Mentre i cantanti si prendono la scena e con Sanremo si sdogana l’Italietta del gossip che giudica, ammira e storce il naso, gli Stati Uniti si prendono le terre rare e se ne vanno dall’Ucraina.

La terra rara sembra un’allegoria ungarettiana, dove l’aggettivo non descrive tanto una dimensione quantitativa o temporale quanto, piuttosto, uno stato dell’anima: rara è la terra che sta da qualche parte nascosta ad aspettare qualcosa. O che qualcuno faccia qualcosa…

Del resto, forse, il riconoscimento è il segreto motore della vita.

Così, mentre tutto procede con la meravigliosa monotonia del mondo consumistico, i tavoli aspettano di vedere sedie circondarli con quaderni di appunti da metterci sopra, lasciando agli uomini l’illusione di essere ancora decisivi e di poter scegliere come organizzare questo caos che c’era prima di loro e che continua a governare il mondo.

L’illusione di trasformare la guerra in una pace che possa garantire un prospero futuro ai robot di domani.

Cosa succederà?

Aldilà di una pace momentanea o di un accordo apparente, a mio parere, gli scenari possibili sono questi:

Putin si ferma prendendosi una parte dell’Ucraina e pretende nuove elezioni per avere un Governo che può controllare, pur lasciando al paese una formale indipendenza.

Intanto, come sta già facendo, continua ad armarsi con l’aiuto della Cina (forse la vera vincitrice di tutta questa guerra) e si rafforza soprattutto ai confini con la Finlandia (e in generale del Nord Europa) e con i paesi dell’est.

Che fa l’Europa? Niente… 

O meglio: si unisce e si arma di più? Oppure si divide ancora di più, incontrandosi e discutendo a lungo mentre gli altri agiscono. Probabilmente più che la Francia e la Germania sarà l’Inghilterra a volere maggiormente lo scontro.

Se Putin nell’accordo raggiunto si prende il controllo dell’Ucraina (non solo la sua non entrata  nella Nato), l’Europa si trova a un bivio: da una parte fare guerra alla Russia, dall’altra ammettere una sconfitta che era assolutamente prevedibile, lasciare fare e tentare di salvarsi economicamente dai dazi americani, ripristinando o incrementando gli accordi economici con l’Oriente …

Ed è forse questo l’errore di Trump, abbandonare l’Europa lasciandola a un maggior rapporto con la Cina che, con la Via della Seta, sta sviluppando il suo futuro dominio sul mondo.

Analoghe vie commerciali che gli Stati Uniti propongono, e che l’indebolimento apparente della Nato continuerà a proteggere, a mio parere, non avranno quella forza che servirebbe a contrastare questo cambio di gerarchie nel mondo.

E l’Italia?

Ha ragione Orsini quando parla dell’abilità politica della Meloni che, come nella prima repubblica, sta cercando una posizione bilaterale o trilaterale che permetta al nostro paese di restare a galla nonostante il crollo dell’Europa.

Noi restiamo una colonia militare (e anche culturale) degli Usa, fondamentale per la sua posizione geopolitica (visto che l’America guarda soprattutto, attraverso Israele, al controllo del Mediterraneo e del mondo arabo) e in cambio di ciò otteniamo una minore rigidità sui dazi…

Nello stesso tempo, restiamo più neutrali nei confronti della Russia e saremo i primi a dire che l’Europa non deve continuare la guerra in Ucraina inviando truppe e sostegni ancora più forti.

Saremo, dunque, il paese che procurerà ancora più divisione in Europa e forse i primi a uscirne… 

Bisognerà vedere cosa farà la Cina con noi, che già ci ha chiesto di entrare nella via della seta e poi ci ha visto uscirne e, insomma, sta osservando la nostra furbizia che, del resto, conosce da secoli…

Il vero punto su cui si gioca il futuro del mondo è la lotta tra Cina e Usa.

Quando accadrà l’invasione di Taiwan? La Cina si sta armando con grande velocità, gli Stati Uniti si risolleveranno economicamente?

Chi conquisterà prima altri pianeti? 

Chi vivrà vedrà…

Intanto a Sanremo hanno vinto i giovani: visto che l’Italia è sempre più un paese per vecchi, qualcuno avrà pensato almeno di lasciargli il concorso che fu della canzone e che ora è solo dei cantanti; di lasciargli l’illusione, cioè, di essere protagonisti e distruggere pure i fiori lì sul palco colorato, di eccitarsi, strillare e animare un po’ questa lunga scena addormentata che dalle Alpi alla Sicilia vive sempre più aspettando lo straniero.  

Così, mentre i giovani bevono, s’incipriano e si specchiano senza sesso né pudore, mentre i social si gonfiano di quarantenni, cinquantenni e sessantenni che con la lingua di fuori si sforzano di dire la loro nel tentativo di potersi specchiare anche essi senza aver vergogna di loro stessi, Zelenski prova a rifiutare le terre rare a Trump.

Trump… il cui suono è simile a quello di una tromba o un trombone o di una trombetta colorata, avrebbe detto Totò, cosa farà allora? Quest’uomo forte come la roccia e autentico come un fal(l)ò eretto? S’incazza e manda affanculo tutti e tutto, praticamente tutto il mondo mettendo il suo ditone su quel tasto che fa uscire la nota finale? Oppure si veste da cinese e spara fulmini e saette lì al confine delle terre rare per sfogarsi e farsela passare, mentre Achille Lauro cade dal palco e finisce sulle cosce di zia Mara, la quale non può che avere un orgasmo istantaneo, poveretta, l’ultimo, prima di spegnersi in diretta e accorgersi che qualcuno lassù, finalmente, se la ride di gusto? 

Altro che Benigni che si eccita ormai veramente solo quando rimproverano Mattarella… 

Del resto, c’è poco da ridere ora che il papa s’incammina verso la porta di quel Giubileo eterno che tutto sa e perdona. Un papa così franco e diretto quanto enigmatico e introverso, tanto cristiano da apparire quasi laico, così concentrato sul mondo e sul presente da far presagire che sappia cose antiche e future di grande importanza. Certo è che se, prima dell’ultimo respiro, dovesse rivelare cosa ha determinato il destino di Emanuela Orlandi, il mondo vedrebbe l’Inferno spalancarsi… Tutto tremerebbe allora, tutti i complotti, tutte le strade arriverebbero davvero a Roma e da Roma partirebbero per chissà dove…

Forse per questo Napoli comincia a dare segni di cedimento, lì sotto. Napoli conosce l’aria che trema.

Eh… benedetta Italia, se non esistesse, bisognerebbe inventarla e con lei inventare ancora le meravigliose contraddizioni dell’animo umano. 

Quell’animo che Leonardo vedeva in prospettiva, lì al confine di un equilibrio assoluto e misterioso, esoterico e genuino, innamorato di quel settimo senso che pochi hanno o sviluppano pur pensando invece di averlo eccome, quel senso del reale che la prima Repubblica ha inseguito e forse trovato come mai prima nella storia.

La storia… la storia siamo noi. Con le nostre giubbe bianche, pieni di closterbol inconsapevole, tanto la Wada lo sa in fondo che siamo tutti dopati e che la purezza l’ha veramente bramata solo il grande piccolo dittatore che ha cercato l’uomo nelle saponette piene di fame e ossa, quel tedescaccio col baffo che sta spruzzando ancora da lassù tutto il suo disprezzo e tutto la sua passione per l’umanità, mentre SanRemo continua a ridere e zia Mara a godere. 

L’unico che mi sembra voglia vivere ancora veramente è questo giocatore solitario che chiamano Sinner, il quale incute tenerezza e rispetto, ammirazione e meraviglia più di qualsiasi invidia, questo cavaliere che continuerà ad allenarsi non tanto per vincere ma per non dimenticare che la sconfitta serve pure a qualcosa…

Seguiamolo… essere n° 1 al mondo non è uno scherzo. L’Italia conquisterà presto la luna perché l’ha già conquistata secoli fa quando Marco Polo, improvvisamente, si fermò in mezzo al mare e, guardando lassù, prese a scrivere una lettera a un caro amico lontano…

Così, per distrarsi un po’ e continuare il viaggio…