La notizia di rimuovere il Marocco dalla lista grigia suona come una risposta al Parlamento europeo
E’ forte la soddisfazione a Rabat per la decisione del gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI), di rimuovere il Marocco dalla lista grigia dei paesi.
Questa notizia, arrivata proprio in questo periodo particolare per Rabat, suona come una risposta al Parlamento europeo. Ma anche a tutti coloro che non vogliono che il Regno avanzi nella sua regione e lasci molto indietro i suoi vicini, come l’Algeria, e altri paesi simili.
L’iniziativa intrapresa da un organismo finanziario internazionale di riferimento, arriva a portare una risposta aspra ai detrattori all’interno del parlamento europeo. Quelli che cercano persino, senza successo, di attaccare al Marocco l’etichetta di uno stato canaglia. La consacrazione del Marocco da parte del GAFI avviene nel cuore di Parigi è ironicamente una risposta a quanti tra i media francesi hanno criticato il Regno con una linea di condotta editoriale, al servizio di disegni occulti d’altri tempi.
Si tratta di una nuova vittoria del Regno che risponde in modo inequivocabile a quanti si attivano in seno al Parlamento europeo contro il Marocco e i suoi interessi. Ma anche a tutti coloro che rifiutano di accettare che il Marocco avanzi un passo deciso e deciso nella sua irreversibile marcia verso il progresso, la trasparenza e il buon governo. Questa nuova decisione del GAFI sancisce così la posizione di leadership regionale e continentale del Marocco in termini di buon governo finanziario e posiziona il Regno come un modello in questo settore.
Il Marocco esce dalla zona di sorveglianza, nota come lista grigia, proprio nel momento in cui vi sta entrando il Sudafrica. Un paese appoggio dal gruppo separatista del Polisario. Ancora una volta, un organismo di riferimento internazionale consacra il Marocco nella sua visione strategica. Quella che lo porta ad adottare i più alti standard nella lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo.
La decisione del GAFI rafforzerà così l’immagine e la posizione del Regno nei negoziati con le istituzioni finanziarie internazionali. Ma anche la fiducia degli investitori stranieri nell’economia nazionale.