Le nostre case sono ricche e ricolme di cose inutili. A parlare in questo modo è il missionario Padre Salvatore Cardile che è stato in Brasile per circa vent’anni tra gli Indios dell’Amazzonia.
“Dopo dieci anni dalla mia prima permanenza in Brasile – spiega il sacerdote- quando sono tornato in Sicilia, ho avuto uno choc molto forte, viviamo una vita di sprechi, le nostre case sono piene di cose inutili”. Tante tv, suppellettili, mobili, cellulari, tutte cose impensabili nelle case degli indios. La loro casa è composta di una sola stanza che ha solo l’essenziale, un filo che funge da mobile dove c’è un’unica maglietta. La vita degli Indios è molto più semplice della nostra, la caccia, il mangiare insieme, la vita comunitaria riempie la loro giornata. Anche comunicare è molto più semplice, niente ricerca di paroloni, frasi a effetto ma un linguaggio diretto, senza nessun fronzolo. Padre Cardile quando racconta degli Indios s’illumina in viso, il suo cuore è in Brasile e non vede l’ora di ripartire.
“Sono molto poveri, ma tutto quello che hanno te lo offrono- spiega il missionario- non fanno calcoli, per loro l’accoglienza è basilare. Se hanno poco in tavola, t’invitano lo stesso, magari rimangono senza mangiare, quello che hanno lo condividono sempre”. Il cacciatore che torna con la selvaggina è per loro grande motivo di gioia, una vera festa. La preda è cucinata sul fuoco, al banchetto partecipano più famiglie e se c’è qualcuno che non ha di che mangiare, il Capo Villaggio si preoccupa di offrire il necessario. Nei villaggi Indios non esiste chi muore di fame, tutto è diviso. Tutti s’impegnano per le opere comuni e se c’è un Indios che ha bisogno di un aiuto per la sua casa, non ha difficoltà a trovarlo.
Tra gli Indios non esiste stress, si vive il tempo presente, si ringrazia per quello che c’è. Questo popolo non si angoscia per il domani. Non si accumula nulla, c’è fiducia nella provvidenza di Dio. “ Nel mio cuore porto- racconta padre Cardile- l’accoglienza, l’umanità di questo popolo, la semplicità e la bellezza delle piccole cose”. Anche la mentalità della chiesa sudamericana è completamente diversa dalla nostra, il Vescovo della diocesi di Itacoatiara in Brasile suole dire che come arriverà il primo sacerdote diocesano subito gli proporrà di andare in missione. Nonostante In Brasile siano pochissimi i sacerdoti rispetto al territorio. Invece in Italia pur essendoci molti sacerdoti, “tutti indispensabili alle diocesi”, non sono mandati in missione e non solo i sacerdoti non sono incoraggiati e partire, ma a chi desidera farlo il permesso è negato.
“La chiesa carioca, il popolo brasiliano, è molto più altruista, – spiega Padre Cardile- mentre la mentalità italiana sia della chiesa sia della gente è molto egoista, prima si pensa a sé e dopo agli altri”. I vescovi brasiliani dichiarano: “Noi offriamo della nostra povertà” ed è tutto messo in pratica. La chiesa in Brasile è portata avanti dai laici, un decimo degli stipendi (per chi vuole) è messo a disposizione della chiesa, la partecipazione è molto grande. In Italia tutta la comunità parrocchiale dipende dal sacerdote, in America meridionale i laici sono molto impegnati nella vita pastorale, nelle parrocchie, anche con ruoli decisionali.
Un giorno un Capo Villaggio chiese a Padre Salvatore: “ Chi te l’ha fatto fare di lasciare gli agi che avevi in Italia e di vivere qui accanto a noi nella povertà assoluta? “ E’ una vocazione che ho – spiega umilmente Padre Cardile- io sento di stare in missione. In Italia ci sono tanti sacerdoti, da voi sono molto pochi, quindi il mio posto è accanto al popolo Indios, dove mia la presenza è utile”.