VENEZIA. Mezzo secolo di storia dell’arte tra America ed Europa attraverso le opere di Roberto Sebastian Echaurren Matta e dei suoi due figli Gordon Matta-Clark e Pablo Echaurren Matta, è al centro di una grande mostra che si aprirà il 28 maggio a Venezia. In concomitanza con la Biennale delle Arti Visive, negli spazi dell’area Scarpa della Fondazione Querini-Stampalia saranno esposti i lavori più significativi di questi tre protagonisti del panorama internazionale, che, al di là delle relazioni famigliari (molto conflittuali), hanno condiviso quale unico comun denominatore la passione per l’arte.
L’importante esposizione, organizzata e prodotta dalla Galleria d’Arte Maggiore-G.a.m. di Bologna, è stata curata da Danilo Eccher che è riuscito a riunire per la prima volta la produzione di questi tre artisti dalle storie tanto diverse, vissute in differenti paesi (Francia, Stati Uniti e Italia) e testimoniate da altrettanto differenti scelte stilistiche. Storie che si snodano a partire dai primi decenni del Novecento, con il capostipite Roberto Sebastian Matta, nato a Santiago del Cile nel 1911, ma già nel 1934 a Parigi dove diventa uno dei maestri del movimento surrealista. Allo scoppio della guerra, accetta l’invito dell’amico Marcel Duchamp e si trasferisce a New York, dove si inserisce nell’ambiente cosmopolita, influenzando profondamente la successiva generazione di artisti che avrebbe poi dato origine all’Espressionismo Astratto. Alla fine degli anni Cinquanta, nonostante gli scandali (è accusato di aver provocato il suicidio di Gorky per avere avuto una relazione con sua moglie), Matta raggiunge la fama internazionale e le sue opere entrano a far parte delle collezioni pubbliche e private più prestigiose. Tornato in Europa, attivo a Roma e di nuovo a Parigi, negli anni Sessanta elegge Tarquinia come sua residenza parallela stabilendosi in un ex convento dei frati Passionisti, dove, dopo la morte (2002), è tuttora tumulato. Figli di madri differenti, sia Gordon che Pablo hanno cercato di costruire con il padre un dialogo (impossibile nella vita privata) almeno basato sulla sensibilità artistica di ciascuno. Se l’affinità con Matta-Clark è riconducibile soprattutto a un livello formale, estetico-architettonico, in Echaurren riguarda invece il carattere più propriamente concettuale del linguaggio espressivo. Il filo comune tra i tre artisti, secondo Eccher, è forse da individuarsi nella socialità, la continua ricerca di un rapporto di partecipazione del fruitore e di un suo coinvolgimento diretto o indiretto, fisico o mentale, culturale o sociale all’opera. Ecco quindi le figure antropomorfe di Matta (in pittura e in scultura), considerate quali ‘morfologie sociali’, una sorta di trasformazione di passaggio tra i paesaggi interiori e il mondo esterno. Per Gordon (1943-1978) la socialità è stata un fattore ancora più evidente, basti pensare ai suoi building cuts, gli edifici tagliati, in cui lo spettatore può entrare e muoversi, anche come esperienza emozionale. Per quanto riguarda Pablo, l’intera sua vita artistica è immersa nella socialità. Le sue tele riportano al mondo dei fumetti, della musica, della street art, alla cultura di massa, con continui riferimenti iconografici al Dadaismo o al Surrealismo, nel segno però di un’ironia che stempera, o rende più feroce, la critica diretta alla società dei consumi. Proprio come le figure antropomorfe e primitive che popolano i capolavori del padre.
Sabrina Corarze