Il re Mohammed VI ha dedicato gran parte del suo Discorso dal Trono alla crisi tra Marocco e Algeria, invitando ancora una volta i leader di questo Paese a porre rimedio alla crisi, cosa che non può che essere vantaggiosa per entrambi i Paesi e per i due popoli, marocchino e algerino.
In questo 22° Discorso della festa del Trono, il re Mohammed VI ha rivolto un “sincero invito ai nostri fratelli in Algeria, a lavorare insieme e senza condizioni per l’instaurazione di relazioni bilaterali basate sulla fiducia, il dialogo e il buon vicinato”.
È con queste parole forti e significative che il sovrano ha formulato un invito al dialogo con i vertici algerini, ritenendo legittimamente che “la sicurezza e la stabilità dell’Algeria, e la tranquillità del suo popolo sono organicamente legate alla sicurezza e alla stabilità del Marocco. Ciò che colpisce il Marocco colpisce l’Algeria proprio perché i due Paesi sono inseparabili”.
Facendo questa scelta di rivolgersi all’Algeria in un Discorso del Trono, un grande momento per la nazione marocchina, il Re ha spiegato così il grande interesse che verso il ristabilimento dei rapporti tra i due Paesi. Ha deplorato il fatto che i confini tra i due Paesi siano ancora chiusi: “infatti, lo stato attuale di queste relazioni non ci soddisfa molto perché non serve i rispettivi interessi dei nostri due popoli. È addirittura considerato inaccettabile da molti paesi”.
Per il sovrano, tra due Paesi vicini e due popoli fratelli, lo stato di cose normale è che i confini siano e rimangano aperti, ha sottolineato il Re, che ha spiegato che la loro chiusura si scontra con un diritto naturale e un autentico principio giuridico, sancito da strumenti internazionali, in particolare dal Trattato di Marrakech, testo istitutivo dell’Unione del Maghreb Arabo che prevede la libera circolazione di persone, servizi, beni e capitali tra i Paesi costituenti l’area del Maghreb.
Il sovrano ha anche ricordato i suoi precedenti appelli per una riconciliazione tra Marocco e Algeria. “Dal 2008 ho costantemente proclamato forte e chiaro questa idea e l’ho riaffermata più e più volte e in varie occasioni”.
A questo proposito, ha detto il Re, “è chiaro che né l’attuale presidente algerino, né l’ex presidente, né io stesso siamo all’origine di questa decisione di chiusura”. Per il sovrano, tuttavia, davanti a Dio, alla Storia e ai nostri concittadini, siamo politicamente e moralmente responsabili del permanere dello status quo, anche se nessuna logica può spiegare la situazione attuale, quanto le ragioni che hanno portato alla chiusura delle frontiere sono completamente superate e oggi non esistono più.