ROMA. I cartoni preparatori di maestri seicenteschi, primo fra tutti Pietro da Cortona, raccontano fino al 22 aprile nelle sale della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini la storia dei cicli di arazzi realizzati dal prestigioso casato romano per celebrare di fronte al mondo la propria grandezza e potenza. Al pari delle corti francesi, papali o medicee, i Barberini riuscirono a impiantare un’arazzeria attiva per circa 50 anni, dalla quale uscì una considerevole serie di manufatti di straordinaria qualità, la cui ideazione venne affidata a grandi artisti del tempo. Intitolata Glorie di carta. Il disegno degli arazzi Barberini, l’importante esposizione  stata curata da Maurizia Cicconi e Michele Di Monte, che hanno riunito tre cartoni (di grandi dimensioni), ciascuno appartenente a uno dei cicli che ritraggono le Storie di Costantino, la Vita di Cristo e le Storie di Urbano VIII.

Le serie selezionate sono infatti le più significative delle sette volute dal cardinal Francesco Barberini, il quale, in missione diplomatica a Parigi, ricevette in dono dal re di Francia gli arazzi disegnati da Rubens. Luigi XIII voleva ingraziarsi papa Urbano VIII, che invece aveva dato mandato al nipote cardinale di non accettare niente per non compromettere difficili trattative. Il sovrano, spiega Michele di Monte, riuscì però a mettere il cardinal Francesco davanti al fatto compiuto e quindi fece ritorno a Roma con sette splendidi arazzi delle Storie di Costantino, serie ancora non completata. La magnificenza dei manufatti fece d’altro canto intravvedere al cardinale Barberini le potenzialità di quegli arredi prestigiosi, a metà strada tra arte e artigianato, ma capaci di tradurre con fasto e ricchezza le glorie del casato. Ecco dunque che decide di portare a termine il ciclo di Costantino e di farlo proprio nella città eterna, commissionando a Pietro da Cortona scene pi congeniali alla strategia della famiglia, impegnata a dimostrare al mondo un prestigio pari a quello delle corti. ”A Roma – dice di Monte – non c’era una tradizione di arazzeria, anche i famosi arazzi di Raffaello furono realizzati nelle Fiandre”. Il cardinal Francesco, con la sua produzione, puntava dunque a fare dell’Urbe un polo di eccellenza, appunto sotto l’emblema Barberini”. Il suo fu una sorta di progetto identitario di grande respiro, che, con ingenti investimenti, vide tra l’altro la realizzazione di cinque arazzi delle Storie di Costantino, completato da Pietro da Cortona, la cui scuola progettò i dieci manufatti delle Storie di Urbano VIII (destinati a decorare il grande salone di Palazzo Barberini), mentre i dodici della Vita di Cristo furono  affidati a Giovan Francesco Romanelli.  Dalla loro arazzeria, i Barberini facevano uscire solo un’edizione dei singoli cicli riuscendo cos a recuperare i bellissimi cartoni che gli artigiani duplicavano fedelmente con materiali pregiati. Nelle collezioni Barberini sono dunque conservati da sempre alcuni bellissimi esemplari, sopravvissuti da allora: quattro di Pietro da Cortona, otto della Vita di Cristo e l’intera serie dedicata a papa Urbano VIII.

Di Golem

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