Dopo una lunga Camera di consiglio, nessun rinvio a gennaio come era stato paventato e la legge elettorale che ha, a questo punto si può dire, malamente e incostituzionalmente portato alle urne milioni di italiani è tutta da riscrivere.
Secondo le indicazioni dei giudici delle leggi non ci sarà la reviviscenza del Mattarellum ma un proporzionale puro con la possibilità di esprimere la preferenza e soglia di sbarramento al 4 %. Un sistema molto simile a quello in vigore fino al 1992.
La decorrenza dei relativi effetti giuridici, si legge nel comunicato della Corte, si avrà dalla pubblicazione della sentenza – e quindi anche delle motivazioni – che dovrebbe avvenire nelle prossime settimane.
“Il Parlamento – dicono i giudici delle leggi – può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”, resta il fatto che l’attuale sistema che prevede un premio di maggioranza del 55 % scattare a prescindere dai voti raccolti a livello nazionale alla Camera e regione per regione al Senato è incostituzionale; così come va contro il nostro dettato costituzionale il meccanismo delle liste bloccate “nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza”.
Il Parlamento a questo punto avrebbe (il condizionale è d’obbligo) il tempo di approvare una nuova legge: in alternativa si andrà al voto con un sistema proporzionale con sbarramento al 4 % e indicazione della preferenza.
Un sistema che spingerebbe alle larghe intese anche nella prossima legislatura. Sempre che il Parlamento non intervenga.
Oggi la commissione Affari costituzionali del Senato ha istituito un comitato ristretto per l’esame della legge di riforma del sistema elettorale.  Il comitato sarà costituito da un rappresentante di ciascun partito, più i due relatori al testo, Doris Lo Moro e Donato Bruno, i quali avranno diritto di voto. Tutti gli altri membri della commissione potranno assistere ai lavori.
Alla fine di gennaio dovrà essere presentata una proposta alla commissione.
Basta decidere: o riforma o larghe intese.

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