Nel suo discorso alla nazione, tenuto in occasione della festa nazionale del 20 agosto, il re del Marocco, Mohammed VI, ha scelto di puntare sulla necessità di far vivere la rivoluzione del Re e del popolo, che è il tema della festa, come un atto che trascende le generazioni, ispirando in loro l’amore per la Patria e “l’ardore di difendere la Patria, la sua istituzioni, i suoi simboli sacri”.

Il discorso arriva qualche settimana prima delle scadenze elettorali attese a Rabat per ottobre, che costituiscono un momento democratico di grande importanza. Ma il Sovrano non ha voluto fare un discorso per l’occasione sulle elezioni, preferendo approfittare del forte simbolismo di questa occasione per richiamare i fini supremi delle elezioni dal punto di vista delle questioni di sovranità e degli interessi della Nazione. Ha preferito parlare del contesto geopolitico, al di là delle questioni della politica interna, in relazione ai recenti sviluppi legati alla campagna lanciata contro il Marocco in occasione della scoperta del progetto Pegasus.

Il Sovrano ha sottolineato quindi che le elezioni non sono fine a se stesse, e che la loro ragion d’essere fondamentale è prima di tutto costruire istituzioni forti ed efficaci perché “lo Stato è più forte attraverso le sue istituzioni, l’unità e la coesione delle sue componenti nazionali”.

Il ruolo delle istituzioni per il sovrano di Rabat è più che mai essenziale in quanto il Paese sta attraversando momenti di difficoltà. Questa correlazione tra la solidità delle istituzioni, anche elettive, e la capacità di ergersi e difendere gli interessi del Paese, è stata confermata dal contesto recente.

Il discorso reale giunge al termine di un intenso e inedito episodio di accuse al Regno contro tutte le tendenze volte a destabilizzarlo o a screditare la sua azione e la sua posizione. Mohammed VI ha denunciato che il Marocco è chiaramente preso di mira: la sua pace e stabilità, la sua profondità storica, la sua unità intorno alle sue istituzioni, il rispetto e la credibilità di cui gode su scala internazionale, l’ampio spettro dei suoi partner e il suo livello di sviluppo. Per Rabat questa è un’operazione premeditata dai nemici del Marocco che si muovono, “partendo da posizioni obsolete e già pronte”, cercando di impedire al nostro Paese di rimanere “libero, forte e influente”. Ha denunciato infatti che “vogliono indebolire e sconvolgere il nostro Paese, proprio per indebolire le sue posizioni e la sua azione in difesa della sua causa nazionale. Alcuni paesi attaccano il modello marocchino:

“Vorrebbero che fossimo plasmati a loro immagine”, sottolinea il Sovrano. Questo desiderio di assimilazione per il bene della subordinazione (o desiderio di subordinazione attraverso l’assimilazione), il Marocco non poteva accettare. Non solo i modelli occidentali oggi sono in crisi, se non in un vicolo cieco, con le continue infornate di “desacralizzazione” dello Stato e dei valori fondamentali della convivenza. I marocchini non possono più essere ingannati da discorsi avvolti da diritti e libertà, né da altri slogan o narrazioni perché ora sono in grado di scegliere da soli il proprio modello istituzionale, di decidere il proprio destino e di difendere gli interessi del proprio Paese.

Il Discorso mette in luce alcune di queste procedure che gli eventi recenti hanno mostrato (come abbiamo visto nella campagna sul progetto Pegaso) e richiama l’attenzione e la vigilanza dei cittadini marocchini; perché questi sono modus operandi che possono essere ripetuti in altre situazioni e in altre congiunture.