Può accadere che un’allevatrice di Labrador Retriever si trovi a far nascere dei capretti. La mia vicina di casa si è fidata della mia vocazione di levatrice e, come si faceva una volta, ha chiamato me per assistere le sue capre in travaglio.
Così, accucciata nel fango e al freddo dei primi di marzo, ho fatto nascere quattro capretti. Lo spettacolo della femmina di una specie che aiuta la femmina di un’altra specie a partorire ha in sé qualcosa di magico, misterioso e arcano. Non so descrivervi l’emozione che provo quando un musetto bagnato e due zampette si affacciano nel mondo! Ora io, che ho sempre mangiato carne di agnello e capretto, non potrò più, lo so. Li ho fatti nascere, non posso divorarli, ma questa è un’altra storia.
Purtroppo, a una settimana dal parto, una delle due mamme capre è deceduta. È un evento orribile: i piccoli sono rimasti orfani e senza latte per vivere. La mamma capra superstite, che è in buona salute e allatta i suoi piccoli, si rifiuta di adottare gli orfanelli. La mia vicina ricorrerà all’allattamento artificiale, non è il massimo, ma è meglio di niente. La storia mi riporta ai miei cani. Che accade in casi simili?
Per fortuna non mi è mai capitato di perdere una mamma e non l’auguro a nessuno! Ma è accaduto che siano nati tanti cuccioli, troppi per una mamma sola! Vera ne mise al mondo sedici, dei quali undici sopravvissero al drammatico parto. Erano comunque un bel numero! A quel tempo sapevo molto meno di quello che so adesso e pensai di aiutare la mamma col latte artificiale. Non avevo fatto i conti con Caramella, la mia Labrador d’Assistenza che adorava i bambini. Caramella, la mia capobranco, pianse e ululò per tutta la notte, scatenando l’inferno peggio del Gladiatore, per raggiungere la puerpera con i suoi cuccioli. Io sapevo che non è prudente far avvicinare cagne estranee al parto, o ai cuccioli molto piccoli: la madre biologica può risentirsi e la cagna estranea può uccidere i cuccioli non suoi, l’ho visto fare! Perciò resistetti, impedendo a Caramella di accostarsi alla nidiata. Avevo sottovalutato le sue doti: al mio rientro dal lavoro, basita, trovai questa scena: Vera allattava e Caramella, che aveva aperto tutte le porte, allattava anche lei, dando moltissimi baci a Vera. Caramella non aveva cuccioli e non era incinta. Ebbe la montata lattea stimolata dagli odori e dai feromoni del parto. Blandì e rassicurò la mamma sulle sue intenzioni pacifiche, condivise i cuccioli e la fatica dell’allattamento fino allo svezzamento.
Nel mondo animale esistono diversi esempi di maternità. Madre Natura non è una mamma tanto tenera, anzi! Chi l’ha definita una serial killer aveva ragione. Tuttavia è una mamma fantasiosa che ha messo al mondo mamme di ogni genere. Ci sono le mamme gelose dei loro cuccioli e quelle che non lo sono, le mamme infanticide che uccidono i cuccioli delle altre per favorire i propri quando le risorse scarseggiano, esistono mamme che uccidono perfino i propri figli, a causa di stress post partum, quando si sentono minacciate. Poi esistono le mamme di tutti. Il maternismo o maternaggio è una spinta vitale che porta femmine di un specie a travalicarne i confini, per allevare cuccioli di un’altra specie, la storia della Lupa Capitolina, per quanto rappresenti una metafora, ha un fondamento di verità. È un fenomeno esistente anche nella specie umana: mamme umane allattano al seno cani o maialini, presso diverse culture naturali, è accaduto e ancora accade (presso etnie Papua o Nunga). In senso più ampio, allevare è un po’ questo: far nascere e prendersi cura di vite preziose e fragili. Sono certa che Caramella avrebbe allattato gattini, leoni, bambini, se fossero stati orfani. Era una madre universale. Sono onorata di averla avuta accanto.
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