La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha deciso di non procedere nella causa C-492/11 sulla domanda pregiudiziale del Giudice di pace di Mercato San Severino che chiedeva se la mediazione obbligatoria introdotta con decreto legislativo 28/2010 fosse o meno in linea con la direttiva 2008/52/CE.
Secondo la Cgue non vi sono più le condizioni di procedibilità perché il contesto giuridico nazionale è mutato dopo la sentenza della Corte costituzionale (272/2012) che ha dichiarato incostituzionale gli articoli 5, comma 1, 8, comma 5 e 13 del decreto legislativo nella parte in cui introduceva l’obbligatorietà della mediazione civile.
La vicenda nasce con l’incidente incorso al sig. Di Donna, al quale un carrello elevatore della società Simsa aveva schiacciato l’autovettura. La Simsa ha sempre ammesso la colpa ma ha chiesto lo spostamento della prima udienza per consentire la chiamata in garanzia della sua compagnia assicuratrice e che prima di fare questo occorreva sottoporre la controversia al procedimento di mediazione obbligatoria previsto appunto dal DLgs 28/2010.
Decreto che è stato comunicato alla Commissione europea come misure in attuazione della direttiva 2008/52. Il Giudice di Pace di Mercato San Severino però, si è posto la questione della compatibilità delle disposizioni del DLgs con la direttiva europea, decidendo per la sospensione del procedimento sottoponendo alla Corte alcune questioni pregiudiziali.
Ma la sentenza della Consulta ha cambiato tutto, cancellando di fatto le norme in discussione: “il contesto giuridico nazionale – dicono i giudici europei – è cambiato di conseguenza dette questioni hanno perso la loro rilevanza ai fini dell’emananda decisione nel procedimento principale”.
Ora però chi glielo spiega alla Cgue che “il quadro normativo” è ulteriormente cambiato e che prima o poi gli ritornerà sul tavolo una discussione simile?
Nella speranza che, se l’argomento dovesse ritornare in Lussemburgo dopo le novità introdotte dal decreto del “fare”, non arrivi una nuova pronuncia della Consulta, altrimenti si rischierebbe un tira e molla degno dei migliori sketch comici di Totò. Ma il rischio, più di suscitare ilarità, sarebbe quello di suscitare sdegno.
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