L’autunno è una delle stagioni in cui le persone incominciano a prendere in considerazione la pratica sportiva. Dopo averla scelta finalmente si iscrivono con l’intenzione certo di continuare nel tempo, eppure molti si perdono per strada, cosa succede in questi casi?
Semplicemente è sfumata la motivazione.
Per spiegare cosa sia la motivazione vi sono moltissime definizioni che si potrebbero dare, ma per quanto riguarda la psicologia dello sport, la motivazione è quella spinta che ha l’individuo ad intraprendere una determinata strada e con una certa intensità e costanza.
I motivi che spingono a iniziare il percorso possono essere molti e diversi, tra cui la voglia di fare qualcosa di nuovo e divertente, la ricerca di un gruppo a cui appartenere, il desiderio di aumentare la propria forma fisica o di migliorare il proprio status sociale. Ma questi motivi seppur importanti per dare l’input iniziale, da soli non bastano a mantenere la motivazione.
Fattori estrinseci e intrinseci
I modi studiati in psicologia per mantenere la motivazione sono essenzialmente due:
Incentivare estrinsecamente, ovvero attraverso le ricompense esterne;
Incentivare intrinsecamente, ovvero attraverso la crescita personale.
La psicologia dello sport ha studiato attentamente questi due tipi di incentivi, i quali corrispondono ad analoghe motivazioni, ed è arrivata alle seguenti conclusioni.
Motivare intrinsecamente i praticanti è l’incentivo migliore per far si che questi portino avanti con impegno l’attività sportiva.
Al contrario motivare estrinsecamente produce un legame col proprio sport meno saldo; infatti la motivazione estrinseca può far perdere di vista la più forte motivazione intrinseca, facendo diventare più importante il premio che il risultato personale. Ciò che conta non sarà la propria attività sportiva, ma solo il riconoscimento che se ne trae. In questo modo diventa di ugual importanza qualsiasi cosa dia riconoscimenti: non dimentichiamoci che effettivamente vi sono moltissime attività che potrebbero essere intraprese in alternativa ad una faticosa come può essere lo sport.
Detto questo bisogna però tener conto che le gare sportive, come anche le lodi altrui, possono diventare importanti fonti di verifica della propria crescita e del proprio impegno personale, e quindi diventare utili allo sviluppo della motivazione intrinseca.
Sarà importante in questo senso il ruolo dell’allenatore, che dovrà far comprendere al suo atleta il significato del premio.
Per far questo l’allenatore dovrà lodare non per la vittoria, ma per l’impegno e l’abilità dimostrata in un incontro; dovrebbe quindi lodare anche le sconfitte lì dove in queste si sia comunque dimostrato di essere cresciuti come atleti, e allo stesso modo dovrebbe criticare una vittoria lì dove in realtà non si siano dimostrati reali meriti personali, facendo però attenzione a non esagerare, in quanto rimproveri e punizioni tendono a demotivare gli atleti.
Il confronto
E’ importante che l’atleta non consideri la sua crescita in funzione delle sconfitte e delle vittorie, e soprattutto che non si dia come motivazione il dover vincere a tutti i costi. Gli atleti che ragionano in questo modo saranno ansiosi e sono destinati, nel tempo, ad avere sempre meno fiducia in loro stessi, fino ad estinguere totalmente la loro motivazione al successo a causa della paura dell’insuccesso.
Bisogna che invece sia chiaro all’agonista che le gare non dipendono solo da lui, ma anche dalla preparazione dell’altro, l’agonista deve considerare la propria crescita rispetto a sé, non rispetto agli altri, e la motivazione deve essere il suo personale accrescimento.
Certo è importante che l’atleta veda come riconducibili a se stesso i propri successi, così come è controproducente che usi la stessa chiave di lettura per gli insuccessi (soprattutto dove queste cause vengano considerate stabili), ma ciò che deve arrivare alla mente dell’atleta è che il successo non è la vittoria, ma l’aver fatto un buon incontro.
Un buon incontro è infatti tale, anche quando è perso, se l’atleta ha realmente dimostrato i suoi miglioramenti, se ha messo in pratica ciò che ha appreso ed ha mostrato un buon impegno e concentrazione.
Arrivare ad avere come metro di paragone unicamente il confronto con se stessi può sembrare un obiettivo complesso, perché le persone tendono a confrontarsi con gli altri: lo sport per definizione è competizione.
Potrebbe per esempio essere utile per gli allenatori chiedere periodicamente ai propri atleti quanto essi si sentano migliorati rispetto a prima. Questo può aiutare le persone ad imparare a leggere i miglioramenti in base a loro stessi e contemporaneamente fa comprendere se si stiano impegnando o meno, correggendo la mancanza di impegno là dove questo tenda a mancare.
Certo il confronto con gli altri può diventare motivante se viene utilizzato come esempio per stimolare l’impegno, ma per arrivare a questo senza rischiare di perdere la passione bisogna che la motivazione interiore sia comunque più forte rispetto al confronto con l’altro.
La tecnica del Goal Setting
Vi sono diversi tecniche per sviluppare la motivazione interiore che possono usate sia dagli atleti per non perdere la motivazione, sia dagli allenatori per tenere alta la passione dei ragazzi.
Bisogna ricordare però che obiettivi troppo difficili, così come allenamenti troppo rigidi e complessi, possono diminuire la motivazione. E’ dunque necessario essere sempre consapevoli delle possibilità di ogni atleta senza però scadere nella sfiducia verso le sue capacità che rischierebbe di auto avverarsi. E’ stato infatti dimostrato che le persone vengono suggestionate da quello che gli altri pensano di loro o da quello che percepiscono che gli altri potrebbero pensare, arrivando quindi a fallire o a riuscire a seconda delle aspettative della società, e di coloro che sono più vicini come i compagni di corso e soprattutto il proprio allenatore.
Una delle tecniche più utili a motivare senza creare una sensazione di impotenza o di inarrivabilità nell’atleta è il Goal setting. Questa tecnica consiste nello stabilire con ogni singolo atleta gli obiettivi più vicini da dover raggiungere che dovranno essere… raggiungibili e desiderabili, e col tempo stabilire anche gli obiettivi intermedi e quelli più lontani.
Per poter stabilire questi obiettivi diversi per ogni singolo individuo, l’allenatore o il preparatore dovrebbe come prima cosa registrare le attuali capacità dell’individuo, scegliere assieme a lui quale sarà l’obiettivo finale e in che tappe dividerlo così da creare un percorso di crescita realistico, ma al tempo stesso stimolante per entrambi (allenatore e atleta). Si ricordi che più elevato è l’obiettivo e maggiore sarà la prestazione, ma solo lì dove l’obiettivo sia reale e non irraggiungibile.
Stabilire obiettivi a breve termine accende la passione grazie alla visibilità della vicina meta, e direziona meglio l’allenamento.
Stabilire obiettivi lontani migliora le prestazioni in vista dell’obiettivo futuro il quale sembra meno lontano di quello che è, in quanto la reale distanza è intervallata da un obiettivo intermedio.
Stabilire obiettivi sempre più lontani fa sì che la passione sia dotata di un moto perpetuo.
Questa tecnica sarà ancora più efficace se gli atleti avranno imparato ad avere come metro di paragone se stessi, in quanto riusciranno da soli a modulare il proprio impegno fisico e mentale in vista degli obiettivi da raggiungere, i quali saranno continuamente auto monitorati, e il semplice fatto di sentirsi responsabilizzati e di riuscire a notare i propri miglioramenti tiene accesa la passione e l’interesse.
Altre opportunità
Ulteriori effetti positivi dell’attività sportiva sono quelli indotti dalle conseguenze indirette: il miglioramento della forma fisica, della sicurezza di sé, la possibilità di stringere nuove amicizie. Uno dei motivi che attirano maggiormente nel praticare un’attività sportiva e che (soprattutto all’inizio) tiene maggiormente legate le persone all’attività scelta, è la possibilità di divertirsi. Al tempo stesso il divertimento innalza il morale dell’atleta, e un atleta col morale alto ha la tendenza a giudicare più positivamente i propri progressi, dando loro maggiore importanza. Conseguentemente sarà più motivato e portato all’impegno.
Perciò è importante creare un clima piacevole e un saldo spirito di gruppo dove vi sia spazio per le amicizie e il divertimento.
Inoltre lì dove non si crei un clima amichevole, rischia di trovare spazio un’esagerata competitività che può diventare una delle cause principali della perdita di passione, diventando motivo di frustrazione per dare spazio all’effimera motivazione esterna di dover dimostrare qualcosa a qualcuno.
Vi sono anche delle tecniche per aumentare lo spirito di gruppo, una di queste è premiare il comportamento dello sportivo, ovviamente non a livello atletico altrimenti si rischierebbe di spostare la motivazione da interna ad esterna, ma proprio a livello sociale, cioè ad esempio lodando i comportamenti positivi, rispettosi, ma anche la pulizia, l’ordine, e concedendogli piccoli premi per la puntualità e lo spirito di gruppo.
Immaginazione e training mentale
Bisogna ovviamente tener presente che vi è differenza nel modo di apprendere tra i diversi atleti, molti si sentiranno spronati da allenamenti più duri e apprenderanno meglio con un maggiore sforzo mentre altri avranno bisogno di maggior sostegno e apprenderanno di più attraverso molte spiegazioni.
In molti atleti infatti il ricevere suggerimenti a livello tecnico li convince del fatto che siano davvero seguiti e che stiano quindi realmente facendo qualcosa per migliorare, dandogli una maggiore sensazione di apprendimento.
Ma una tecnica dimostratasi utile all’apprendimento per tutti gli allievi è l’utilizzo dell’immaginazione.
Sembra un termine strano applicato allo sport, ma l’immaginazione è utile sia alla motivazione che al miglioramento atletico.
Essa viene alimentata in vari modi, uno di questi è il Training mentale e consiste nell’immaginare di fare gli esercizi. Un ricercatore, Ulich, già negli anni ’70 (Ulich, E., (1967). Some experiments on the function of mental training in the acquisition of more skills, in Liggett, D.R., 2000), dimostrò infatti che alternare allenamenti fisici ad allenamenti mentali aumentava di gran lunga le prestazioni rispetto ai soli allenamenti fisici.
Diveniva così utile secondo Ulich osservare gli allenamenti, o le gare sportive; ma ancor più utile diviene attualmente poter riguardare i propri video, e questo per vari motivi, sia per ripassare mentalmente l’allenamento, sia per imparare dall’osservazione dei propri errori, sia per la motivazione che ne scaturisce il vedere dall’esterno i propri miglioramenti.
Ma l’immaginazione serve anche per motivare alla partecipazione sportiva, dove per immaginazione si intende pensare al proprio sport: è una pratica che si crea spontaneamente nella vita di ogni atleta che in questo modo si automotiva, ma può essere ulteriormente mantenuta creando situazioni di vita sociale del gruppo sportivo e suggerendo letture e film attinenti la propria attività.
Tutto ciò porta la persona a sentirsi realmente parte di qualcosa, qualcosa che sta costruendo con la propria forza e le proprie mani.