Passata alla storia più per la sua sinfonia che per il resto della partitura, La Gazza ladra è un esempio di opera semiseria (in due atti, su libretto di Giovanni Gherardini) dove si mescolano registri espressivi diversi, da quello grottesco, a quello gioioso, a quello tragico: la vicenda, piuttosto complicata, ruota intorno a una gazza, che ruba una posata; ma del furto viene accusata l’innocente Ninetta, e per questo reato condannata a morte; ma alla fine la posata viene ritrovata nel nido della gazza sul campanile e la ragazza salvata in extremis mentre si avvia al patibolo.
Questo spettacolo, presentato al Rossini Opera Festival nell’agosto del 2007, deve il suo successo al bell’allestimento di Damiano Michieletto, che ha riletto la vicenda pensando ad Alice nel paese delle meraviglie. Ha dunque trasformato la trama dell’opera nel sogno di una bambina, che nell’ouverture gioca e poi si addormenta e si trova immersa in una storia paurosa, dove viene accusata, condannata e rischia di morire. Questa soluzione permette a Michieletto anche di sottolineare il momento catartico e liberatorio del risveglio, di costruire un contenitore narrativo semplice e leggero, uno spettacolo stilizzato, dai colori accesi, come un libro illustrato, sfruttando anche le doti ginniche della danzatrice Sandhya Nagaraja, nei panni della gazza, che si muove agile come una trapezista. La Ninetta di Mariola Cantarero affronta gli acuti senza sforzo, sfoggia un timbro amabile e un bel fraseggio che le permette di cogliere la dimensione patetica e larmoyante del suo personaggio. Più malcerto negli acuti è il tenore Dmitry Korchak nei panni di Giannetto, comunque dotato di un bel timbro. Bravissimi Michele Pertusi, un podestà dark, sinistro e claudicante, un vero malvagio, ma dalla voce rotonda e vellutata, Alex Esposito, che coglie molto bene il carattere tormentato del padre di Ninetta, l’esuberante Pippo di Manuela Custer, molto credibile nel suo ruolo en-traversi.
La Gazza ladra
di Gioacchino Rossini
interpreti: Mariola Cantarero, Paolo Bordogna, Kleopatra Papatheologou, Dmitry Korchak, Alex Esposito, Michele Pertusi, Manuela Custer, Stefan Cifolelli, Cosimo Panozzo, Vittorio Prato, Matteo Ferrara
Orchestra Haydn Di Bolzano e Trento, Coro da camera di Praga, direttore Lü Jia
regia: Damiano Michieletto
scene: Paolo Fantin
costumi: Carla Teti
Blu-ray disc Dynamic 55567
Luci Mie Traditrici
di Salvatore Sciarrino
interpreti: Nina Tarandek, Christian Miedl, Roland Schneider, Simon Bode
Ensemble Algoritmo, direttore Marco Angius
regia: Christian Pade
scene e costumi: Alexander Lintl
Dvd EuroArts 2059038
Luci mie traditrici è uno dei capolavori del teatro musicale contemporaneo. Dal seicentesco Tradimento per l’onore di Giacinto Andrea Cicognini, cruento dramma del duca Malaspina costretto a lavare nel sangue, con l’uxoricidio, l’onta del tradimento e del disonore, Sciarrino ha tratto nel 1998 quest’opera compatta, asciutta, un’ora di musica di straordinaria intensità e concentrazione espressiva. Una trama di dialoghi sussurrati, rapidi, nevrotici, nello stile vocale che il compositore siciliano ha via via affinato, creando una sorta di moderno canto di coloratura, dallo straordinario potenziale drammatico. Intorno a questi dialoghi si disegna una trama strumentale lacerata, calligrafica, piena di fremiti e turbolenze, di impeti frenati, di pulsazioni sorde, di citazioni deformate. Già incisa due volte su cd, per la Stradivarius (diretta da Tito Ceccherini) e per la Kairos (diretta da Beat Furrer), Luci mie traditrici compare ora in dvd, in un magnifico spettacolo ripreso al Cantiere di Montepulciano nell’estate del 2010. L’opera è diretta con precisione e grande musicalità da Marco Angius, sul podio dell’Ensemble Algoritmo, e magnificamente interpretata dal mezzosoprano Nina Tarandek, elegante e inquieta Malaspina, da un intenso Christian Miedl nei panni del duca, suo marito, dal controtenore Roland Schneider nella parte dell’Ospite. Essenziale ed efficace, come la musica, la regia di Christian Pade, che muove i personaggi con gesti nervosi, insieme geometrici e molto realistici, in un palcoscenico immerso nell’oscurità, con chiaroscuri caravaggeschi e qualche elemento simbolico, ad esempio il ventaglio rosso impugnato dalla donna come una cruenta premonizione. Il dvd Contiene anche una serie di interviste (The Making of Luci mie traditrici) al compositore, al direttore, al regista, agli intepreti e a Detlev Glanert, direttore artistico del cantiere di Montepulciano.
Preussisches Märchen
di Boris Blacher
interpreti: Lisa Otto, Ivan Sardi, Manfred Röhrl, Gerti Zeumer, Donald Grobe, Victor von Halem
Orchestra della Deutsche Oper di Berlino, direttore Caspar Richter
regia: Winfried Bauernfeind
scene: Ernst Wurzer
costumi: Werner Juhrke
Dvd Arthaus 101658
Spettacolo storico registrato nel 1974 alla Deutsche Oper di Berlino, e prima registrazione mondiale di questa opera-balletto in cinque scene, composta da Boris Blacher nel 1949, messa in scena per la prima volta nel 1952. Il libretto di Heinz von Cramer sembra una rivisitazione della pièce teatrale Il capitano di Köpenick, commedia di grande successo, scritta nel 1931 da Carl Zuckmayer, proibita dal regime nazista, ripresa nell’omonimo film di Helmut Käutner che nel 1956 fu nominato all’Oscar come miglior film straniero. La vicenda narrata in Preussisches Märchen (una fiaba prussiana) è quella dell’impiegato Wilhelm Fadenkreutz (il baritono Manfred Röhrl, ammirevole sia come cantante che per le doti di attore), scrivano comunale che viene licenziato per delle avances fatte alla figlia del sindaco Adelaide (il soprano Carol Malone). Per nascondere in famiglia l’onta del licenziamento, e non ostacolare il matrimonio della sorella Auguste (Gerti Zeumer) con l’assessore Birkhahn (Donald Grobe), Wilhelm si traveste da ufficiale, e con una divisa da capitano getta lo scompiglio nella cittadina, arrivando anche a ordinare l’arresto del sindaco (il tonante basso Victor von Halem). Quest’opera offre un interessante spaccato del panorama musicale e operistico tedesco nei primi anni del dopoguerra, al di fuori delle correnti moderniste e della scuola di Darmstadt. Blacher (prolifico autore di opere e di balletti, ma anche importante didatta che ebbe tra i suoi allievi Aribert Reimann, George Crumb, Niccolò Castiglioni, Isang Yun, Klaus Huber, Gottfried von Einem) riprende stilemi tipici dell’opera buffa, con un tematismo nitido, sempre ben sagomato, sapienti concertati, una scrittura brillante, politonale, nella quale emergono le influenze di Berg e di Milhaud, che si mescolano con elementi provenienti dal mondo del jazz e dell’operetta. Il compositore sfrutta abilmente i personaggi en travesti (la madre di Fadenkreutz è un basso buffo, Ivan sardi, il padre un soprano, Lisa Otto), l’innesto metateatrale della commedia scritta da Birkhahn, i trascinanti momenti di danza, le citazioni, e una velata parodia dell’inno nazionale tedesco. Opera girata come un film dal regista Winfried Bauernfeind, che sfrutta l’ottima recitazione degli interpreti, e ne fa uno spettacolo di vivido realismo.
Ariadne auf Naxos
di Richard Strauss
interpreti: Renée Fleming, Sophie Koch, Robert Dean Smith, Jane Archibald
Staatskapelle Dresden, direttore Christian Thielemann
regia e scene: Philippe Arlaud
costumi: Andrea Uhmann
Dvd Decca 074 3809
Dopo essere stata Marescialla (1995), Arabella (1998), Madeleine (2004), Daphne (2005), Renée Fleming ha debuttato in un nuovo ruolo straussiano, quello di Ariadne, solo nel 2012, al Festival di Baden Baden. La linea vocale sempre curata, attenta a ogni sfumatura, certo non da soprano drammatico, insieme alla perfetta dizione tedesca, al colore caldo nel registro grave, al morbido legato, ne fanno un’Arianna delicata ed espressiva, adattissima a fondersi con l’orchestra nel finale estatico. La affiancano altri ottimi interpreti straussiani come Sophie Koch, che sfoggia una grande potenza vocale, con un bel timbro soprattutto nel registro acuto, e appare molto credibile nei panni del Compositore idealista e infervorato. Jane Archibald è un soprano di coloratura, che dimostra grande sicurezza anche nei passaggi più impervi, una Zerbinetta pungente, ammiccante, sensuale col suo costumino rosa e l’ampia scollatura. voce pyngente e presenza seducente. Robert Dean Smith è un vero Heldentenor, nei panni di bacco, anche se lascia un po’ a desiderare nella recitazione. Nel cast c’è anche il mitico René Kollo, settantacinquenne, nel ruolo parlato del maggiordomo. Christian Thielemann, sul podio della Staatskapelle di Dresda, mostra una profonda sintonia con la musica di Strauss, nella sua direzione raffinata, dal gusto quasi cameristico. Meno convincente la regia di Philippe Arlaud, un po’ caricaturale, fumettistica, coloratissima, basata su continui movimenti mimici, con i personaggi della commedia dell’arte trasformati in clown da circo. Poco attenta alle sottili ambiguità e alle interferenze stilistiche di un’opera che Hofmannsthal aveva immaginato come «un’ingegnosa parafrasi dell’antico stile eroico, intrecciato con lo stile dell’opera buffa».
di Benjamin Britten
interpreti: Marlin Miller, Scott Hendricks, Razek-François Bitar, Alessandro Riga, Danilo Palmieri
regia, scene e costumi: Pier Luigi Pizzi
coro e orchestra del Teatro La Fenice, direttore Bruno Bartoletti
Blu-ray disc Dynamic 55608
Ultima opera di Britten, Death in Venice trasforma il racconto di Thomas Mann in una drammaturgia a metà tra il monologo interiore e il thriller psicologico, in una partitura ipnotica, intessuto di frammenti tematici e disegni delle percussioni, con i ruoli di Tadzio e della sua famiglia affidati non a cantanti, ma a un gruppo di danzatori-mimi (con Alessandro Riga nei panni del giovinetto), accompagnati da una trama metallica e minimalista di xilofoni e Glockenspiel. Il Teatro la Fenice ha ripreso nel 2008 il bell’allestimento di Pier Luigi Pizzi, messo in scena per la prima volta a Genova nel 2000, poi a Firenze nel 2001: spettacolo elegante, un po’ metafisico, ambientato negli anni Trenta, popolato da bagnanti-ginnasti, tutti molto sportivi, che intrecciano le loro coreografie con le corse dei bambini, in uno spazio scenico illuminato da sapienti effetti di luci colorate, di riflessi e di controluci. Ne viene la rappresentazione di una Venezia magica, dove si mescolano elementi realistici (le scene al lido con i giochi dei ragazzi in costume, su un palco lucido e riflettente come l’acqua del mare), altri simbolici (come nel quadro iniziale ispirato ai famosi cipressi dipinti da Boecklin nell’Isola dei morti), altri onirici (come il sogno della scena orgiastica in onore di Dioniso). Von Aschenbach è interpretato dal tenore Marlin Miller, che unisce un raffinato fraseggio a un’intensa poesia nei suoi ariosi. Il baritono Scott Hendricks connota, con la sua bella voce brunita, le sette diverse personificazioni del destino (che avvicinano il poeta alla morte), a partire dal misterioso viaggiatore, incontrato presso il cimitero di Monaco, che incoraggia Aschenbach a partire per il Sud. Bravo anche il controtenore siriano Razek-François Bitar nella parte di Apollo. La lettura di Bruno Bartoletti, scrupolosa e molto teatrale, coglie bene l’atmosfera onirica e brumosa della partitura britteniana.