ROMA. Vermeer. Il secolo dell’arte olandese è il titolo della prima mostra a Roma dedicata al grande pittore Johannes Vermeer, massimo esponente della pittura olandese del XVII secolo. L’esposizione, che si tiene alle Scuderie del Quirinale fino al 20 gennaio prossimo, include una preziosa selezione di opere di Vermeer – rarissime e distribuite nei musei di tutto il mondo – e all’incirca cinquanta dipinti degli artisti olandesi suoi contemporanei.
I visitatori potranno quindi non solo familiarizzare con il maestro di Delft, genio artistico dalla vita ancora oggi avvolta dal mistero, a cominciare dalla sua data di nascita tuttora sconosciuta, ma anche comprendere come la sua opera si sia rapportata con gli altri artisti attivi nella sua città natale e nei vicini centri di fermento culturale quali Amsterdam, Haarlem e Leida. Oltre a capolavori del maestro, celebri e incantevoli come “la stradina”, si troveranno tele di Carel Fabritius, uno degli artisti più famosi dell’epoca, di Pieter de Hooch e Emmanuel de Witte, e di artisti celebrati al tempo ma oggi da noi meno conosciuti tra cui Gerard ter Borch, Gerrit Dou, Nicolaes Maes, Gabriel Metsu, Frans van Mieris, Jacob Ochtervelt e Jan Steen. Il carattere specifico dei quadri di Vermeer e dei suoi contemporanei riflette la cultura medio-borghese dell’Olanda del XVII secolo. I soggetti casalinghi e il forte senso di realismo caratteristico del loro stile affascinava i collezionisti privati dell’epoca, per lo più mercanti, panettieri, birrai, che esponevano i quadri nelle loro abitazioni chiedendo sempre nuovi soggetti. Nello stesso periodo in Italia, al contrario, grandi committenze istituzionali, come la Chiesa e le corti principesche, richiedevano forme d’arte pubblica e di grande formato: assai diverse, dunque, dalla pittura intima e ricca di sfumature di Vermeer che affrontava per lo più temi incentrati sul privato, ovvero la famiglia, i gesti e i momenti della vita quotidiana, la lettura e la scrittura, il corteggiamento, la musica e lo studio della scienza. Ma non mancano le vedute di città che mostrano un mondo silente e operoso.