Matteo Salvini, nato da una bolla di gorgonzola, è da tempo il vice-trota della Lega. Per conquistare questo ruolo ha fatto una dura gavetta, sopportando le ascelle puzzone di Borghezio, gli sputacchi acidi di Bossi e l’intollerabile vista di Calderoli.
Tra i punti più alti della sua carriera ricordiamo la proposta di riservare i vagoni della metropolitana ai soli milanesi e un assolo di voce su filastrocca antinapoletana al congresso di Pontida. Sempre disponibile a rilasciare dichiarazioni omofobe e razziste, Salvini si dimostra all’altezza dei suoi predecessori, anche in fatto di figure di merda. Eletto al parlamento italiano, preferisce l’incarico europeo, così è più difficile che i genitori vengano a sapere delle sue assenze ingiustificate.
A Strasburgo ottiene la pubblica qualifica di “fannullone” per non essersi mai presentato alle riunioni di lavoro ed averne criticato gli esiti di fronte all’assemblea internazionale. Si infervora contro la cittadinanza conferita al marocchino Rachid dal comune di Torino, per poi scoprire che la richiesta era stata fatta proprio dalla Lega per favorire il giovane appena laureatosi in ingegneria. Visto il grande successo si guadagna sul campo il doppio titolo di “buffone e carogna”, già ambito da Maroni, portando a Napoli il suo tour di canzoni intolleranti. Le proteste sono tali da far annullare l’evento tanto atteso dalle pantegane e i fischi accompagnano la ritirata di Salvini fin sotto casa. Oltre all’assenza di un titolo di studio, ci vuole del vero talento per guidare il carroccio contromano e il nuovo segretario ne è certamente dotato.