Un colpo di pistola esplode nelle vie cittadine catanesi. Il proiettile, sparato durante una lite, vaga impazzito e va a colpire Laura Salafia, una studentessa che poco prima ha sostenuto un esame universitario. La giovane, che usciva dalla facoltà di Lettere e Filosofia si accascia… la situazione è grave.
La pallottola ha colpito la spina dorsale, la corsa in un ospedale di Catania e poi il trasferimento nell’unità spinale di Montecatone nei pressi di Imola. Ben diciotto mesi di ricovero per poi essere trasferita a Catania all’ospedale Cannizzaro nell’Unità spinale unipolare, altri diciotto mesi per curarla e donarle una vita più dignitosa. Il colpo di arma da fuoco, purtroppo, ha colpito un punto che l’ha resa invalida per sempre, è paralizzata dal collo in giù: muove solo la testa. La vita di Laura,con la tragedia è avvenuta nel 2010, è completamente stravolta, ma la giovane, che ora ha 36 anni, ha una voglia di vivere straordinaria e di donarsi alla gente.
“Credo sia giusto occuparsi degli altri – spiega Laura- chi più di me può capire quanto sia importante donare se stessi! Far capire che c’è sempre un aspetto positivo in ogni circostanza, anche la più nera! Ho sempre amato la vita nella sua interezza, sia il bello, sia il brutto. Nulla è perduto anche quando si è nelle mie condizioni”.
Laura, più volte, quando era ricoverata all’ospedale Cannizzaro incontrava un giovane africano che aveva perso l’uso delle gambe, e gli parlava di speranza, di fede. Quando era il momento delle visite dei parenti al loro reparto, lo coinvolgeva, poiché il ragazzo era solo, facendolo sentire amato. Il giovane, un ragazzone che faceva basket, piano piano, recuperò la voglia di vivere grazie anche a Laura, che gli aveva regalato amicizia e speranza. Laura ha una parola di fiducia per tutti e nel reparto ha dato conforto anche a una donna romena. “Ho cercato di rallegrare le loro giornate – spiega Laura- nei momenti delle visite coinvolgevo chi era solo, senza parenti. I miei amici la domenica venivano con gli strumenti musicali e diventava un momento di festa. I pazienti potevano fare qualcosa di diverso, non c’erano solo momenti di noia, di sconforto, ma anche spazi di gioia.”
La vicenda di Laura è molto nota a Catania, di lei si sono interessati in tanti, in particolare il quotidiano “La Sicilia” che l’ ha sostenuta con vari articoli. Il comune di Catania nell’ambito di un piano integrato di “domicilio protetto” in collaborazione con l’Asp le ha dato una casa nel centro di Catania (per stare nei pressi dell’Unità spinale del Cannizzaro) e poi tante, tante, persone che sono andate a trovarla. “Io sento la mano del Signore sul mio capo- spiega Laura- che mi dà la forza di affrontare tutto questo. Ho sempre cercato di offrire gioia a chiunque, ogni persona che mi viene a trovare la accolgo con un sorriso”. In tanti fanno visita a Laura, e quando si allontanano sono più ricchi dentro: la serenità che sprigiona, la semplicità e la profondità delle sue parole ci fanno interrogare sui valori importanti della vita.