Sono importanti le dichiarazioni di intenti firmate dai rappresentanti del governo italiano e quelle del governo libico oggi a Tripoli. A dirlo è l’analista libico Idris Ahmed in un colloquio con Telpress. Commentando la visita del premier Giorgia Meloni in Libia, l’esperto libico ha spiegato che “l’Italia cerca di mantenere la propria posizione in Libia. In occasione della visita, i tre ministri italiani hanno firmato dichiarazioni d’intenti con i loro omologhi libici sulla cooperazione universitaria e di ricerca, sulla sanità, sullo sport e sulla gioventù nel quadro della cooperazione internazionale e sul Piano Mattei per l’Africa. Questo è importante alla luce della concorrenza europea sulla Libia, ad esempio con la Francia, ma anche con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna nel campo dell’energia”.
L’Italia è legata da relazioni storiche e interessi economici ed è considerata il partner più importante della Libia. Questa è la seconda visita del Primo Ministro italiano Giorgia Meloni in Libia dopo la precedente visita nel gennaio 2023. “L’Italia ha investimenti nel settore dell’energia e del gas attraverso Eni e ha firmato un accordo del valore di 8 miliardi di dollari per aumentare la capacità di produzione di gas per 25 anni. Sappiamo anche che l’Italia riceve un terzo del suo fabbisogno di gas libico”, ha commentato l’analista.
Il tema più importante di questa visita è la questione dell’immigrazione clandestina “che preoccupa l’Italia, poiché sappiamo che il governo di Meloni è legato alla chiusura del dossier sull’immigrazione clandestina, come ha promesso agli elettori. L’Unione Europea ha anche approvato la legge per il rimpatrio dei migranti nelle loro terre d’origine o nei paesi da cui provengono. Questa è una questione che la Tunisia ha respinto e la Libia deve respingere”. Per quanto riguarda la visita alla città di Bengasi, “è di grande importanza e l’Italia conta su di essa attraverso la sua continua comunicazione con il Comando Generale dell’Esercito Libico, che ritiene svolga un ruolo importante nel processo politico. Anche sotto l’aspetto della sicurezza, poiché controlla metà del territorio libico, in particolare i confini con Ciad, Niger, Sudan, Algeria ed Egitto. È possibile coordinarsi con lui riguardo all’immigrazione clandestina, attraverso l’interazione peer-to-peer”.