Sono ormai piu’ di 700 i canali televisivi satellitari in lingua araba che, pur seguendo temi diversi e linee editoriali contrapposte, parlano del Medio Oriente e delle sue complessità. Dei conflitti e delle contraddizioni delle società arabe e dell’influenze dei canali satellitari sulla vita di tutti i giorni dei popoli mediorientali si parla nel saggio ‘Media e Oriente’ (Mursia, pagg. 136; euro 12) di Andrea Morigi e Hamza Boccolini, in uscita nei prossimi giorni nelle librerie.
Sono 131 sono i canali generalisti, 119 quelli dedicati a musica e varietà, 58 per cinema e fiction, 51 sportivi, 25 economici, commerciali e di shopping, 26 di news, 21 per bambini, 23 culturali, 12 di documentari, 11 interattivi, 13 religiosi e 4 turistici: questa, secondo l’ Asbu – Arab States Broadcasting Union che raggruppa le maggiori catene televisive arabe – è l’offerta televisiva quotidiana delle tivù in lingua araba. Ogni giorno più di 700 canali satellitari diffondono trasmissioni in lingua araba verso decine di milioni di antenne paraboliche installate sui tetti del Medio Oriente, sulle case e i balconi degli immigrati in Europa e ovunque vi siano comunità arabofone.
Spiega Francesco Specchia, direttore della collana Media Mursia, che “‘Media e Oriente’ è una sorta di reportage dal fronte del video di estrema attualità: nessuno – studente, esperto di comunicazione, semplice curioso – era in grado di definire esattamente la differenza tra, poniamo, le linee editoriali della formidabile Al-Jazeera e il suo diretto competitor Al-Arabiya. Né si conoscevano i passi veloci del fondamentalismo attraverso le sit comedy, i reality show, addirittura i cartoni animati. Ignoravamo il fatto che si potesse morire o ricevere una fatwa per una battuta in un talk show. Questo saggio, che ha il pregio della chiarezza e della completezza, ci aiuta a capire che cosa è accaduto e sta accadendo nell’etere del mondo arabo e anche le conseguenze che questo ha sulla politica e la cultura sociale di quei paesi”.
Alle nuove generazioni del mondo islamico, ma anche a tutto l’Occidente, il panorama mediatico medio-orientale è apparso per anni un universo blindato e immutabile, concepito esclusivamente a scopo di propaganda politica, ideologica e religiosa. Quella che si apre ora è una nuova fase interna allo scontro fra le civiltà: il conflitto fra la modernità e l’immobilità e “cambiamento” sembra essere la parola d’ordine che attraversa la zona dove anche il piccolo schermo scuote quei popoli finora paralizzati fra l’ordine garantito dai regimi autoritari e la tentazione della guerra santa. Media e Oriente è una efficace e documentata panoramica non solo delle principali televisioni medio-orientali da Al-Jazeera, la madre di tutte le tivù, sino a Al-Arabiya, l’emittente saudita di Dubay, sua eterna rivale; da Al Aqsa, l’arma di Hamas, ovvero la tv dei cortoon kamikaze, sino a Al-Zawraa, il volto della resistenza irachena; dai reality coranici sino alla propaganda americana accesa da al-Hurra) ma anche dei suoi palinsesti, tg, editori-emiri, talk show, mezzibusti, soap opera. Gli autori sono Andrea Morigi, giornalista di ‘Libero’, dove si occupa di temi legati all’immigrazione e all’Islam, e componente del Comitato per l’Islam Italiano presso il ministero dell’Interno, e Hamza Boccolini, giornalista di Aki, per la quale segue le notizie diffuse dalle tivù satellitari mediorientali, e vincitore del premio Ischia per il giornalismo nel 2010 per i suoi articoli sulla galassia jihadista nel web.
Media e Oriente, di Andrea Morigi e Hamza Boccolini
Mursia editore, pagg. 136, euro 12
In occasione della pubblicazione del libro, abbiamo chiesto a uno degli autori, Hamza Boccolini, (giornalista professionista presso l’agenzia di stampa Aki – Adnkronos international, per la quale segue le notizie diffuse dalle tv satellitari mediorientali e docente di ‘Media nel mondo arabo’ all’Università di Napoli “L’Orientale”) una sintesi delle posizioni assunte dall’informazione orientale sulla vicenda della morte (vera o presunta) di Osama Bin Laden. “Le tv arabe – dice Boccolini – non credono alla versione di Obama”.
“Dai resoconti trasmessi – aggiunge – emerge un forte scetticismo sulle modalità con le quali sarebbe stato ucciso il terrorista saudita. Se tutti gli osservatori e gli specialisti arabi interpellati hanno dato per scontato che Bin Laden sia effettivamente morto, in pochi hanno creduto alla ricostruzione fornita dal presidente americano Barack Obama e dal Pentagono sulle modalità dell’uccisione”.
“L’inviato della tv satellitare ‘al-Arabiya’ – prosegue Boccolini – ad Abbottabad, in Pakistan, ha infatti intervistato più volte gli abitanti della zona che si sono detti “increduli” del fatto che il leader di al-Qaeda potesse vivere in quella zona. La tv di Dubai, dal canto suo, ha più volte sottolineato con dei flash apparsi sullo schermo che “la casa obiettivo del blitz è vicina ad un’accademia militare e in quel quartiere vivono molti militari. Inoltre quella casa era circondata dal del filo spinato e sotto il controllo della sicurezza pakistana”.
Analoga è stata la diffidenza degli ospiti della tv concorrente ‘al-Jazeera’. Uno di loro in particolare, Hani al-Sebai, direttore del Centro ‘al-Maqreezi’ di Londra ed ex compagno di cella di Ayman al-Zawahiri, nell’esaltare la figura del terrorista saudita nel corso di un collegamento in diretta ha spiegato che “pur aspettando il comunicato ufficiale di al-Qaeda per esprimere una posizione in merito alla sua morte, sono convito che lo sceicco Osama sia effettivamente morto. Ma non credo che sia stato ucciso in quel blitz dagli americani”.
Una posizione attendista – conclude il giornalista – è stata assunta anche dai siti di al-Qaeda, quelli che veicolano i filmati di ‘al-Sahab’ a cui è dedicato un intero capitolo del libro ‘Media e Oriente’. Nelle prime ore gli internauti dei forum hanno cercato di smentire la notizia della morte di Bin Laden, scoprendo subito che la foto mostrata dalla pakistana ‘Geo tv’ non era altro che un falso. Col passare del tempo pero’, come hanno rilevato anche le tv satellitari arabe, gli utenti dei forum jihadisti si sono convinti dell’effettiva morte di Bin Laden, pur ribadendo che “il jihad continuerà fino al giorno del giudizio”.