La storia dell’Amarone, uno dei più importanti, longevi e rinomati vini rossi italiani, si perde nei secoli. Già in epoca romana sulle colline della Valpolicella (il cui nome sembra derivare dal latino valis polis cellae, cioè “valle dalle tante cantine”) si produceva per l’imperatore Augusto un vino pregiato e, come si usava allora, dolce, conosciuto con il nome di Reticum, derivato dall’appassimento delle uve.
La produzione di questo particolare vino proseguì durante il Medioevo, quando fu apprezzato e descritto da Cassiodoro, ministro di Teodorico, re dei Visigoti, e continua anche ai nostri giorni con il nome di Recioto. E dal Recioto, a inizio Novecento, per un “errore” di produzione, è nato il Recioto amaro, poi chiamato Amarone, la cui commercializzazione avvenne a partire dal secondo dopoguerra. L’Amarone, tutelato con la Doc a partire dal 1968 e con la Docg dal 2010, è composto da un blend di uve, tra cui le più importanti (Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara) sono tutte autoctone del territorio; l’uva più importante tra quelle che compongono l’Amarone è la Corvina, che per disciplinare deve essere presente nell’uvaggio dell’Amarone da un minimo del 45 a un massimo del 95% del totale (ma il Corvinone può sostituire la Corvina fino a un massimo del 50%); il vitigno è caratterizzato da foglia media e pentalobata grappolo medio, alato, di forma cilindrica e piramidale, con acino medio, di forma ellittica, buccia spessa e pruinosa di colore blu-nero.
Una volte terminata la vendemmia, che in genere ha luogo tra la terza decade di settembre e la prima settimana di ottobre, tutte le uve destinate alla produzione di Amarone vengono portate in particolari locali dove avviene l’appassimento, che può durare dai 90 ai 120 giorni e grazie al quale avviene l’evaporazione dell’acqua e la concentrazione degli zuccheri negli acini.
Una volta terminata anche questa fase si procede alla pigiatura delle uve che, secondo le tecniche di lavorazione tradizionali, può durare anche alcuni mesi; si procede quindi con l’affinamento del vino in botti di legno che a seconda dello stile del produttore possono essere grandi o piccole; il vino, infine, affina ulteriormente in bottiglia prima di essere posto in commercio.
L’Amarone ha colore rosso intenso, con sfumature granato. Al naso spiccano note di prugna, ciliegia, marasca e confettura, cui seguono frutta secca, tè, spezie, liquirizia, tabacco e cacao. In bocca è vellutato; apre con i frutti a bacca rossa e con note di vaniglia e si caratterizza per lunghezza, persistenza, morbidezza ed eleganza.
A tavola si abbina a secondi piatti di carne, selvaggina e formaggi stagionati, ma può essere anche bevuto da solo, come vino da meditazione.
Visto il prezzo dell’Amarone e la sua lunga capacità d’invecchiamento al momento dell’acquisto è importante sapere quali sono state le annate particolarmente favorevoli in Valpolicella: tra quelle dell’ultimo ventennio vi consigliamo come eccezionali quelle del 2008, 1998, 1997, 1995 e 1990 e, appena un gradino sotto, quelle del 2006, 2004 e 2000.
I produttori consigliati
Azienda Agricola Brigaldara
Amarone della Valpolicella Classico Case Vecie 2008, 40% Corvinone, 30% Corvina, 15% Rondinella, 15% altri vitigni, venduto in loco a 30 euro.
Su prenotazione è possibile effettuare visite e degustazioni guidate.
Via Brigaldara 20, San Pietro in Cariano (VR), tel. 045.7701055, www.brigaldara.it
Bertani
Amarone della Valpolicella Classico 2005, Rondinella e Corvina veronese, venduto in loco a 53 euro.
Su prenotazione è possibile effettuare visite e degustazioni guidate.
Via Asiago 1, Grezzana (VR), tel. 045.8658444, www.bertani.net (c’è punto vendita)
Speri
Amarone della Valpolicella Classico Vigneto Monte Sant’Urbano 2008, 70% Corvina, 25% Rondinella, 5% Corvinone, venduto in loco a 46,50 euro.
Su prenotazione è possibile effettuare visite e degustazioni guidate.
Via Fontana 14, Pedemonte (VR), tel. 045.7701154, www.speri.com