Meno di quattro chilometri di percorso, tre nuove fermate della metropolitana, un sindaco senza speranza, questi sono i numeri che mettono in ginocchio Roma. La capitale più disastrata d’Europa saluta con orgoglio ed entusiasmo un’incredibile innovazione, il ponte per il futuro dei collegamenti urbani: la famigerata metro B1.

Considerato che l’ultima apertura di una metro a Roma risale al 2000 (in tempo per le olimpiadi della fede) e che scavare un buco nella città eterna è come fare una colonscopia a Giuliano Ferrara, perfino un semaforo funzionante è considerato un evento da celebrare. Rimandata di mese in mese da gennaio scorso per lievi contrattempi come un operaio morto a 35 metri di profondità, autorizzazioni non concesse, norme di sicurezza violate e blocco dei lavori, si è finalmente svolta l’inaugurazione delle stazioni maledette.

Il sindaco di Salò Gianni Alemanno erutta con fierezza: “è stato fatto un enorme lavoro e dal punto di vista tecnologico questa linea è veramente all’avanguardia”. Al taglio del nastro i sorrisi dei rappresentanti della pubblica amministrazione e la gioia dei cittadini si sono spenti insieme ai treni, che sono rimasti fermi per due ore durante il primo giro.

Sembra che manchino le attrezzature per i temporali e che non siano stati effettuati i collaudi delle scale mobili, inoltre le tartine del buffet erano guaste. Per la prossima linea il Papa si è detto disponibile a esorcizzare i binari e il Comune ha appena avviato la pratica di gemellaggio con il Ministero dei Trasporti del Burkina Faso.

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