Nella giornata inaugurale, presieduta dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, infatti, l’elezione dell’avvocato Bene non è stata convalidata dall’organo di autogoverno per mancanza dei titoli necessari: a quanto pare Bene non è un professore ordinario e non avrebbe effettuato la professione per 15 anni.
Il Capo dello Stato si è detto “rammaricato da quello che è accaduto” aggiungendo anche che “può esserci stata frettolosità e disattenzione da parte del Parlamento nel pur laborioso processo di selezione per i rappresentanti del Csm”.
A parte “l’inciampo” con il laico Bene, il Consiglio ha eletto come vicepresidente Giovanni Legnini, dimessosi per l’occasione da sottosegretario all’economia.
Dopo aver espresso il proprio rammarico per il passo falso del laico, il presidente Napolitano ha esortato il Consiglio a mettersi al lavoro da subito: “il tempo che ha richiesto l’elezione dei nuovi membri – ha detto – va rapidamente recuperato”.
“Seguirò con scrupolosa attenzione l’attività del nuovo Csm, senza far mancare anche considerazioni critiche quando sarà necessario” ha continuato Napolitano che ha voluto sottolineare l’ampio consenso raccolto dal vicepresidente Legnini, cosa che secondo il Capo dello Stato “accresce il prestigio della carica e dà maggiore slancio a questo nuovo inizio dell’organo di autogoverno delle toghe” e di sentirsi rappresentato ascoltato e garantito nell’esercizio delle sue funzioni da Legnini.
Ora il Parlamento tornerà a decidere sul membro laico ancora mancante, vista la mancata convalida di Teresa Bene che dal canto suo ha definito la decisione del Csm “errata, infondata e strumentale: i miei diritti di interlocutore sono stati platealmente violati”.
E così il nodo lo dovrà sciogliere ancora una volta il Parlamento, quel Parlamento che ancora oggi non è riuscito ad eleggere i due giudici della Consulta.