Ogni mese il buon distributore (purtroppo, non tutti sono tali, soprattutto tra i più piccoli) invia all’editore un rendiconto. Si tratta di un documento elettronico, spesso in formato pdf, in cui il distributore rende noti all’editore tutti i “movimenti” del mese di cui il rendiconto è oggetto.
Normalmente il rendiconto è sempre differito di tre-quattro settimane rispetto al mese di riferimento. Se parliamo, ad esempio, del rendiconto del mese di gennaio 2012, probabilmente questo sarà inviato – una volta ricevuti tutti i dati dai distributori locali, dalle librerie e dai rivenditori Web – tra il 20 e il 29 febbraio. L’editore normalmente aspetta con non poca trepidazione questo documento, che nei giorni successivi rappresenta oggetto di dibattito, euforia o depressione, a seconda dei risultati totalizzati.
Un rendiconto ben fatto non solo spiega all’editore quante copie sono state vendute o rese di ogni titolo in catalogo ma racconta nel dettaglio anche in quale regione o addirittura città i volumi sono stati venduti o resi.
Quella dei cosiddetti “resi” è una voce passiva tra le più preoccupanti per chi lavora nel settore editoriale. Si tratta, in sostanza, di libri che si credeva di aver venduto e che il distributore aveva pagato all’editore ma che, dopo mesi e a volte dopo anni, invece tornano indietro, restituiti dalle librerie o dai grossisti. Il distributore allora conteggia quella del “reso” come una voce negativa nel rendiconto, scalandola dal totale. Da questo si evince dunque che il rendiconto è composto di voci attive e passive, la cui somma dice all’editore su quanti soldi potrà contare per pagare gli stipendi e i fornitori. Nel buon rendiconto, tra l’altro, si distingue anche tra le librerie indipendenti, le catene e i grossisti, cosicché l’editore sappia esattamente chi ha venduto cosa e quando.
Una volta ricevuto il rendiconto, l’editore emette fattura per la percentuale di incasso che gli spetta e nel momento in cui il distributore riceve la frattura cominciano a decorrere i tempi previsti dal contratto per il pagamento del dovuto. Le tempistiche dipendono dagli accordi contrattuali tra le parti. Di solito i pagamenti sono a 120-180 giorni. Ma pare ci siano distributori che pagano ormai con scadenze ancora più lunghe (e altri che non pagano affatto!).
In ogni caso, la differenza tra avere e non avere un distributore per chi opera in editoria è notevole. Ma quella tra avere un buon distributore e non averlo con questa imprescindibile caratteristica è decisiva. E più grandi sono, più sono seri e attendibili, sebbene molto più costosi.
C’è chi fa la scelta di distribuirsi da solo, chi deve farlo perché non accettato dai distributori a cui ha fatto domanda, chi spera nell’e-book per bypassare il problema. Il mercato è in notevole trasformazione ed è difficile capire che cosa accadrà nei prossimi cinque-dieci anni, in particolare in un Paese problematico e particolare come l’Italia. Il dato di fatto, oggi, è comunque che chi può contare su un buon distributore viaggia a velocità decisamente maggiore di chi non ha questa fortuna. Ci sarà chi non è d’accordo, ma temo ricopra una posizione minoritaria.