Mentre in superficie il popolo ignaro si rinfresca in bagni termali alla vista delle opere d’arte, sottoterra un toro viene sgozzato e il sangue lasciato cadere sul capo di un uomo. Il toro selvaggio rappresenta il caos. La sua uccisione ristabilisce l’ordine e pone fine alle barbarie. Questo era il rito del culto mitraico celebrato duemila anni fa nei sotterranei delle Terme di Caracalla.
Dopo dieci anni di chiusura, il 29 ottobre ha riaperto il mitreo delle Terme di Caracalla. A conclusione dei restauri dell’edificio di culto, la Soprintendenza speciale per i beni Archeologici di Roma ha promosso l’evento “Caracalla paradiso contemporaneo”, un incontro tra storia antica e arte contemporanea. In occasione della riapertura è stato infatti inaugurata l’opera Il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. “Alla riapertura al pubblico del mitreo”, annuncia Mariarosaria Barbera, Soprintendente per i Beni Archeologici di Roma “farà presto seguito quella dei sotterranei delle Terme, mai aperti finora, e il monumento potrà essere visitato in quasi tutte le sue parti”. L’iniziativa è in programma fino al prossimo 6 gennaio. Il mitreo è visitabile per gruppi di massimo 25 persone a turno, su prenotazione obbligatoria, dal martedì alla domenica.
I pirati credenti di Cilicia
Era il centro del culto e il luogo di incontro dei seguaci del dio Mitra, una sorta di santuario concepito in onore della divinità di origine persiana le cui prime tracce risalgono al 1300 a.C. circa. Si tratta di uno dei culti orientali che tramite il mondo ellenico si diffusero a Roma. Furono i pirati di Cilicia deportati da Pompeo nel 67 a.C. in Grecia a introdurlo in un’area dove le testimonianze restano scarse. Assai più vistose e numerose sono invece quelle nella penisola italica, dove si affermò alla fine del I sec. d.C. per poi diffondersi nelle province nordiche attraverso le guarnigioni militari. Furono proprio i soldati, insieme agli schiavi, i più attivi propagandisti e la massima diffusione si ebbe al tempo degli imperatori Severi. Il Mitraismo aveva le caratteristiche della religione iniziatica e segreta, uno dei motivi per cui i mitrei furono sempre ricavati in ambienti sotterranei. Al mistero mitraico si era ammessi attraverso una iniziazione segreta, preceduta dal giuramento di segretezza. L’ingresso era riservato ai soli uomini e l’iniziato poteva gradualmente accedere ai sette gradi della gerarchia attraverso prove e cerimonie probabilmente simboliche e incruente.
Il dio vittorioso degli umili
Proprio la disciplina gerarchica dell’iniziazione, il carattere vittorioso del dio e il contenuto morale del mitraismo, ossia l’eterno combattimento contro il male, potrebbero spiegare il grande seguito di Mitra da parte dell’esercito e delle classi più umili, e successivamente presso gli imperatori, al punto da far scrivere ad Ernest Renan che “se il cristianesimo fosse stato fermato nella sua espansione da qualche malattia mortale, il mondo sarebbe stato mitraico”. Il mitraismo fu infatti il concorrente più pericoloso del cristianesimo. Molte erano le somiglianze fra i due culti: l’episodio di Mitra che fa scaturire l’acqua dalla roccia richiama il miracolo di Mosè e quello della fonte operato da San Pietro; evidente è il parallelismo tra le lustrazioni ed il battesimo; comune è la credenza nella resurrezione dei morti e nel giudizio finale presieduto da Mitra o da Cristo; coincidente è la celebrazione del natale del dio il 25 dicembre. La lotta fra le due comunità fu dura e lunga. Ad una prima vittoria dei cristiani, conseguita con l’editto di Costantino del 313 d.C., seguì la restaurazione pagana di Giuliano l’Apostata (361 – 363) che permise una breve ripresa del culto di Mitra. Fu solo con la vittoria di Teodosio su Eugenio (394 d.C.) che la religione cristiana ottenne la vittoria definitiva: il mitraismo fu ghettizzato nelle zone periferiche mentre a Roma al posto dei mitrei, saccheggiati e distrutti, vennero erette chiese e basiliche.
Mitra e Varuna
La totale mancanza di fonti scritte fa assumere una straordinaria importanza alla documentazione archeologica, fondamentale per ricostruire il mito di Mitra. Nell’iconografia Mitra è frequentemente associato a Varuna insieme al quale personifica i due aspetti del cielo, diurno e notturno, nonché l’ordine cosmico e umano: Varuna punisce i malvagi e i trasgressori, Mitra è protettore della giustizia e dei patti, del bestiame e degli uomini giusti. La sua originaria personalità, connessa con la giustizia, assunse una connotazione cosmogonica e soteriologica mirante alla salvezza dell’uomo. Ma l’avvenimento centrale del rito mitraico è senza dubbio la tauroctonia, ossia il sacrificio del toro, la cui morte promuove la vita e la fecondità dell’universo. L’iconografia dell’evento era posta sempre a una estremità dell’antro, solitamente di forma allungata e con due lunghi banconi ai lati in cui venivano celebrati i riti e i banchetti cultuali. Oltre al dio e al toro, erano raffigurati sempre un cane e un serpente che bevevano il sangue del toro, uno scorpione che lo pungeva ai testicoli, delle spighe di grano che germogliavano dalla coda dell’animale morente e un corvo. Lo scorpione e il serpente potrebbero simboleggiare le forze del male che tentano di impedire al sangue e al seme del toro di raggiungere e fecondare la terra, il cane al contrario ne trae forza mentre le spighe rappresentano la forza vitale che si libera dal toro morente. Il corvo, messaggero divino, era l’elemento di contatto tra Mitra ed il Sole.
Afrodite e cinque ambienti scoperti nel Novecento
Le Terme di Caracalla presentano un complesso reticolo di ambienti sotterranei, dove si trovano le stanze di servizio che un tempo permettevano la gestione pratica del complesso termale in maniera appartata, senza che i frequentatori se ne accorgessero. In uno dei sotterranei presso l’esedra di nord-ovest venne installato il mitreo. Si tratta del più grande mitreo ritrovato a Roma. Fu scoperto da Ettore Ghislanzoni e scavato all’inizio del Novecento. L’ingresso del mitreo affaccia sulla via Antoniniana e dà accesso anche alle gallerie delle terme. Il mitreo si articola in cinque ambienti, il primo dei quali è una sorta di vestibolo d’ingresso caratterizzato dalla presenza di una vaschetta semicircolare coperta a semicupola e rivestita di cocciopesto. Da questo si giunge a un secondo ambiente, dove fu trovata la statua di Afrodite Anadiomene, ora esposta all’ex Planetario. Si entra quindi nel mitreo vero e proprio: un grande ambiente rettangolare (25 metri X 10), coperto con volte a crociera, pavimentato a mosaico geometrico bianco e nero. Sui lati lunghi sono presenti due banchine. All’inizio della stanza, c’è una fossa circolare scavata nel pavimento e coperta da una lastra di marmo, nella quale era interrata una olla contenente le spighe. Sulla parete occidentale è visibile un affresco di Mitra. Al centro della stanza si trova una buca rettangolare in laterizio, profonda 2,5 metri, collegata attraverso una scaletta a un ambiente attiguo aperto su una “sagrestia” dove si dovevano compiere le abluzioni rituali. La buca, per alcuni una botola usata per apparizioni spettacolari, è stata dai più interpretata come la fossa sanguinis della tauroctonia: il toro veniva sacrificato su una grata posta sopra la fossa ed il sangue veniva fatto colare sopra l’iniziato che attendeva dentro la fossa. Questa interpretazione si collega bene al sincretismo che caratterizza la religiosità di Caracalla, tesa ad accomunare divinità classiche ed orientali in unico grande culto tanto da mescolare nello stesso edificio una statua di Afrodite, il culto di Mitra ed elementi tipici di altre divinità.
Il Terzo Paradiso
I restauri compiuti sul mitreo hanno interessato la grande aula, sottoposta a pulitura completa. La fossa rettangolare, la cosiddetta fossa sanguinis, è stata messa in sicurezza mediante una recinzione; sono stati ripuliti tutti gli intonaci e la petra genetrix, rilievo marmoreo dal quale doveva uscire il busto di Mitra. È stato rimosso lo strato di fango depositatosi sul pavimento a mosaico ed è stato impermeabilizzato l’estradosso della copertura della navata. Il rifacimento della volta a copertura del vano retrostante il mitreo ha permesso di ripristinare l’originaria oscurità e di mantenere costante il microclima. È stata inoltre ripristinata la scala che metteva in comunicazione il piano delle terme e il sottostante luogo di culto. Infine il mitreo è stato dotato di un nuovo sistema di illuminazione che sottolinea la profondità e l’ampiezza degli spazi.
In una delle aiuole dei giardini delle Terme di Caracalla è stato allestito il progetto Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, a cura di Achille Bonito Oliva e in collaborazione con RAM radioartemobile. L’artista ci spiega che “Il Terzo Paradiso è la fusione tra il primo e il secondo. Il primo è il paradiso in cui la vita sulla terra è totalmente regolata dalla natura. Il secondo è il paradiso artificiale, sviluppato dall’intelligenza umana attraverso un processo che ha raggiunto oggi proporzioni globalizzanti… Il progetto del Terzo Paradiso consiste nel condurre l’artificio, cioè la scienza, la tecnologia, l’arte, la cultura e la politica a restituire vita alla Terra. Terzo Paradiso significa il passaggio a un nuovo livello di civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza”. Simbolo del progetto è il segno d’Infinito, costituito da tre cerchi di cui quello centrale rappresenta il grembo generativo del terzo Paradiso. Oliva precisa che l’artista ha realizzato quel segno utilizzando reperti appartenenti alle Terme stesse, marmi e mosaici, testimoni di un’antichità ancora presente. Un segno che progetta il passato, affronta il presente e cavalca il futuro con un progetto in cui l’arte si fa responsabile anche dei destini dell’intera società.