Una, due, tre gocce d’olio denso cadono sul fondo della scodella sbrecciata e si espandono, si allargano… L’incantatrice ora è sicura: il malocchio c’è.

E si passa all’azione, alla  formula di scongiuro che la  maga ha ricevuto dalla sua maestra in una notte di Natale tanti anni fa. Ecco le parole, tradotte dal dialetto campano: “Due occhi ti hanno adocchiato/ tre santi ti hanno aiutato/ con il nome del Padre, il Figliolo e lo Spirito Santo/ il malocchio va indietro e non più avanti/ San Cosma e Damiano/ la mano ci tocca e Dio ci sana/ nel nome di Dio e di Santa Maria/ il malocchio se ne va via”. Ma la scena potrebbe svolgersi negli Abruzzi (tutta Italia, tutto il mondo è paese) e anche la formula varierebbe di poco.

Ma che cos’è il malocchio? Stando ai libri in argomento è la facoltà, di cui sono dotate certe persone, di arrecar danno a uomini, bestie, piante, cose inanimate, con un semplice sguardo. L’occhio, si sa, è lo specchio dell’anima. E per San Tommaso d’Aquino un’anima poteva essere fortemente incitata al male dal demonio: ed ecco allora che lo sguardo della persona diveniva velenoso, dannoso soprattutto se rivolto verso i bambini. Da qui, tra l’altro, l’uso di non vestire troppo bene i piccoli per non suscitare su di loro sguardi invidiosi. E’ dalla rabbia per il bene altrui, dall’invidia che scaturisce il malocchio; non a caso, nelle Marche, esso è detto proprio “invidia”. E può ben essere mascherato dietro parole di lode e di complimento: “Che bella macchina nuova che hai!”. E il malcapitato va a sbattere.

Funziona, allora, questo malocchio? Per l’antropologa Anita Pagano può funzionare solo per autosuggestione, senza alcuna base oggettiva. Chi si crede per qualche motivo “affatturato”, colpito dal malocchio, comincia a soffrire di cefalea, di sonnolenza, di ipocondria; gli affari vanno male, la depressione aumenta e, se la medicina fallisce, va a farsi “incantare” (così si dice in Campania). E come la suggestione ha funzionato prima, così funziona adesso: il sofferente, suggestionato dal “controincantesimo”, si sente liberato e “guarisce”. Diversa è l’opinione di. Franco Cardini, il noto medievista: è accertato che alcuni incantesimi, compreso il “lancio” del malocchio, hanno effetto  anche se la vittima non ne sa nulla. Sembra quindi da escludere, per lo meno in aluni casi,  la forza della suggestione. Il sapersi oggetto di attacco, peraltro, faciliterebbe grandemente il risultato dell’operazione. Del resto, Paolo Toschi, studioso di tradizioni popolari, ha rilevato che, una volta ammessa l’esistenza di “donne fatali” e di “dominatori di folle” i quali hanno un fascino particolare e sembrano piegare alla propria volontà le circostanze esterne, non si può escludere a priori l’esistenza di persone che possiedono un fascino negativo. Secondo l’opinione del compianto filosofo e cibernetico Silvio Ceccato, poi, esistono sicuramete delle persone che ci possono influenzare in maniera negativa. Come? Disturbando il nostro meccanismo mentale dell’attenzione e facendo quindi sì che, disattenti, distratti,  diventiamo più vulnerabili e più facili prede degli incidenti di ogni genere.

Sia come sia, queste pratiche – osserva ancora Cardini – al di là di una loro possibile spiegazione razionale, sono “giustificabili” perchè impediscono all’uomo di cadere nell’angoscia, lo sollevano nella sofferenza, formno una barriera difnsiva di fronte a certi problemi. Nulla di male, quindi, se ciascuno ha il suo amuleto o talismano. Chiariamo che, in senso tecnico, l’amuleto ha funzione passiva, difensiva, di protezione; mentre il talismano è  un mezzo attivo, di attacco, creato per  ottenere qualche risultato specifico.

Il discorso, a questo punto, scivola sempre più nella magia e, prendendoci la mano, ci porta a ricordre, per esempio, come esista tutta una serie di analogie che, da tempi immemorabili, collega i segni zodiacali e i pianeti a certe pietre, a certe piante, a certi profumi, a certi colori. Così i nati in Ariete trarranno giovamento dal portare un rubino e quelli del Toro faranno bene a “indossare” zaffiri e smerldi, meglio se incastonati in anelli di rame. Così una pianta legata ai Gemelli è il prezzemolo e l’argento è il metallo del Cancro. E ancora, l’oro si addice al Leone e il colore marrone al segno della Vergine. Rose e viole, poi, sono fiori della Bilancia e gli odori acuti e pungenti si legano allo Scorpione. Metallo del Sagittario è lo stagno e pietra del Capricorno l’onice nera. L’azzurro è colore acquariano e l’ametista si addice ai Pesci. E non dimentichiamo i vari quadrati magici relativi ai diversi pianeti e i cosiddetti pentacoli (tipi di talismani) che pure ai pianeti si rifanno anche per i loro effetti. I quadrati e i pentacoli di Giove, per esempio, richiamano la fortuna nel denaro, quelli di Venere  nell’amore.

Ma ciascuno di noi, senza “complicazioni” planetarie e zodiacali, può sentire, può avvertire che un oggetto gli “porta bene” ed eleggerlo a suo personsle portafortuna: può essere un portachiavi, un sasso trovato in campagna, una penna stilografica… D’altra parte l’uomo, pur nell’era del computer, è rimasto l’uomo di sempre: un essere che ama, odia, soffre, ha paura. E allora ben vengano il talismano, l’amuleto, il portafortuna, quando, ovviamente non assunti come feticci da cui dipendere,  possono dargli un po’ di pace e di tranquillità.

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