La recente legge sull’ordinamento forense ha sancito la specificità della professione forense introducendo una serie di norme in linea con la indipendenza e la funzione dell’avvocato. Secondo l’Associazione nazionale forense, la proposta legislativa sulle liberalizzazioni che si discute in questi giorni nega e contraddice la filosofia del nuovo ordinamento forense, appena entrato in vigore.
«L’avvocato che difende i cittadini nei processi e trae fondamento dagli articoli 24 e 111 della Costituzione viene equiparato ad un imprenditore e sottoposto a regole della concorrenza che contrastano con la funzione costituzionale» dichiara il presidente Anai Maurizio De Tilla.
«Si introduce nuovamente il socio di capitale che inquinerà certamente l’esercizio della professione e lo stesso andamento dei processi. – ha continuato De Tilla – Si prospetta un avvocato non più indipendente che deve fare i conti con il socio di capitale motivato da esigenze di “governance” della difesa e di poteri non sempre leciti e lineari.
Si introduce, altresì, il concetto di società multidisciplinare senza tener in alcun conto l’importanza del segreto professionale particolarmente previsto e tutelato dalla nuova normativa forense.
Si apre, inoltre, l’attività di consulenza e di assistenza stragiudiziale (oggi esclusiva) a settori che non danno garanzia di specialità e professionalità, invadendo sfere di competenza dell’avvocatura che erano state giustamente tutelate.
Si interviene, infine, sui compensi professionali vincolando l’avvocato a obbligatori preventivi scritti per prestazioni nei processi che non sono facilmente valutabili “a priori”, trattandosi di attività di difficile stima preventiva.
Anche stavolta la politica non mantiene gli impegni presi verso l’avvocatura e vuole snaturare l’identità e l’impegno dell’avvocato la cui funzione è fondamentale per la tutela del cittadino».
L’ANAI esprime ferma contrarietà a tutte le proposte formulate nella proposta di “liberalizzazione selvaggia”.