Raramente sono apparse pubblicazioni che rappresentassero, in termini di fedeltà alla realtà, la nostra storia più recente. La mia vita dentro è la cronaca di 40 anni di storia d’Italia. Luigi Morsello, da qualche anno in pensione con il grado di ispettore generale, è un direttore di carcere che ha vissuto sulla sua pelle le dinamiche e le contraddizioni di un lungo periodo doloroso che va dal 1967 al 2005.
Uno studente di giurisprudenza, di scienze sociali, di scienze politiche, ma anche di psicologia o scienze della formazione che volesse trattare l’argomento della riabilitazione all’interno degli istituti di pena, ma anche “ gli anni di piombo “, la politica penitenziaria dal dopoguerra – sua evoluzione, non può omettere di citare ed integrare nel suo lavoro di ricerca il libro di Luigi Morsello “ La mia vita dentro “.
Il libro, strutturato secondo i criteri della documentazione testimoniale, della cronaca, del memoriale, si apre al lettore con la citazione dei luoghi dove l’autore ha prestato la sua opera; peraltro con una rappresentazione cartografica dell’Italia. Poi, dal primo capitolo all’ultimo inizia la narrazione, che per un verso è minuziosa esposizione di fatti con nomi e luoghi reali, per altro verso attraverso la voce narrante dell’autore entriamo in quel dentro dell’istituzione totale che onora il concetto stesso di verità delle cose; nel senso che Luigi Morsello ci conduce, con la sua esperienza, come Virgilio conduce Dante che parlava con e dei suoi contemporanei.
Così, quest’uomo prende per mano il lettore, e dopo averlo fatto salire a bordo del traghetto per Capraia Isola, parte la storia “ il sordo e frenetico martellare dei motori del traghetto sembrava fosse la sola cosa nella quale riuscissi a concentrarmi. Via via che la terra ferma si allontanava dietro le vetrate del ponte, cresceva la convinzione di aver fatto una sciocchezza. Avevo detto di si all’ispettore distrettuale dell’amministrazione penitenziaria. “ E’ il 1969 quando ritroviamo il dottor Morsello vicedirettore alle dipendenze del dottor Corbo a San Vittore. È addetto ai colloqui con i detenuti, è l’anno in cui la contestazione giovanile, in Italia, prende avvio. Il dottor Morsello, tra gli altri fa colloquio con Mario Capanna, il noto leader della contestazione, quello che tirò le uova marce agli spettatori all’ingresso del teatro La Scala.
In un messaggio del dottor Corbo, direttore di San Vittore riportato ne “La mia vita dentro” si comprende come sin da quegli anni le istanze riabilitative fossero già presenti nell’ordine delle cose penitenziarie. Si tratta, in questo caso, di una serie di consigli che il direttore capo in modo accorato esterna alla popolazione detenuta, il messaggio termina così: il mio personale augurio è che possiate tornare presto in libertà per riunirvi utilmente nel consorzio civile.
Nel secondo capitolo del libro Morsello ci introduce nella situazione penitenziaria di San Gimignano, metafora di molti istituti, qui scopriamo lo stato di abbandono della struttura, l’illuminazione insufficiente, il perimetro parziale del muro di cinta. Il direttore, sotto lo sguardo stupito dei poliziotti penitenziari, perlustra l’intero complesso compresa la parte detentiva, il segnale è quello di un capo cui non bastano le descrizioni, un capo che non sta rinchiuso nel suo ufficio. Egli si corica a tarda ora e prima di addormentarsi gli scorrono negli occhi della mente facce, storie, divise, sbarre. Ed ecco che a grandi ma essenziali, riassuntive ma esplicative descrizioni ci presenta le diverse personalità di detenuti che alloggiano in quella casa di reclusione. Sono gli anni in cui esplode la guerriglia urbana, le bombe e nel libro, nel primo riquadro, come inciso su sfondo grigio viene descritta la strage neo fascista di piazza della Loggia, gli strani comportamenti che seguirono subito dopo lo scoppio della bomba, è il 1974. Come per introdurci nel clima di quegli anni
Il libro procede senza calo di ritmo per il lettore, egli viene tenuto attaccato alla pagina di storia dove si incontrano personaggi noti che sono stati figli della politica, della finanza, della delinquenza esasperata. E mentre la percezione delle relazioni tra stato e terrorismo pare stabilizzarsi ad un livello schizofrenico, il direttore mantiene lucidità, senso dello stato, umanità.
Il dottor Morsello è stato come un ufficiale di collegamento che ha un messaggio decisivo e senza dormire né di giorno né di notte, viaggia con mezzi disperati per portare l’informazione che custodisce; raggiunto lo scopo crolla a terra esausto, ma si rialza, scrive La mia vita dentro.
Silvio Biondi (Assistente Capo di Polizia penitenziaria in servizio a Rimini)
Amedeo Blasi (Sociologo, consulente presso le carceri di Rimini e Massa Marittima)
“La Mia Vita Dentro – Memorie di un direttore di carceri”, di Luigi Morsello, Infinito Edizioni, pagg 206, euro 18