Il documentario La nave dolce diretto da Daniele Vicari sull’attracco della nave Vlora carica di albanesi nel porto di Bari che mandò in tilt la città ventun anni fa esatti, l’8 agosto 1991, prodotto da Indigo Film e Apulia Film Commission, con Rai Cinema, in programma il 2 settembre alla 69ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, risulta nato da un’idea – si legge nei credits – “da un’idea di Luigi De Luca (vicepresidente dell’Apulia Film Commission, ndr)” e “Silvio Maselli (direttore dell’Apulia Film Commission, ndr)”. Coautrice del “soggetto” e della “sceneggiatura” – si legge ancora – è invece “Antonella Gaeta (presidente sempre dell’Apulia Film Commission, ndr)”.

Evidentemente questa fondazione Apulia Film Commission, fiore all’occhiello del governatore Nichi Vendola, considera legittimo, corretto, decente auto co-produrre, con soldi pubblici, film ideati e scritti dai suoi massimi organi dirigenziali e rappresentativi. Ma a fronte di tanta disinvoltura, dove non si comprende bene dove finisca la sfera pubblica e dove cominci quella privata, dove termina il buon senso e cominci la stupidità, c’è un risvolto assai più curioso – mettiamola così all’origine di questo brillante progetto. Si dà il caso che Angelo Amoroso d’Aragona, filmmaker barese che vinse con il cortometraggio Fuori campo il primo premio nel 1995 al Torino Film Festival e fu in concorso con un altro cortometraggio, Il dio della pioggia alla ª 61 Mostra di Venezia , abbia realizzato con riprese video da lui girate allora sui luoghi dello sbarco, dunque sullo stesso argomento dell’attuale La nave dolce, anni fa il cortometraggio Vlora 1991 – Il mare dentro, (messo nel 2008 su Youtube in due parti dall’autore delle musiche Livio Minafra. Vedi http://www.youtube.com/watch?v=-xmiod4tElY[prima parte] e http://www.youtube.com/watch?v=uM7BLc2oiHE&feature=relmfu [seconda parte]) presentato al festival Arcipelago di Roma. E che lo abbia successivamente sviluppato come work in progress per un progetto di documentario dal titolo Lo stadio della Vittoria sempre alla Mostra di Venezia nello spazio Industry nel 2007, inserendolo integralmente su Youtube il 27 novembre 2007 (http://www.youtube.com/watch?v=So3lxBTGlFw&feature=related), scrivendo di seguito: “La ricostruzione, grazie alla ricerca dei diretti testimoni e al repertorio video originale del regista, di quello che accadde realmente dentro lo Stadio della Vittoria di Bari. Nell’agosto del 1991 migliaia di profughi, dopo due giorni in mare sulla nave Vlora in avaria, vi furono rinchiusi e abbandonati dentro, circondati solo da esercito e polizia”.

 

Lo stadio della Vittoria
A seguire, nel trailer de “Lo stadio della vittoria”, inserito su Youtube il 6 marzo 2011 (http://www.youtube.com/watch?v=LAJOOicGEvY), in cui si legge “Prodotto dalla Trans Tv in collaborazione con la “Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo” e “Apulia Film Commission”, viene descritto come “un lavoro di anni di ricerca di testimoni e repertori. Restate in contatto con noi per sapere quando esce il documentario. Uscita prevista: Agosto 2011, venti anni dopo”. Di tale “documentario di Angelo Amoroso d’Aragona” con il “montaggio di Domenico De Orsi”, si perdono all’improvviso le tracce, nonostante il 7 e l’8 agosto 2011 (vedi http://misterbarion.blogspot.it/2008_08_01_archive.html e http://www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=17579) l’autore avesse dichiarato a un giornalista: “Nel 2007 è iniziata la prima fase produttiva con le circa quattro ore di filmati girati all’epoca, sono andato in Albania alla ricerca di quei volti, spostandomi tra Tirana e Durazzo. Alla fine di questi viaggi ho raccolto circa una ventina di testimonianze. In seguito è iniziata la ricerca negli archivi. Ho trascorso circa due mesi in Rai a visionare il loro materiale” . Dunque “dovrebbe essere presentato nei prossimi mesi e che nel luglio scorso ha ottenuto i finanziamenti dell’Apulia Film Fund” (quindi la sceneggiatura era stata presentata alla Film Commission regionale). E invece scompare.

 

Un bando per espertofilm making senza laurea
Finché – a sorpresa – non compare l’annuncio del film di Vicari, La nave dolce, frutto di una “idea” del direttore Silvio Maselli e del vicepresidente Luigi De Luca dell’intraprendente Film Commission pugliese, scritto dalla neo-insediata presidente Antonella Gaeta. Amoroso d’Aragona che aveva riempito blog e social network di entusiastici intenti programmatici al riguardo – molto stranamente – tace. Ma forse la cosa non è poi così strana se si considera che – occhio alle date – Amoroso d’Aragona si candida e si aggiudica, unico ammesso al colloquio del 2 agosto 2012 su oltre cento candidati (http://www.apuliafilmcommission.it/wp-content/uploads/progetti-comunitari-profilo2.pdf), un incarico professionale ben retribuito: il secondo dei tre profili richiesti dall’Apulia Film Commission, su delibera del Consiglio di Amministrazione della stessa del 16 gennaio 2012, conseguente Avviso pubblico del 24 aprile 2012 (http://www.regione.puglia.it/web/files/cultura/Avviso_Pubblico_esperti_AFC_24_4_2012.pdf), poi revocato in vista di un nuovo Avviso pubblico del 18 maggio 2012, con definitiva determina firmata dalla presidente Gaeta sempre il 18 maggio 2012 (http://www.regione.puglia.it/index.php?page=curp&opz=lista&limit=10&total=6935&limitstart=230). Una coincidenza – si dirà? Indubbiamente. Come quella del più anomalo dei requisiti richiesti, esclusivamente per questo secondo profilo a dir poco importante di “Esperto/a in film making, attività di conservazione e promozione della cultura dell’audiovisivo”. Ebbene, anziché la laurea, richiesta in tutti gli Avvisi Pubblici della fondazione emerita, anche per incarichi non così rilevanti, per questo specifico profilo è stato richiesto il semplice “Diploma di scuola secondaria superiore”. Perché – si da il caso, ancora una volta – Amoroso d’Aragona non è in possesso di titolo di laurea ma solo di diploma di scuola superiore. Mistero risolto, diranno a questo punto i malpensanti. Si ipotizzerà machiavellicamente un ottimo e remunerato motivo per non sentirsi derubato dell’idea di un progetto accarezzato per anni e anni. Forse, l’eccellente idea del documentario La nave dolce balenata in mente al direttore e al vicepresidente dell’Apulia film Commission, coadiuvati dalla presidente-sceneggiatrice, è stata quella di uno scambio? Maldicenze, solo maldicenze.

Quel che è certo è che le spese sono state a carico dei contribuenti pugliesi (co-finanziatori di un documentario dei vertici della fondazione a cui pure pagano lo stipendio e di un incarico professionale retribuito benché privo di laurea) e degli ignari partecipanti a un Avviso Pubblico. Che più “deprivante” di così non poteva essere.

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