Se la “Mission” era far parlare di sé l’obiettivo è stato raggiunto. Penso che un programma non sia mai stato tanto criticato, polemizzato, letteralmente schifato come questo. Sto parlando di Mission, il programma che doveva portare su Raiuno in prima serata i profughi, i derelitti, i rifugiati, gente di cui non si sente parlare se non per pochi secondi in un tg troppo affaccendato a far parlare il politico di turno che commenta il politico di turno.

Se ne parlava da questa estate, il Movimento 5 stelle attraverso Roberto Fico, il Presidente della commissione di vigilanza Rai è stato il primo a scatenarsi contro l’operazione definendola una colossale ipocrisia dopo aver visionato il materiale che avrebbe composto la prima puntata. Ma cosa doveva essere “Mission”? Una sorta di reality, si è detto in questi mesi, dove dei vip avrebbero vissuto l’esperienza dei volontari nelle missioni umanitarie. In questo modo tutti avremmo visto quello che provano centinaia di migliaia di persone. Si era fatto addirittura il nome di Elisabetta Canalis. In estate è stata questa la prima suggestione che ci è giunta da questo programma evidentemente in fase di registrazione: una bella donna, anzi, per il sistema dei media un gran pezzo di gnocca, fidanzata di George Clooney che si sporca le mani e viene messa a contatto con una realtà che nemmeno con l’Enterprise a velocità Warp 10 si potrebbe raggiungere. Si è parlato di lebbrosari. E già da questa estate si sollevava potente e sordo come il ringhio notturno di un leone la domanda…. Perché, perché ora, nel momento economico più difficile per la nostra nazione si è pensato di fare un programma nel quale dovrebbero essere scosse le nostre coscienze per le sorti di popolazioni che stanno in paesi che la maggior parte del pubblico nemmeno sa dove siano posizionati nel globo terracqueo?

L’Italia è un grande paese, si mobilita, si commuove, mostra il suo gran cuore facendosi in quattro, ma in maniera altrettanto grande mostra il suo lato oscuro di indifferenza e di meschinità. Insomma il rischio che la reazione emotiva potesse essere: “Non ce ne frega un c@@@ di questi qui, c’abbiamo i nostri problemi” era altissimo e allora perché correrlo? Il direttore di Raiuno rivendica la sua scelta coraggiosa di aver mostrato in prima serata qualcosa che prima d’ora non si era mai vista, di aver sperimentato su Raiuno, mica su di un canale tematico. Forte dei risultati di “Tale e quale show” e dei buoni numeri di “Ballando”, unici due brillanti in un mare nero di scelte sbagliate. Il pomeriggio si è ormai assestato: fino alle 17 perde in maniera clamorosa senza nemmeno fare il tentativo di reagire allo strapotere di canale 5 e dopo le 17 ci si potrebbe mettere il metronomo: una volta vince la D’Urso, una volta Raiuno, il terzo giorno fanno una specie di pareggio, generando un onda sinusoidale che farebbe innamorare un matematico. La Domenica è trainata da un Giletti, non certo creato da lui, e sopravvive solo grazie a quanto di inverosimile viene trasmesso su Canale 5 ad opera della immarcescibile e inossidabile Barbara  che però costa, a onor del vero, anche meno della metà.

Ma torniamo a Mission: resterà a imperitura memoria l’immagine dell’eroe di Cellino San Marco, Al Bano che porta la carriola e fa gli sguardi pensosi da uomo profondo del sud mentre la sua voce fuori campo dice: “esiste il ministro della guerra ma non quello della pace”. Perché alla fine i “vip” che hanno prestato il loro volto in questa prima puntata di un’operazione senza capo né coda sono stati: Al Bano e le sue due figlie e poi Francesco Pannofino e la giornalista Candida Morvillo. Ecco una fantomatica ricostruzione degli avvenimenti sul nascere: A) “chi prendiamo come volto per acchiappare il pubblico del sabato di Raiuno?” B) Mah! Io direi un Jovanotti, quello sta in mezzo a queste cose di beneficenza e dell’Africa e poi già  abbiamo mandato in onda a settembre il suo DVD spacciandolo per un evento, ci deve un favore!” A) “Ma che sei matto? Il pubblico del sabato sera è fatto di vecchi, qui abbiamo bisogno di un volto che li rassicuri, un Massimo Ranieri sarebbe disponibile?” B) “No quello ha detto che in primavera ci inventiamo qualcosa di esplosivo, tipo una serata dove lui canta canzoni sue e del grande repertorio della musica italiana invitando amici nazionali e internazionali per fare i duetti.” A) “Originale! Certo, un po’ rischiosa come operazione ma ormai a Raiuno amiamo il rischio… allora? Ti viene qualche idea?” B) “Io chiamerei Al Bano! A) Al Bano? Mmmm… non è male ma ci vuole qualcosa di più… chiamiamo pure le sue figlie.”

Segue la telefonata ad Al Bano al quale viene chiesto molto verosimilmente se vuole partecipare ad una sorta di “reality” con le sue figlie. Il celebre cantante, da buon “pater familias” chiude un pacchetto di ospitate per le figlie da qui ai prossimi 8 mesi e accetta, tanto lui ha già fatto l’isola dei famosi, cosa sarà mai un campo profughi?

Sofferenza di persone che hanno perso tutto, lacrime, rabbia, disperazione, tutto viene mostrato alle telecamere in barba ad ogni forma di regolamentazione, di liberatoria. Un bambino comincia a urlare e a divincolarsi perché ha paura della vaccinazione. Nei suoi occhi il terrore. Ma è a fin di bene che me lo fanno vedere, per smuovere la mia sopita coscienza e spingermi a mandare una donazione al numero in sovrimpressione: 2,5,10 euro. Prendo un foglio della “carta di Treviso” (http://it.wikipedia.org/wiki/Carta_di_Treviso) e mi ci pulisco il… naso perché mi sono commosso. Poi arriva la perla: la figlia di Albano, in studio (sì, perché c’è anche questa aberrazione, in studio a commentare se stessi ci sono i Vip che rivivono le emozioni di quei giorni in un gioco di specchi che può portare alla follia) fa la seguente affermazione: “io per deformazione professionale sento cosa provano gli altri” . Per me “Mission” è tutta qui, nella frase di una figlia di Vip che usa le parole come un malato di Parkinson maneggerebbe la nitroglicerina.

Sorvolo sui conduttori, Michele Cucuzza (ultima della lista dopo tante defezione eccellenti, da Giletti a Liorni) e Rula Jebral per la cui scelta rabbrividisco al pensiero che sia stata messa lì solo per pararsi il culo dalle critiche. Sorvolo su Pannofino, forse il meno colpevole tra tutti. Sorvolo anche su Candida Morvillo e la sua aria da “Audrey Hepburn” quando era ambasciatrice dell’Unicef. Mi fermo su quella frase “deformazione professionale” e mi chiedo da giorni… “ma quale cazzo di deformazione professionale ce po’ avè la figlia di Al Bano?

P.s: durante la trasmissione, in poche ore sono stati raccolti più di 75 mila euro in sms. La trasmissione, secondo i pochi dati divulgati dovrebbe essere costata meno di un varietà di prima serata ossia intorno ai 400 mila euro. Ma se si voleva portare all’attenzione del pubblico della prima serata il dramma di queste popolazioni perché non affidare l’operazione al TG1 che avrebbe potuto confezionare a meno della metà uno Speciale coi contro fiocchi e dare la differenza in beneficenza?

Tanto sempre l’8% avrebbe fatto! E allora sì che sarebbe stata una scelta coraggiosa.

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