«L’impossibile non esiste, esiste quello che ti prefiggi nella mente». Luca Panichi ama ripeterlo e la sua vita dimostra che le barriere più alte e difficili da superare sono quelle mentali. Nessuno meglio di lui può testimoniare quanto la forza d’animo, prima ancora che la forza fisica, possa essere da stimolo a migliorarsi e a spostare in avanti i nostri limiti.
Luca ha una passione immensa che è quella verso il ciclismo e quest’anno, ancora una volta, si appresta a fare il “suo” Giro d’Italia, la penultima tappa, quella di Passo dello Stelvio, 19 chilometri che spera, se l’allenamento sarà adeguato, di fare in nove ore. L’obiettivo è di arrivare un’ora prima dei corridori, per avere visibilità mediatica e vincere la sua gara personale.
Il training è cominciato già da tre settimane e ogni momento della giornata è buono per allenarsi, anche se gli impegni di lavoro non sono pochi. Luca fa infatti l’inviato e il redattore sulla tv locale Umbria Tv, nella trasmissione di denuncia sociale “Pianeta Umbria” e nel programma dedicato al mondo degli animali, “Mia”. In più, tra le tante altre cose, è vice presidente di Ghismo Onlus, un’associazione che addestra ed affida cani di utilità sociale a persone disabili, e fa attività politica di appoggio all’amministrazione del Comune di Corciano, dove vive, in provincia di Perugia. Nel 2008 ha infatti conseguito un Master in Comunicazione e consulenza politica alla Lumsa di Roma e prima ancora la laurea con lode in Scienze politiche all’Università di Perugia (dove tuttora collabora con ricerche e approfondimenti sulla pubblica amministrazione).
Lo sentiamo nel pieno degli allenamenti, cominciati già da qualche settimana.
«Sono ormai proteso verso le tre uscite settimanali per un livello importante di impegno e dedizione. Ho scalato quasi tutte le colline umbre e non solo. Domenica scorsa ho fatto una salita alla Gran Fondo di Cassani a Faenza, nel più autentico spirito di libertà e di scoperta di nuovi orizzonti. Qualche giorno fa un’amica speciale, Laura, pure lei ciclista, mi ha affiancato in uno dei miei allenamenti, pedalando insieme in salita, è stato fantastico, questo è il ciclismo!».
Luca è proiettato al 26 maggio quando avverrà la nuova impresa. Si tratta della settima, dopo il Gran premio di Capodarco (internazionale dilettanti, 18 km che Luca è riuscito a terminare in un tempo inferiore al tempo di gara), Passo del Blockhouse, Passo del Terminillo, Passo del Tonale, Grossglockner (in concomitanza con gli arrivi di tappa del Giro d’Italia professionisti), il Colle Gallo (Settimana ciclistica lombarda del 2010) e il Muro del Ghisallo (Gran Fondo “Fabio Casartelli”).
L’idea di scalare il Passo dello Stelvio è scaturita dal desiderio di accrescere il livello della prestazione. «Il clima del Giro d’Italia mi inebria di un’atmosfera incredibile a me nota, avendo praticato il ciclismo agonistico per diciassette anni e avendo fatto due volte il Giro d’Italia dilettanti quando fu vinto da Marco Pantani e da Gilberto Simoni».
Partecipare, esserci è per Luca la vera vittoria. «Faccio la gara non a livello agonistico, ma per mandare un messaggio positivo: il ciclismo non è soltanto vittoria o prestazione, è soprattutto partecipazione attiva, sei tu protagonista, tu con i tuoi limiti da superare. L’importante è quel viaggio che fai. Io cerco di testimoniare che il ciclismo è questo».
La passione di Luca per il ciclismo non è mai venuta meno in questi diciotto anni in cui si trova su una sedia a rotelle per un incidente proprio mentre gareggiava al Giro dell’Umbria (venne travolto da un’auto che si trovava nella corsia riservata al Giro).
«Dopo l’incidente la mia vita è cambiata di colpo, ma l’aver gareggiato, l’essere stato un ciclista mi ha aiutato, perché ero abituato a faticare e quindi ho sopportato più facilmente la riabilitazione».
La sua incedibile forza d’animo e carica positiva gli hanno permesso di fare enormi progressi (tant’è che oggi, dopo anni di riabilitazione, riesce a deambulare con dei tutori, che gli permettono di vivere al meglio la sua fisicità, seppur un puro esercizio fisico).
Quello che è ancora più sorprendente è quello che Luca fa con la sua carrozzina, nel quotidiano e nelle imprese sportive, cercando di superare ogni barriera e ogni apparente limite e usando la sola forza delle braccia.
In realtà, ci spiega, per l’impresa del Passo dello Stelvio «userò una carrozzina interamente in fibra di carbonio, con ruote leggerissime da strada, utili a renderla più scorrevole. Mio fratello gemello David ha realizzato personalmente alcuni accessori per rendere ancor più efficiente il mezzo, in particolare la rotella anteriore concepita con materiale scorrevolissimo. Sono seguito dal dottor Giovanni Boni, che è un medico sportivo molto bravo che segue il settore della nazionale dei “fuori strada” (mountain bike, cross-country, bmx)».
La passione di Luca verso il ciclismo è nata in famiglia. Già il padre Walter, scomparso nel 1999, e la madre Milena, sono stati dei grandissimi appassionati. E’ stato lo zio Mario ad avviarlo sulla bicicletta, anche il fratello più grande Umberto ha gareggiato ed ora è un preparatore atletico, il fratello gemello David partecipa a gare per promuovere gli effetti benefici della pratica ciclistica sul controllo dei livelli di diabete e il cugino Mario è agonista dall’età di 5 anni e continua a gareggiare tuttora all’età di 46 anni.
Le sue imprese denotano un legame fortissimo, vitale verso il mondo del ciclismo, ma che cosa rappresenta nel profondo per lui quest’attività?
«Il ciclismo è uno sport meraviglioso, che ti insegna a stare insieme agli altri nella giusta dimensione, di vivere il tuo limite con lo stimolo a spostarlo in avanti per migliorarti e anche per stimolare gli altri a farlo, senza utilizzare le scorciatoie del doping, ma vivendo la propria fisicità con il massimo della trasparenza e della esaltazione».
Ci dice, volendo anche ricordare e condividere quello che il ciclismo rappresentava per Marco Pantani:
«Il ciclismo a me piace perché non è uno sport qualunque. Nel ciclismo non perde mai nessuno, tutti vincono nel loro piccolo, chi si migliora, chi ha scoperto di poter scalare una vetta in meno tempo dell’anno precedente, chi piange per essere arrivato in cima, chi ride per una battuta del suo compagno di allenamento, chi non è mai stanco, chi stringe i denti, chi non molla, chi non si perde d’animo, chi non si sente mai solo. Tutti siamo una famiglia, nessuno verrà mai dimenticato. Chi, scalando una vetta, ti saluta, anche se ti ha visto per la prima volta, ti incita, ti dice che “è finita”, di non mollare. Questo è il ciclismo, per me».
Forza Luca, il 26 maggio ci saremo noi tra la folla a fare il tifo per te!