A partire dalla scorsa settimana il premier Monti ha iniziato il tour dei colloqui e delle strette di mano europee, presentando il nostro paese sotto la rinnovata veste dell’alunno disciplinato: i mercati, almeno per il momento, sembrano premiare tale strategia.
Dopo una settimana di passione, infatti, la borsa di Milano è tornata crescere giovedì (+2,09%), trainata dai titoli bancari in netto recupero, con Unicredit a +12,6%, anche se per l’istituto il ritorno alla normalità, a fronte delle ingenti perdite dei giorni scorsi, sembra ancora lontano. Ancor più rilevanti sono i dati dell’attesa asta dei BOT, in cui sono stati piazzati tutti i titoli prefissati ad un tasso accettabile (2,7%), determinando così un calo del differenziale dei BTP rispetto ai bund tedeschi, sceso sotto i 480 punti. Il rifinanziamento del debito per il 2012 è dunque iniziato sotto una buona stella, con i rendimenti sui titoli decennali al 6,5%. Questa “leggera” ventata d’ottimismo è sicuramente connessa agli incontri del Premier con i rappresentanti europei, da cui ci si aspetta un allontanamento del rischio di fallimento del nostro paese.
Sia il Presidente francese Sarkozy lo scorso 6 gennaio, sia la cancelliera Angela Merkel mercoledì a Berlino, hanno definitivamente consacrato l’operato del governo Monti, consentendo di fatto il ritorno dell’Italia nel blocco dei paesi che guideranno l’Europa e soprattutto l’Euro, almeno durante questo anno solare, specialmente ora che il Regno Unito sembra tagliato fuori. Le parole pronunciate a Parigi dal Premier, forte degli interventi messi in campo per rispettare i vincoli comunitari, puntano in tale direzione: “nella situazione attuale non è sufficiente che ogni Paese faccia bene i suoi compiti a casa, è necessario rafforzare la credibilità dell’insieme della zona euro (…) io sono fiducioso ma i mercati non sempre lo sono e la responsabilità di chi governa in Europa è di fare in modo che anche i mercati lo divengano.” Se l’unità d’intenti, dunque, è la chiave per un ritorno alla stabilità, tra le righe si intravede anche il piccolo monito rivolto ai nostri vicini francesi ed in particolare a quelli tedeschi che, a meno di accollarsi la responsabilità di un crollo continentale, dovranno cedere qualcosa sul tavolo delle trattative in merito alle nuove regole economiche.
L’incontro con Sarkozy non presentava ostacoli, in quanto i due governi sono abbastanza allineati sulla posizione da adottare in merito alla questioni economiche continentali, in particolare per quanto concerne i contenuti del nuovo patto di Salva-Euro, di cui in settimana è trapelata una bozza (in allegato). Sia Monti che Sarkozy, in occasione dell’Eurogruppo del 23 gennaio e del successivo Consiglio Europeo del 30, punteranno sul rafforzamento del fondo “salva-Stati”, sacrificando una buona fetta dell’autonomia fiscale nazionale. Dal canto suo la Merkel ha dichiarato che “la Germania è disponibile, se lo faranno anche gli altri Paesi, ad aumentare le risorse a disposizione del fondo salva-Stati e vuole concludere rapidamente i negoziati per il fondo permanente”, specificando che “se fosse necessaria una solidarietà dovremo essere pronti ad agire rapidamente”. Ha inoltre aggiunto che si dovrà procedere sulla strada della partecipazione al fondo da parte della BCE, al fine di aumentarne la leva finanziaria e quindi l’efficacia. Alla luce della disponibilità tedesca verso uno strumento che, a causa delle potenziali problematiche di azzardo morale da parte dei paesi mediterranei, è stato considerato un tabù fin dal trattato di Maastricht, la missione del Presidente Monti non può che dirsi compiuta, anche se molto resta da fare. Al di là delle dichiarazioni, infatti, resta da mettere a punto il futuro ESM (European Stability Mechanism), specialmente per quanto concerne le modalità di finanziamento: il governo tedesco non potrà permettersi ulteriori esborsi, anche in vista delle elezioni che potrebbero premiare il sentimento anti-europeo.
La contropartita all’assenso della Germania sull’ampliamento del fondo sarà poi il nuovo accordo intergovernativo sulla governance economica dell’area Euro, al quale potrebbero partecipare tutti i paesi dell’Unione eccetto il Regno Unito. Sotto questo aspetto, l’intenzione sembra quella di attenersi ai criteri stabiliti in passato, mantenendo in vigore i contenuti principali del Patto di Stabilità e della Procedura per Deficit Eccessivo. Il punto focale è rappresentato dalle limitazioni sull’indebitamento, per cui i deficit annuali non potranno superare lo 0,5%, anche se saranno tollerati gli scostamenti determinati da eventi straordinari. La norma sul pareggio di bilancio dovrà poi essere assorbita dagli ordinamenti nazionali con il rango costituzionale, mentre la valutazione delle politiche fiscali da parte della Commissione avverrà sempre ex-ante.
L’impressione è che la Germania voglia “istruire” gli altri paesi in materia di sostenibilità dei conti pubblici e vista la performance economica potrebbe averne il diritto. Resta il fatto che gli strumenti di controllo predisposti rischiano di impedire la necessaria libertà di manovra che dovrebbe competere al governo di un paese inserito in un contesto “asimmetrico” come quello della zona Euro. In altre parole, non è detto che la cura ad una malattia sia la stessa per tutti: in seguito ad una crisi, alcuni paesi potrebbero avere necessità di attivare strumenti di sostegno al reddito in quantità superiore a quella della Germania, ma questo potrebbe essere vietato costituzionalmente e soggetto ad un controllo da parte dell’Unione. Questi paesi, non potendo agire in tal senso, riscontrerebbero una contrazione del PIL quantomeno più prolungata rispetto alla Germania, dove le condizioni macroeconomiche consentono interventi di portata ridotta. Nell’accordo in fase di predisposizione, dunque, sembra mancare ancor il riferimento alla crescita, il cui sostegno è indispensabile per riportare l’Europa su un percorso sostenibile.
In attesa dei fondamentali incontri europei, previsti per fine mese, è bene registrare le parole di Monti sull’Europa, che non “non deve più temere l’Italia come possibile fonte di infezione per la zona euro, ma può contare su un’Italia pronta a fare appieno la sua parte nella conduzione della Ue verso la stabilità”. A proposito dell’infezione, che non sembra del tutto guarita, non è ancora chiaro per quanto tempo ancora bisognerà prendere la medicina.
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