Negli ultimi mesi ha fatto la babysitter per >un’amica. Ferma da mesi con il suo amato lavoro, il balletto. La sospensione disciplinare le ha impedito prima la tournée a Mosca e poi l’esclusione dal cast dell’Excelsior alla Scala. Giorni fa è arrivata la lettera di licenziamento dall’ufficio del personale, preceduta da un tagliente comunicato verbale con il freddo annuncio di una pretesa “giusta causa”.
Un iter lungo quello dell’ente milanese. Una lunga e raffinata attività di mobbing (richiamata nella vertenza di lavoro attualmente in corso, ndd), manifestatasi con oscure pressioni psicologiche e richiami alternati a bonari discorsi paternalisti. Mariafrancesca ha affrontato con serenità il Moloch scaligero tanto amato e vituperato nelle parole di uno dei maggiori critici teatrali del Novecento, Massimo Mila. La ballerina cosentina ha raccolto nel suo libro (La verità, vi prego, sulla danza, edizioni Italia Press, pagg 120, euro 12) il malumore di tanti addetti ai lavori e colleghi. Lei ci ha messo la faccia. Altro che voglia di protagonismo. Un coraggio da leone affrontato in solitudine soprattutto dopo l’intervista rilasciata al quotidiano inglese l’Observer. Non sono bastate le smentite, relative al titolo redazionale dell’intervista, sulle colonne di questo giornale, sulla stampa nazionale e le tv. La calunnia della perfida Albione si è insinuata nelle agenzie travisando e manipolando il pensiero limpido e schietto di Mariafrancesca.
Signora Garritano, Eleonora Abbagnato in una dichiarazione non conforme al suo ruolo di etoile, ieri ha dichiarato a Repubblica: “Se la chiamavano mozzarella (Garritano n.d..r.), vuol dire che già allora aveva qualche problema di tonicità dei muscoli. Allora, forse, avrebbe dovuto fare un altro mestiere. Non la ballerina”.
Non è degna di alcuna risposta. La prima cosa che mi hanno insegnato i miei maestri prima di essere un’artista è quello di rispettare il prossimo e di non insultare i deboli.
Veniamo alla sua vertenza sindacale. La Scala l’accusa tra i motivi del licenziamento di una lettera inviata al sindaco di Milano.
La lettera è il frutto di un’assemblea sindacale del Corpo di ballo che risale allo scorso ottobre. Si denunciava il dilettantismo dei capi che mortificava la nostra professionalità. Di fronte all’immobilismo abbiamo tradotto i contenuti dell’assemblea in una lettera . Al momento della sottoscrizione di tutti i partecipanti è mancato il coraggio dei molti, date le pressioni dell’azienda e abbiamo firmato in tre. Giuliano Pisapia non è solo il sindaco di Milano ma la massima autorità dell’ente scaligero. In questi anni come rappresentante sindacale ho denunciato l’inadeguatezza delle strutture del teatro. Manca un presidio sanitario e psicologico che ad esempio esiste al Covent Garden di Londra.
Quali sono gli altri motivi del licenziamento?
Quello remoto risale alla pubblicazione del mio libro nel 2010. La mia denuncia sul mondo del balletto classico non ha mai avuto fini scandalistici, ma porta avanti alcune riflessioni sull’ambiente della danza (non solo la Scala) e questo è sempre stato il mio intento. Ho parlato del mio caso personale e delle mie sofferenze, ma anche dei miei slanci, del mio amore per la professione e per i miei compagni di strada .
Altre sue colleghe come Marta Romagna non hanno nascosto personali vicende di disturbi alimentari.
Il mio obiettivo è propositivo: migliorare la situazione mia e di tutti evitando che un sacrificio così nobile per l’arte si trasformi in vessazione soprattutto per i giovani che vogliono accostarsi con giocosità a questo mondo. La nostra carriera è molto precoce. Si inizia da bambini e non si possono togliere le gioie dell’infanzia con assurde proibizioni fisiche e alimentari.
Cosa ha detto della Scala nel suo libro?
Ho parlato di un’atmosfera magica che dopotutto prende la spiritualità dell’artista, dell’orgoglio di appartenenza. Ho parlato dei pregi del mio mondo e non solo dei difetti in maniera propositiva.
Cosa intende fare?
La vertenza al momento è seguita dai miei avvocati che hanno impugnato il licenziamento davanti al giudice del lavoro di Milano.
Come ha preso il licenziamento?
Sono amareggiata perchè le mie parole non sono state capite. Tuttavia fuori dal mondo della danza vivo il mio impegno civile. L’Associazione “Mi Nutro di Vita” , che si occupa di fare informazione e prevenzione sui disturbi alimentari mi ha nominata socia onoraria insieme alla filosofa Michela Marzano, professoressa all’Università di Parigi e autrice di un suo testo sulla malattia). Abbiamo presentato la Prima Giornata Nazionale sul disturbo alimentare a Genova il 15 Marzo scorso. C’è bisogno di informarsi e informare. Purtroppo c’è gente che muore per questi disturbi. Si sta parlando della vita delle persone, perciò se la mia esperienza può aiutare qualcuno, continuerò su questa strada.
Perciò non si arrende?
Non voglio perdermi di coraggio e non mollo. Ho aperto una scuola di Ballo a Milano con Michele Villanova in attesa di essere integrata nel corpo di ballo.
Si attende la sentenza del giudice del lavoro.