C’è una parte di Roma che purtroppo rimane invisibile e lo rimarrà chissà per quanto tempo. Molti dei monumenti più belli e importanti non sono visitabili. Altri lo sono solo su richiesta. Alcuni solo in determinati giorni della settimane e in precise fasce orarie. Pochi vengono aperti solo in occasioni speciali.
E’ il caso del Mausoleo di Augusto, la più ampia tomba dinastica del mondo romano. In occasione della XXII edizione delle Giornate FAI di Primavera, in programma il 22 e 23 marzo, la tomba del fondatore dell’impero romano sarà uno dei 750 luoghi d’arte che apriranno eccezionalmente le porte ai visitatori. Ottaviano Augusto diede inizio alla costruzione del Mausoleo nel 28 a.C., di ritorno dalla campagna militare in Egitto conclusasi con la sottomissione di Cleopatra e Marco Antonio. Scelse di realizzare la sua tomba nell’area settentrionale del Campo Marzio, sito non ancora urbanizzato ma che già aveva ospitato sepolcri di uomini illustri. Il Mausoleo, con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87), è il più grande sepolcro circolare che si conosca. Era costituito da un corpo cilindrico rivestito in blocchi di travertino al centro del quale si apriva, a sud, una porta preceduta da una breve scalinata; in prossimità dell’ingresso erano collocate le tavole bronzee con incise le Res Gestae, ovvero l’autobiografia dell’imperatore, mentre nell’area antistante erano collocati due obelischi di granito, oggi siti in piazza dell’Esquilino e in piazza del Quirinale. Strabone descrive il monumento come “un grande tumulo presso il fiume su alta base di pietra bianca, coperto sino alla sommità di alberi sempreverdi; sul vertice è il simulacro bronzeo di Augusto e sotto il tumulo sono le sepolture di lui, dei parenti, dietro vi è un grande bosco con mirabili passeggi”. La statua di cui parla l’autore è probabilmente l’originale bronzeo della statua in marmo rinvenuta nella villa di Livia a Prima Porta. Un lungo corridoio dava accesso alla cella sepolcrale dove, dentro tre nicchie rettangolari, erano collocate le urne.
La famiglia imperiale
Oltre ad Augusto, sepolto probabilmente nell’ambiente ricavato all’interno del nucleo cilindrico centrale, il sepolcro ospitò altri membri della famiglia imperiale. Oltre alle ceneri di Ottavia, sorella dell’imperatore nonché moglie tradita di Marco Antonio, e di suo figlio Marcello, successore designato di Augusto ma prematuramente morto nel 23 a.C., vi furono deposte le ceneri di altri membri della famiglia imperiale: il generale Marco Agrippa secondo marito di Giulia figlia di Augusto, Druso Maggiore, i piccoli Lucio e Gaio Cesare figli di Giulia, Druso Minore, Germanico, Livia seconda moglie di Augusto, Tiberio, Agrippina, Caligola, Britannico, Claudio, e Poppea, moglie di Nerone. Il Mausoleo ospitò per breve tempo anche le ceneri di Vespasiano e Nerva, fu riaperto infine per quelle di Giulia Domna, moglie di Settimio Severo. Al contrario, Nerone e Giulia furono ritenuti “indegni” di una simile sepoltura. Insomma, capite bene l’importanza storica e simbolica del monumento. Eppure il sito è chiuso da molti anni, da troppi anni. Sul sito della Sovrintendenza Capitolina da anni si legge che “attualmente il monumento non è accessibile al pubblico per restauro”. Ci sono archeologi che non hanno mai avuto la possibilità di visitarlo. Ma ancor più inquietante, ci sono romani che lo ricordano sempre chiuso. Per non parlare delle migliaia di turisti che si recano ogni anno a visitare Roma e che non hanno la possibilità, e chissà se l’avranno in futuro, di ammirarlo. Quanti visitatori persi, quanti biglietti bruciati, quanti incassi andati in fumo. Si era sperato che in occasione del bimillenario della morte di Augusto il “restauro” fosse concluso e il Mausoleo venisse, se non finalmente restituito all’umanità, almeno aperto con maggior costanza. Non è stato così. Anzi è di un mese fa la conferma da parte dell’Assessore alla Cultura di Roma, Flavia Barca, della disponibilità di 2 milioni di euro per la riqualificazione del Mausoleo. I lavori, pianificati a seguito di approfondite indagini archeologiche, dovrebbero riguardare il consolidamento e il restauro conservativo. Quindi i lavori di restauro non sono in corso, ma devono ancora iniziare. Per il momento dobbiamo quindi accontentarci delle due giornate organizzate dal Fai. Munitevi di pazienza e ricordate che sarà visitabile dalle 10 alle 18, ultimo ingresso alle 17,30.
Il Foro di Augusto. 2000 anni dopo
Oltre al Mausoleo, Roma rende omaggio al bimillenario della morte del suo primo imperatore con altre due eccezionali aperture a lui dedicate: il Teatro di Marcello, l’unico rimasto dei tre teatri di Roma antica, dedicato da Augusto all’amato nipote morto in giovane età; il Foro di Augusto, secondo in ordine cronologico a essere costruito tra i Fori Imperiali, luogo della propaganda dove l’arte veniva utilizzata per celebrare la gloria dell’imperatore. Un’occasione unica, da non perdere, di quelle che vanno segnate sul calendario. Nel caso in cui non riusciste ad usufruire di questa iniziativa del Fai, non disperate per quanto riguarda la possibilità di vedere il Foro di Augusto. Dal 21 aprile infatti, in occasione del Natale di Roma, il sito sarà visitabile tutte le sere dalle 21 alle 23 sino al 18 settembre grazie al progetto Foro di Augusto. 2000 anni dopo. L’evento, che rientra nelle celebrazioni del bimillenario, è stato ideato da Alberto Angelo e Paco Lanciano. “Si sostiene autonomamente grazie agli introiti di biglietteria (il biglietto costa 15 euro per una visita di 40 minuti) e non richiede alcun intervento economico da parte dell’Amministrazione”. Il progetto infatti rientra in un più ampio intervento di valorizzazione dei Fori Imperiali realizzato con l’apporto di un gruppo di banche. I visitatori, accompagnati dalla voce di Piero Angela e da filmati e ricostruzioni, avranno la possibilità di conoscere i luoghi così come si presentavano all’epoca di Augusto. Si dice che l’evento “sarà replicabile negli anni successivi”. Staremo a vedere. Intanto ci chiediamo come sia possibile che per poter visitare monumenti dall’alto valore storico, fondamentali per lo studio del nostro passato, dobbiamo aspettare ricorrenze importanti come il bimillenario della morte di chi li ha costruiti. Ci chiediamo se non sia il caso di incentivare l’intervento di sponsorizzazioni private. Se quest’anno potremo visitare il foro di Augusto, per gli altri fori imperiali dovremo accontentarci di “vederli da Via dei Fori Imperiali”, come è evidenziato sul sito di Roma Capitale, perché “l’accesso all’area avviene invece esclusivamente in occasione di eventi speciali”. Appunto.
Il luogo dell’assassinio di Cesare
Eppure basta spostarsi di poco per trovare siti archeologici che navigano in acque ben peggiori. E’ il caso dell’area di largo Argentina. L’area archeologica, nonostante sembri in buono stato di conservazione, è chiusa. Il dubbio che viene ad un visitatore che ha la possibilità di vederla da fuori è quello che forse sia visitabile su prenotazione. Chiamando il numero messo a disposizione da Roma Capitale, per avere informazioni sui monumenti della città, scopriamo che l’area non è visitabile. Chiediamo se il motivo sia un eventuale restauro, ci viene risposto con un po’ di imbarazzo di no e che l’area non è visitabile per “lavori vari”. Insomma viene il sospetto che per molti siti e monumenti di Roma attualmente chiusi la motivazione del “restauro” o dei “lavori vari” sia una scusa per coprire la reale problematica: degrado, inagibilità, mancanza di personale. Decidiamo allora di andare a visitare il Palatino, il cuore di Roma antica. Il colle per eccellenza: qui Romolo fondò Roma, qui abitarono molti dei personaggi più importanti dell’età repubblicana e molti degli imperatori romani, primo tra tutti Augusto. Chiediamo quindi all’operatrice se sia possibile visitare le Case “imperiali” sul Palatino, ci viene risposto di andare sul sito di Roma Capitale e di vedere lì lo stato di accessibilità dei monumenti. Noi ci siamo andati. Scopriamo così che la Casa di Augusto è visitabile solo in determinati giorni della settimane a partire dalle 11.00, la Casa dei Grifi è chiusa al pubblico, la Casa di Livia è chiusa “sino a data da definirsi”. E pensare che nel 2006 ne era stata pubblicizzata e celebrata la sua riapertura dopo anni di restauri. A distanza di 8 anni la casa è nuovamente chiusa. Facciamo un’indagine sugli altri siti della zona e scopriamo che l’Aula Isiaca è “visitabile solo se c’è disponibilità del personale di custodia”; il Lupercale, la grotta di Romolo e Remo, “attualmente interrato, non è visitabile. Previsti scavi archeologici per quest’area del Palatino”. La chiesa di Santa Maria Antiqua è “chiusa al pubblico per restauri in corso. Probabile riapertura nella primavera 2014”. La chiesa, importante esempio di riutilizzazione di un edificio pagano preesistente, era stata aperta per un breve periodo nel 2012 dopo 8 anni di chiusura. Eppure dal 2001 il World Monuments Fund (WMF) di New York collabora con le istituzioni italiane alla salvaguardia dell’edificio per la cui valorizzazione ha dato alla Soprintendenza Speciale di Roma circa 639 mila euro. Ogni due anni il WMF pubblica la lista dei monumenti e dei siti del patrimonio mondiale che ritiene minacciati. Ebbene per il 2014, uno dei tre siti individuati in Italia è costituito dalle Voliere Farnese del colle Palatino. I giardini del colle romano comprendevano una varietà di strutture connesse con terrazze, scale e rampe che portavano alla cima del colle al Foro Romano. Sono stati creati sui resti archeologici notevolissimi, tra cui il Palazzo di Tiberio e sono stati oggetto di restauro, ma le voliere a causa della prolungata mancanza di manutenzione sono ora in una condizione di estremo deterioramento. “Uno studio di restauro è stato recentemente completato dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, ma è necessario un finanziamento per realizzare il programma” dice la nota del WMF “Le Voliere Farnese rappresentano i resti del Rinascimento meglio conservati del Palatino, e sono uno dei pochi spazi adeguati per l’interpretazione relativa a questo periodo della storia del colle. Il loro restauro ha il potenziale per migliorare l’esperienza del visitatore e la comprensione pubblica del complesso archeologico”. Ce lo devono venire a dire gli americani che dobbiamo restaurare i nostri beni storici e archeologici, ci devono addirittura aiutare economicamente per farlo. Che vergogna. Non siamo nemmeno in grado di tutelare il fulcro dell’antica Roma, dove miracolosamente si conservano i siti più importanti del nostro passato, siti dove sono state prese decisioni che hanno cambiato e influenzato la storia dell’umanità. Un grande passato il nostro, che dovremmo conservare e tutelare con orgoglio soprattutto se paragonato al nostro triste presente. E invece basta scendere dal Palatino e dirigersi verso il Colosseo, per trovarsi davanti ad un altro capolavoro negato: la Domus Aurea. La leggendaria residenza privata costruita da Nerone all’indomani dell’incendio del 64. Questa “importante miniera di scoperte”, come l’aveva definita nel 2009 l’allora soprintendente La Rocca all’indomani della scoperta di un nuovo importante ambiente, è chiusa dal 2010 per il crollo di una struttura traianea sovrapposta. Per il restauro sono stati stanziati poco più di 17 milioni di euro, di cui ne sono stati impegnati quasi 16 milioni, ne rimangono quindi circa 1,5 milione. Se molti ambienti sono stati ultimati, molti altri sono ancora in lavorazione. Basterà il rimanente milione e mezzo di euro a concludere i lavori? Se così non fosse, e c’è da scommetterci che così sarà, bisognerà trovare altri fondi con un conseguente ritardo nella riapertura del sito. E chissà quando potremo riammirare la Domus Aurea.
La palestra (chiusa) dei gladiatori
Uscendo dalla casa di Nerone ci si trova davanti al monumento simbolo di Roma e di tutta la civiltà romana: il Colosseo. Tranquilli, il Colosseo è ancora visitabile ma ha solo rischiato di crollare. Finalmente sono iniziati i tanti agognati lavori di restauro finanziati dal gruppo Tod’s di Della Valle, nonostante gli sforzi del Codacons di bloccarli attraverso un ricorso al Tar in quanto “il ritorno di immagine di cui avrebbe goduto Della Valle era maggiore dei soldi da lui investiti nel restauro”. Qualcuno da lassù ci vuole bene, e i lavori sono fortunatamente iniziati. Il monumento però è tornato in questi giorni agli onori della cronaca per un fattaccio. Un ragazzino di 15 anni, di nazionalità canadese e in viaggio scolastico a Roma, ha ben pensato di portarsi un souvenir dal Colosseo e così ha staccato un laterizio (della lunghezza di 9 cm) da un muro dell’ambulacro del II ordine. Certo, niente a che vedere con il danno arrecato a Pompei un paio di giorni fa, dove è stata scalpellata una parte dell’affresco di Artemide e Apollo dalla Domus di Nettuno, ma pur sempre un danno alla conservazione e all’immagine del monumento. Non bastavano il tempo, lo smog e l’incuria, ora ci si mettono anche i turisti a danneggiare i nostri monumenti. Accanto al Colosseo si trova il Ludus Magnus, (nella foto) la più grande palestra gladiatoria, visitabile ovviamente solo su prenotazione. Anche il Ludus è ben visibile dall’esterno ma non disperate, chissà, forse per il bimillenario della morte di uno dei Flavi riusciremo a visitarlo. Sempre su prenotazione anche l’area sacra di S. Omobono con i resti di due templi d’età repubblicana e il comprensorio di S. Croce in Gerusalemme che custodisce il palazzo imperiale dei Severi con il famoso anfiteatro castrense.
Insomma la situazione è sconfortante. Soprattutto perché sembra si voglia celare la reale causa di molte di queste chiusure illustri: la mancanza di personale. Poco meno di un anno fa sul quotidiano Il Tempo fu pubblicato un articolo a denuncia della situazione dei Fori Romani. Uno dei siti archeologici più importanti al mondo, esteso come una città (33 ettari), “aperto a singhiozzo per carenza cronica di personale di sorveglianza e accoglienza”. Un anno fa il personale diurno sarebbe stato di 61 unità più 6 coordinatori, quello notturno di 15 custodi dislocati nelle varie postazioni. “Per aprire i fori sono necessari 15 custodi, se sono 14 il sito non si può aprire. Ad aggravare la situazione il blocco del turn over. Mediamente decine di postazioni rimangono chiuse solo perché manca il personale che sorvegli l’area durante l’accesso del pubblico. Per poter garantire le aperture periodiche il personale viene pagato come lavoro straordinario”. Questo spiegherebbe il motivo per cui le case del palatino non sono sempre visitabili. “Fino ad una decina di anni fa i custodi erano il doppio, erano pure i tempi delle vacche grasse” ha spiegato un dipendente che vuole restare anonimo “e si è andati allegramente avanti così per decenni. Nel passato i custodi venivano spostati negli uffici automaticamente con semplici lettere di richieste da parte dei dirigenti. Poi ci fu il concorso per l’assunzione di 40 ex atm cioè addetti alla sorveglianza. Alcuni di loro passarono a semi amministrativi semplicemente in base ad accordi sindacali. Questo meccanismo che viene applicato periodicamente, di fatto, ha depauperato il corpo dei custodi nei musei e nei siti archeologici. Siamo in tempo di crisi e non si può assumere personale nuovo. Per tamponare la situazione basterebbe applicare la legge rinvigorita recentemente dalla circolare 61 del direttore Recchia che ribadisce il divieto assoluto di spostare personale dall’area di vigilanza all’area amministrativa. La circolare non è mai stata osservata. Secondo me è giunta l’ora di farlo se non vogliamo chiudere musei e siti come il Foro Romano. In generale bisogna fare uno sforzo per ottimizzare al meglio il personale già esistente. Per rispetto anche dei fruitori dei beni culturali”. Questo era denunciato un anno fa. Con grande amarezza non rimane che constatare che ad oggi nulla è stato fatto per migliorare la situazione. L’agonia dei Fori continua.