Nelle corti britanniche del Medioevo era in auge un romantico ritornello che i cavalieri dedicavano alle dame amate:”L’amore è sogno, dolce come latte e liquirizia“. Lo stesso nome della pianta da cui si estrae la liquirizia ne conferma la dolcezza: glycyrrhiza, dal greco glauco = dolce e riza = radice.

Menzionata nel primo erbario della medicina tradizionale cinese, la liquirizia è usata in Asia da circa 5.000 anni per curare tosse, intossicazioni e disturbi al fegato, mentre in Europa è stata introdotta solo nel XV secolo dai frati domenicani. Secondo la leggenda c’era un tempo in cui i nobili vivevano in collina, e i contadini nella striscia di terra vicino al mare, una terra molto fertile, ma dura, soprattutto per quel sole micidiale che non lasciava scampo. I contadini protestavano e chiedevano aiuto ai nobili, ma contro il sole nessun aiuto era possibile, così i nobili proposero uno scambio: le più fresche terre dell’interno, in cambio delle calde ma più fertili terre del litorale. Essendoci la coltura a rotazione, quando i contadini andavano a preparare il terreno, lo trovavano infestato da radici, la liquirizia appunto, che arrivavano a misurare anche un metro in profondità, tanto che si affermava che il succo della liquirizia fosse nero perché le sue radici erano tanto lunghe da arrivare fino all’inferno.

Conosciuta già da Ippocrate,  la liquirizia era insostituibile per combattere il mal di fegato, gastriti, coliche renali e tossi convulse. Ma la virtù che più la faceva amare era quella dissetante, tanto che gli Sciiti, mangiando esclusivamente formaggi di capra e liquirizia, riuscivano a camminare per più di dieci ore nel deserto, sotto il sole cocente, senza patire la sete. Nota a Genova come regolìçia e a Roma come rigulizia, la liquirizia veniva utilizzata da Napoleone per calmare i dolori allo stomaco prima delle battaglie e fu trovata addirittura nel corredo funebre di Tutankamon.  Fino agli inizi del Novecento, soltanto in farmacia era possibile acquistare le celeberrime e costosissime Pasticche del Re Sole mentre negli anni ’50, gli americani scoprirono le proprietà calmanti del prodotto, e decisero di pubblicizzarlo come “antidoto antifumo“, capace di mitigare i danni di sigari e sigarette.

Al giorno d’oggi le vere fabbriche artigianali sono pochissime, concentrate soprattutto in Calabria, e si chiamano conci. Indicata contro tossemal di gola, catarro,  e acidità gastrica, la liquirizia esercita anche una blanda funzione lassativa. Chi soffre di pressione bassa può trarre giovamento dalla liquirizia poiché aumenta la pressione del sangue, ma per lo stesso motivo va consumata con parsimonia in quanto può causare ipertensione.

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