I mezzi di comunicazione ufficiali e il teatrino dei partiti politici borghesi sono chiaramente al servizio dei poteri forti e si ostinano a diffondere una valanga di falsità e luoghi comuni (oltretutto banali e superficiali) sulla crisi, sulle sue cause, sugli effetti e sui presunti rimedi, spacciati come “riforme”, ma che in effetti sono pericolose controriforme antidemocratiche volte ad azzerare le più avanzate conquiste di civiltà che si sono realizzate in Europa grazie alle lotte e alle rivendicazioni più radicali dei movimenti di massa sorti nel ‘68: stato sociale, diritti e tutele dei lavoratori, e così via.
I servi prezzolati di regime professano (a chiacchiere) il nobile intento di scongiurare il rischio di uno “scontro generazionale” tra padri e figli, ma di fatto operano per alimentare l’odio sociale mediante misure politiche avventate che hanno precarizzato il mercato del lavoro, impoverendo le condizioni di lavoro e di vita di intere generazioni.
Mi riferisco a quei provvedimenti legislativi iniqui e devastanti come il pacchetto Treu e la Legge Biagi, rispetto a cui le responsabilità di governo degli ultimi 15 anni, di centro-destra e centro-sinistra, sono praticamente trasversali agli schieramenti parlamentari.
Gli stessi organi di informazione che ieri hanno preparato il terreno ideologico per attuare le suddette controriforme, oggi agitano lo spauracchio propagandistico dello spread per invocare i sacrifici dei padri a favore dei figli, in nome di un presunto “patto generazionale” che è l’ennesima ipocrisia istituzionale contro le famiglie dei lavoratori.
Un’altra menzogna propinata dai mass-media è la persuasione comune secondo cui la crisi sarebbe esplosa in quanto “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”.
In realtà, le famiglie dei lavoratori, sia i padri che a maggior ragione i figli, negli ultimi 20 anni hanno visto ridursi drammaticamente il proprio reddito e il proprio tenore di vita, per cui la percentuale di chi ha davvero vissuto al di sopra delle proprie possibilità si riferisce a ristrette élite che fanno capo alle rendite e ai profitti capitalistici che si determinano nell’area speculativa dell’alta finanza, cioè nei giochi virtuali delle borse.
A proposito delle “medicine amare” prescritte dal dottor Monti, si pretende di curare il “malato” prescrivendo lo stesso trattamento farmacologico applicato finora con esiti a dir poco rovinosi, vale a dire un programma selvaggio di svendite e privatizzazioni dei beni pubblici stile anni ’90, l’abbattimento definitivo dei livelli salariali e del potere d’acquisto dei proletari, un piano di feroci interventi restrittivi contro i diritti e le tutele sociali e sindacali che, a prescindere da ogni obiezione, rappresentano un prezioso baluardo civile e democratico per arginare eventuali abusi perpetrati contro i lavoratori.
In altre parole, si esigeranno sacrifici sempre crescenti da parte delle masse popolari su cui scaricare gli effetti più dolorosi della crisi, inasprendo la pressione fiscale tramite l’aumento dell’IVA e delle imposte indirette, la reintroduzione dell’ICI, con una spirale viziosa e inarrestabile di rincari dei prezzi relativi ai generi di prima necessità ed altre misure draconiane di “austerity” che deprimeranno ulteriormente i consumi e serviranno solo ad acuire la recessione, le cui radici affondano non nelle bolle speculative dell’alta finanza, ma nelle disfunzioni strutturali intrinseche alla natura stessa del capitalismo, che sono riconducibili anzitutto a fenomeni ciclici di sovrapproduzione e sottoconsumo.