SIENA. L’arte che abbandona i luoghi convenzionali e va incontro a un pubblico desideroso di nuovi stimoli culturali. Da questa idea parte la prima edizione di ‘Le Vie del Teatro’, progetto di teatro contemporaneo che tra settembre ed ottobre trasformerà i territori della Val d’Orcia, della Val di Chiana e delle Terre di Siena in un immenso palcoscenico.
Case, giardini, pievi, chiese, abbazie, castelli, granai, saranno i protagonisti dei vari eventi teatrali, spazi messi a disposizione da un gruppo di privati cittadini, destinati ad accogliere di volta in volta i laboratori e gli spettacoli. Animatore dell’iniziativa è l’autore e regista di cinema e teatro Marco Filibert, autore dei film Poco più di un anno fa e Il compleanno, e dello spettacolo con Byron’s Ruins, spettacolo prodotto dalla Fondazione Pergolesi-Spontini e dal Centro Studi Valeria Moriconi. ”In tempi in cui aspettarsi incentivi da parte delle istituzioni è una speranza aleatoria bisogna fare da sé e provare a ricreare in modo alternativo la passione per la cultura e il teatro”, ha spiegato Filiberti. Da questa premessa il regista, forte del senso di comunità che le Terre di Siena hanno sempre saputo sviluppare grazie all’operato dei suoi abitanti, ha dato vita ad un’associazione, ‘Le Vie del Teatro’, chiamando a raccolta sia gli amici incontrati lungo il cammino, l’attrice Michela Cescon per esempio, membro del comitato scientifico, sia un gruppo di persone che, oltre ad aprire gli spazi delle proprie case, ha deciso di investire tempo ed energie in questa iniziativa. Obiettivo dell’associazione, presieduta da Marilisa Cuccia, è quello di ridare al teatro la sua dimensione artigianale e restituire a questi luoghi, riconosciuti come un modello insuperato di connubio tra natura e civiltà, la loro vocazione artistica. In questa proposta di drammaturgia connessa al territorio, il desiderio è difendere un patrimonio storico e ambientale di rara bellezza e integrità e, al contempo, provare ad interpretarlo, trasformando le potenzialità in esso custodite in bene comune, con il pensiero rivolto anche alle le prossime generazioni. Attraverso un progetto generato per divenire esperienza collettiva, le Terre di Siena si trasformano così in una sorta di ‘distretto culturale’, capace di conferire ad una intera comunità un suo ruolo specifico nel ‘risorgimento’ della cultura. Ha spiegato ancora Filiberti: ”Credo che questo territorio che ancora ambisce ad essere non solo un luogo fisico ma un luogo dell’anima, come era considerata l’intera penisola italiana dai viaggiatori del ‘grand tour’ fino a meno di un secolo fa, possa farsi interprete di una proposta di un’esistenza sostenibile anche attraverso una Via legata al teatro”. Per dare avvio all’attività dell’associazione, le ‘Vie del Teatro’ metterà in scena due spettacoli. Per la sua nuova produzione, Conversation Pieces, Marco Filiberti dal 3 al 5 settembre aprirà la sua Dimora Buonriposo, uno degli angoli di incanto della Val d’Orcia, rimasto immutato dal 1560, anno della sua edificazione come convento e rifugio per i viandanti della Francigena. Il testo si basa sul poema drammatico Manfred e sulla tragedia in versi Cain, entrambi di George Gordon Byron, adattati dal regista milanese come un morality play in due atti unici e ridotti a due personaggi. Conversation Pieces mette in scena uno spietato confronto tra il protagonista, emblema della tensione all’autocoscienza dell’uomo moderno, e le forze oscure dell’inconscio, dominatrici di impulsi primari e incontrollati. La messa in scena all’aperto, essenziale e sospesa tra acqua, terra e cielo, gioca con una struttura in fieno, ideata dallo scenografo Benito Leonori, che richiama i resti di un anfiteatro greco-romano. In scena, gli attori David Gallarello e Luigi Pisani. Il secondo appuntamento, Le ultime sette parole di Cristo di e con Giovanni Scifoni, sarà ospitato dal 31 ottobre all’1 novembre dal presidente dell’associazione di ‘Le Vie del Teatro’, Marilisa Cuccia, in un altro affascinante luogo tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia, la chiesa dell’Abbazia di Spineto, sita in una proprietà di oltre 800 ettari, la cui storia risale addirittura al 1085, quando i boschi della Toscana venivano scelti dai vari ordini religiosi per realizzare piccoli ma veri e propri feudi. Tra ironica leggerezza romanesca e profondità filosofiche e spirituali, che affondano lontano le loro radici, Scifoni, indaga il messaggio cristologico alla luce della disillusione di un’epoca di transizione quale la nostra. Uno spettacolo off, che ha ottenuto importanti gratificazioni di pubblico e critica.