Si chiama Maria Luisa Agnese   e conduce una video rubrica di Corriere.it. dal titolo molto feisbuc “Mi piace”. E’ vero, il nazional popolar va difeso. Però è interessante notare come il dibattito sull’impresentabile situazione delle donne italiane che grazie a Berlusconi ha potuto trovare un posto di primo piano nei media sia scivolato via come niente, non solo nelle direzione del Corriere, ma anche nella mente e nello spirito della giornalista Agnese.

Va detto però che capo fila delle assurdità di ogni tempo è la colonna di destra di Repubblica.it. Se sulla homepage si sprecavano le foto gallery di donne contro Berlusconi con i cartelli : “quest’uomo mi insulta”, a destra si continuava tranquillamente a insultare appunto le donne, pubblicando ciò che Berlusconi poteva comprarsi: donne seminude che vendono prodotti. Compresi quelli editoriali. In particolare, nelle didascalie “D. Donna” di Repubblica.it si raggiungono livelli intollerabili in qualsiasi altro quotidiano serio di un paese europeo: la ciccetta della diva, l’attrice bella “malgrado i suoi 40 anni”, la prova costume, quella tappeto rosso. Non parliamo dell’ossessione Pippa Middelton finita nell’ammirazione mediatica mondiale per ragioni discutibili: il suo fondoschiena è stato ripreso in mondovisione il giorno del matrimonio della sorella Kate. Sarebbe stato veramente interessante ragionare sulla diffusione virale, e sul tipo di comunicazione che si stabilisce in questi casi, invece niente, si sono solo tutti accalcati a non far mancare le foto di Pippa.

E quindi come poteva il Corriere, primo quotidiano d’Italia, quello che parla di crescita e di sviluppo, eludere gli aggiornamenti su Pippa? La giornalista Agnese, sciura dall’accento ben milanese, se n’è occupata personalmente. Meglio le gambe di Kate o meglio quello di Pippa? Si chiede mostrandoci le gambe delle ragazze, che esistono appunto unicamente in quanto portatrici di gambe e vestiti. Segue poi un video con una donna pazza che lancia neonati in aria (pare sia un esercizio yoga), e alla quale delle madri pazze affidano i loro i figli. Dovrebbe essere denunciata su due piedi, o meriterebbe solo quella sequenza un approfondimento. Invece niente. Agnese del Corriere.it fa un commento come se fossero le gambe di Pippa.
L’archivio di video della rubrica è un trattato di sociologia. Che dire del fenomeno della cantante Adele? Si chiede la giornalista: come avrà fatto a imporsi nello show biz così grassa? Poi spiega mostrandoci il segreto: ride come una cretina. “Una risata ci seppellirà” chiosa rivoluzionaria.
Il fatto che la cantante sia straordinariamente brava è un incidente, e il fatto che non sia affatto vero che si deve corrispondere ai canoni (che Agnese esalta) per avere successo, non viene neanche preso in considerazione. E così via.

La “ questione femminile” esplosa durante il regno Berlusconi, è stata monopolio di giornali – come Repubblica o Corriere – con direzione tutta al maschile. In un clima di arretratezza il taglio è stato solo moralista: il presidente del consiglio con tutte quelle ragazze di facili costumi. Che scandalo!

Qua e là qualche articoletto di un’intellettuale ridava la linea al dibattito per poi inabissarsi subito dopo nelle liste di ragazze e nella narrazione porno. Un unico infinito discorso mediatico sospinto dalla volgarità della tv berlusconiana (compresa quella pubblica) per la vendita di pentole, di posti pubblici e politica, senza che si potesse più scorgere la differenza. Con punte di aberrazioni di talk show concentrati sull’eiaculazione anomala del presidente del consiglio.

Al fuorviante dibattito mediatico guidato da Repubblica e seguito a ruota da tutti i media della stessa area politica, la destra – fino a quel momento costruita sui valori della famiglia- ha contrapposto la libertà delle donne di vendersi, del presidente di approfittare della vendita generosa e la difesa della privacy del medesimo presidente. Per cui il cuore della questione, cioè che Berlusconi fosse ricattabile e che lo scambio sessuale veniva poi fatto pagare dalla collettività giacché a queste ragazze venivano assegnati posti pubblici e anche di rilievo, passava in terzo o quarto piano. E siccome era impossibile dimostrare il passaggio avvenuto tra prestazione sessuale e posto pubblico tutto annegava in un’accanita difesa di schiere di donne politiche magnificamente incompetenti, e ovviamente, legate a doppio filo ai capricci del capo.

Oggi la scomparsa dal dibattito pubblico della pornografia presidenziale, ha fatto sparire tutto il pensiero complesso e la politica reale che si è prodotta proprio a partire dalle reazioni delle donne (al netto di Se non ora quando). Fare sparire il dibattito significa depotenziarne ovviamente ogni portata sovversiva e progressista.

E’ così che sempre il Corriere recensisce il libro di Valeria Ottonelli, La libertà delle donne. Contro il femminismo moralista. La scrittrice, tra le altre cose, se la prende con Lorella Zanardo e il suo video “il corpo delle donne”, accusandola di moralismo, di essere illiberale e paternalista. A sostegno della sua tesi contrappone una esaltazione delle libertà suggerita dalle multinazionali e invece tutto quanto ci riporti al fantastico mondo della signora Maria Luisa.

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