ROMA. Asce in bronzo che hanno ucciso e cacciato. Elmi e scudi sopravvissuti alla battaglia. Ma anche gioielli, ritratti scultorei di uomini come Demostene e Augusto, fino alle icone sacre nell’oro dell’arte bizantina dipinte da Onufri. L’Albania si racconta attraverso secoli di reperti archeologici e opere d’arte nella mostra Tesori del patrimonio culturale albanese, fino al 6 gennaio al Complesso del Vittoriano di Roma (ingresso libero) e dal 23 gennaio al 7 aprile a Palazzo Madama a Torino.

Realizzata in occasione dei 100 anni d’indipendenza del paese e curata dal direttore dell’Istituto dei Monumenti della Repubblica d’Albania Apollon Bace, l’esposizione raccoglie oltre 150 manufatti, dalla preistoria al XVII secolo, provenienti dai più importanti musei archeologici d’Albania e mai esposti prima d’ora nel nostro Paese. “È una mostra – spiega Alessandro Nicosia presidente di Comunicare Organizzando – che riscopre la componente europea dell’identità culturale dell’Albania, paese legato al nostro da secolari relazioni storiche, culturali, politiche e sociali. Legami di cui è testimonianza l’attività svolta, a partire dagli anni Venti, da missioni archeologiche italiane come quella diretta da Luigi Maria Ugolini, responsabile dei ritrovamenti di alcune opere esposte”.
“Anche se con una storia non facile – prosegue l’ambasciatore della Repubblica di Albania in Italia, Llesh Kola – con questa mostra il nostro Paese trasmette un ricco mosaico della sua eredità e dei suoi tesori culturali. Il pubblico italiano avrà la possibilità di imparare di più sul Paese che ha di fronte, amico da sempre. Ma sarà un’occasione anche per il mezzo milione di nostri immigrati e per la comunità degli arberesh di riscoprire la propria cultura”. In un percorso cronologico dal Neolitico all’Alto Medioevo, sono gli stessi oggetti a testimoniare i continui scambi con l’Italia e con l’Oriente. “Si possono vedere opere di stampo ellenistico”, come la testina d’Apollo del IV secolo a.C. “accanto a oggetti di retaggio barbarico – sottolinea la direttrice di Palazzo Madama Enrica Pagella – Si scoprono legami come i natali albanesi di Giustiniano, padre della nostra struttura giuridica”. Anzi, aggiunge il curatore Bace “ben 14 imperatori romani erano di origine illirica. Lo stesso Augusto studiò in Apollonia”. Chiude l’Albania cristiana e quella conquistata dagli ottomani, tra le tavole dipinte di Onufri e l’epitaffio di Gllavenica con il Cristo deposto ricamato in fili di seta, argento e rame. “Questa mostra – conclude Bace, – dimostra insomma che l’Albania non è solo un paese d’immigrati, ma anche di una cultura splendida”.

 

Di Golem

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