Isola da mille e una notte o colonia da sfruttare ad opera dell’emiro di turno? La risposta si saprà solo col tempo e con l’appalesarsi delle manovre degli sceicchi approdati in una Sardegna calda, di un’estate rovente e di una insofferenza popolare rinvigorita dalla crisi industriale, dalle migliaia di lavoratori a spasso, da un’economia agro-pastorale che vacilla, da un turismo che boccheggia.
Così, a cinquant’anni dall’arrivo di Karim Aga Khan, il 14 marzo del 1962 il principe ismaelita e un gruppo di soci fondatori trasformarono i pascoli e le rocce di Monti di Mola nel paradiso della Costa Smeralda, in un angolo della Sardegna ora tra i più esclusivi al mondo per bellezza, alberghi super stellati e presenze altolocate, l’Isola dei Nuraghe srotola ancora una volta tappeti rossi e si inchina ai sultani che sventolano petrodollari, fanno shopping da milioni di euro e lasciano per strada mance da sogno.

 

C’era una volta…
Tutto è iniziato con l’emiro del Qatar, Hamad bin Kalifa al-Thani, uno degli uomini più ricchi del pianeta, che a giugno attraverso il fondo sovrano Qatar Holding ha siglato l’accordo definitivo per l’acquisto di Smeralda Holding, proprietaria dei più lussuosi alberghi della zona a nordest della Sardegna, da Colony Capital, la società immobiliare americana guidata da Tom Barrack. Il fondo sovrano del Qatar già possedeva il 14,3% del capitale e ora avrebbe una quota ben oltre il 51% di Smeralda Holding, la cassaforte che custodisce quattro hotel a 5 stelle (Cala di Volpe, Pitrizza, Romazzino e Cervo Hotel), oltre alla Marina con 700 posti barca, il Cantiere di Porto Cervo e il Pevero Golf Club, tra i 100 più importanti campi da golf al mondo, oltre a 2.400 ettari sul mare intorno ad Arzachena. L’accordo rientrerebbe in un piano di rilancio che includerebbe una ricapitalizzazione, per abbattere i debiti del gruppo, oggi intorno a 200 milioni, e nuovi investimenti. Il fondo sovrano, presieduto dallo sceicco Hamad bin Jassim bin Jabr al-Thani, che è anche il primo ministro e il ministro degli Esteri dell’emirato, è stato creato nel 2006 come braccio operativo della Qatar Investment Authority, che gestisce le enormi ricchezze del Paese del Golfo, ricco di petrolio ma soprattutto di gas naturale. Il Qatar si trova su una piatta penisola che fuoriesce dalla costa dell’Arabia Saudita, di fronte all’Iran. Concluso il protettorato britannico nel 1971, ha deciso di non entrare negli Emirati Arabi Uniti. Al-Thani nel 1995 con un “colpo di palazzo”, senza spargere una goccia di sangue, strappò il potere al padre. Ora guida uno degli Stati i cui abitanti sono tra i più ricchi del mondo grazie alle riserve di petrolio e gas naturale. Guarda lontano il Paese che Mubarak definì “scatoletta di fiammiferi”.

 

Il villaggio olimpico di Londra
Arrivando dal mare, a bordo del megayacht da 133 metri, l’Al Mirqab, ai primi di luglio Al-Thani ha deciso di godersi il suo nuovo regno nel Mediterraneo lasciandosi cullare nelle acque cristalline davanti a Porto Cervo. Nei piani dell’emiro ci potrebbe essere la costruzione di un nuovo hotel in Costa, ipotesi da passare al vaglio con gli amministratori di Comune e Regione e che potrebbe voler dire tentare di mettere le mani sul tanto discusso Piano paesaggistico del 2006 che porta ancora la firma dell’ex governatore granitico Renato Soru e che il centrodestra guidato dall’attuale presidente della Regione Ugo Capellacci sta tentando in tutti i modi di scardinare. Nel frattempo l’emiro continua con lo “shopping” a cinque stelle. Tra i suoi nuovi gioielli c’è il 50% del villaggio olimpico di Londra, il quartiere londinese esclusivo Chelsea Barracks, Harrod e un consistente pacchetto azionario della Barclays Bank. La Qatar Foundation sponsorizza la squadra del Barcellona e possiede la televisione Al-Jazeera. Tra le mire future nel Belpaese ci potrebbe essere il canale La7. Non solo calcio, alberghi di lusso e media. Anche arte e stile trovano spazio, con circa un miliardo di dollari speso negli ultimi sette anni in opere d’arte da Cezanne a Bacon, da Rothko a Damien Hirst e il freschissimo ingresso nella maison Valentino. Un regalo per una delle tre mogli dell’emiro del Qatar, la bellissima ed elegantissima Mozah bint Nasser al Missned. Un’operazione da 700 milioni di euro portata avanti dalla società Mayhoola for Investments Spc, che, secondo fonti ben informate, apparterrebbe della famiglia dei reali del Qatar: l’emiro piuttosto che continuare a spendere per gli abiti della sua adorata moglie, le ha comprato il marchio intero.


Dalla Cina a Cagliari, via Oman
L’altro super-sultano arriva dall’Oman, sultanato indipendente dell’Asia, nella penisola arabica, affacciato al golfo di Oman e al Mar Arabico (oceano Indiano), che confina con Emirati arabi uniti, Arabia Saudita e Yemen. Qabus bin Said in al-Said sultano dell’Oman non ha scelto la Costa Smeralda per le sue vacanze in Sardegna ma è approdato a Cagliari. Anche Al-Said, come l’emiro del Qatar, prese il potere nel 1970 con un colpo di stato ai danni del padre e iniziò a cambiare la politica isolazionista del Paese. L’Oman è il ventiquattresimo produttore di petrolio al mondo con 900mila barili al giorno; stessa posizione per il gas naturale. Lo State General Reserve Found, il fondo sovrano creato dal sultano nel 1980, gestisce un patrimonio che oscilla tra i 6 e i 12 miliardi di dollari. Non è semplice conoscere le partecipazioni del fondo: si parla del 15 per cento della rete elettrica portoghese, del 5 per cento della Cina gas holding e di grosse partnership con l’India nelle infrastrutture, nelle comunicazioni e nella finanza.

 

Una festa diplomatica di alto bordo
Preceduto dalla sua corte di circa mille persone, tra diplomatici, camerieri, attendenti e uomini della sicurezza ai primi di luglio è approdato nel capoluogo isolano. Auto blu al seguito, un mega yacht da 135 metri, assistito da una nave appoggio, rimasto ormeggiato per tutta la scorsa settimana davanti al Molo Ichnusa di Cagliari e città blindata per assicurare la massima sicurezza ad Al-Said. Diplomatici scatenati in uno shopping da mille e una notte nei negozi del centro, un mega-concerto davanti alla basilica di Bonaria offerto alla città e un party esclusivo a bordo dello yacht con le autorità cittadine. Una visita bollata come “turistica” che però apre le porte a una serie di accordi che svelano le sue mire sul sud dell’Isola. Visita preceduta da una missione in Oman, nei mesi scorsi, del presidente dell’Autorità portuale Piergiorgio Massidda, che apre scenari di business sullo scalo del capoluogo. Ci sarebbero trattative in corso tra il porto di Cagliari e l’Oman per nuove rotte commerciali in grado di permettere agli omaniti di smistare prodotti cinesi e indiani verso l’Europa. Tra gli obiettivi del sultano ci potrebbero essere anche il Forte Village di Pula, a ovest, o la costa verso Villasimius a est. Una visita discreta, in città il sultano non si è visto mai, e neppure alla cena sul mega-yacht. Dopo una settimana è ripartito. Lui e la sua corte di mille persone sembra abbiano speso, tra beni di lusso, prodotti tipici e oggetti di alta tecnologia circa 2 milioni di euro. Soldi benedetti dagli imprenditori cagliaritani, demonizzati da chi vede incarnati nei sultani dei novelli colonizzatori che incantano con lusso e lustrini.

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