La Procura generale del Marocco ha annunciato l’apertura di un’indagine giudiziaria su false accuse rivolta a Rabat reo di aver utilizzato il software spia Pegasus. Allo stesso tempo, il governo marocchino ha indicato di voler avviare un procedimento legale contro chiunque abbia raccolto queste false accuse. Il governo marocchino ha “categoricamente” respinto queste “accuse false e infondate”, sfidando l’ONG Amnesty International e il consorzio “forbiddenstories”, nonché i loro sostenitori e protetti, a fornire qualsiasi prova tangibile e materiale a supporto delle loro tesi.

Il ministro degli Affari esteri, della cooperazione africana e dei marocchini residenti all’estero, Nasser Bourita, in relazione alla campagna mediatica che evoca una presunta infiltrazione dei telefoni di diverse figure pubbliche nazionali e straniere attraverso software per computer, ha dichiarato, giovedì 24 luglio 2021, che qualsiasi persona o organizzazione che porti accuse contro il Marocco, deve presentare prove o assumersi la responsabilità delle sue denunce calunniose in tribunale.

A tal fine, il Regno del Marocco ha deciso di avviare procedimenti legali, in Marocco e a livello internazionale, contro qualsiasi parte che avalli queste accuse. La vicenda in particolare riguarda Bernard Squarcini, ex direttore della Direzione Centrale dell’intelligence interna in Francia, che ne ha parlato sulle emittente francese Europa 1, commentando che era “troppo facile” puntare il dito contro il Marocco, esprimendo dubbi sulla veridicità delle informazioni diffuse dal collettivo Forbidden Stories. Squarcini ha affermato di non “credere troppo” alle accuse rivolte al Marocco di essersi infiltrato nei telefoni di diversi personaggi pubblici marocchini e stranieri, tramite un software.

Anche il giornalista investigativo statunitense, Kim Zetter, noto per aver indagato su questioni legate alla sicurezza informatica e alla sicurezza nazionale dal 1999 e autore di diversi libri sull’argomento, è sorpreso dall’omertà che circonda i dati forniti da “ForbiddenStories”. Secondo l’esperto di computer “Aimable N.” non sono stati rilasciati dati dai “bersagli” e si chiede dove siano i dati. Per l’esperta norvegese di sicurezza informatica, Runa Sandvik, che si è fatta conoscere a Forbes prima di diventare esperta della sicurezza informatica al New York Times, è evidente l’incongruenza delle accuse riportate dai media di “Forbiden Stories”. Ha pubblicato attraverso un tweet 10 stralci di articoli pubblicati da diversi media, mettendo in luce le contraddizioni riguardanti le fonti citate.