… grinta) e così uno è portato a pensare che:
– se le polizze sono “tutte uguali”,
– se c’è poca concorrenza,
– se (con beneplacito di un governo ) le polizze sono tornate ad essere poliennali,
– se il plurimandato è a mezzo servizio (ma il decreto Monti è ancora da approvare),
– se gli agenti sono subissati da valanghe di leggi e regolamenti,
– se subiscono sanzioni da fallimento…
forse c’è chi ha paura della loro indipendenza e cerca in tutti i modi di mettergli i bastoni tra le ruote.
Il problema è che gli agenti sono come i polli di Renzo….nonostante il rischio di finire in pentola…continuano a litigare e ad essere divisi tra un’infinità di gruppi aziendali (uno per ogni Compagnia) , due sindacati e adesso… ne nasce pure un altro: l’AN(I)A ? (ma non c’è già questa sigla?).
Ce la farà Demozzi , presidente del maggior sindacato di categoria, a tenerli tutti insieme? – fine seconda parte (bruno rossi)
Documenti allegati:
Le sanzioni dell’Isvap nel 2011
Le sanzioni Isvap per l’anno 2011