Il prelievo era stato stabilito dall’allora Governo Berlusconi e coinvolgeva i dirigenti pubblici e i magistrati con retribuzioni più alte di 90 mila euro annui (prelievo del 5%) e 150 mila euro (prelievo del 10%).
Dopo un anno, mancando un provvedimento che applicasse il prelievo anche ai dipendenti privati, è arrivato il ricorso al Tar che ha poi sollevato una questione di costituzionalità. La Corte costituzionale con la sentenza 223/2012 ha quindi bocciato il prelievo.
Siamo così al decreto del presidente del Consiglio Monti, controfirmato dal ministro dell’Economia Grilli per restituire il maltolto.
Ora, non diciamo di rifiutare il rimborso, perché sarebbe basso populismo, ma chiediamo ai magistrati e ai dirigenti pubblici di rinunciare a queste somme.
In nome della disastrosa situazione in cui versano tante famiglie italiane, che non riescono ad arrivare a fine mese perché con uno stipendio da 900 euro, qualche figlio e magari pure l’affitto da pagare non si va avanti.
Considerando che per restituire alcune migliaia di euro a poco più di 10mila persone saranno tagliate drasticamente le risorse destinate a settori fondamentali per circa 60 milioni di cittadini (scuola, sanità…) chiediamo di:
a) Rinunciare alle somme tramite un accordo di categoria
b) Istituire un fondo di solidarietà e devolvere la somma a sanità e scuola
c) Il governo paghi tramite buoni del tesoro
Ci sarebbe poi un appello-bis al presidente del Consiglio per fare un decreto legge che istituisca un contributo di solidarietà per tutti i dipendenti, pubblici e privati che prendono più di 90 mila euro l’anno (stiamo parlando di uno stipendio di 7000 mila euro al mese, una cifra che alcuni guadagnano in un anno)