Era il 2004 quando ci presentammo dal nostro distributore librario con, in mano, due titoli stampati e tanti buoni propositi, ma le idee non troppo chiare, soprattutto riguardo al pantano editoriale italiano in cui avremmo, da quel momento in poi, rischiato tutti i giorni di affogare.
Il distributore, un uomo con oltre una quarantina d’anni d’esperienza nel settore sulle spalle, non laureato, affatto grande lettore di libri, ma con parecchio fiuto, in pochi minuti ci guardò in faccia, si rivoltò i libri tra le mani e ci sottopose il contratto. Lì per lì ci sembrò tutto facile e quasi scontato. Successivamente, anno dopo anno, avremmo toccato con mano l’importanza d’avere un distributore e d’averlo contattato prima che la crisi del settore editoriale crescesse ulteriormente, e la conseguente difficoltà, per molti editori, di avere la chance di vedere distribuiti i loro libri in libreria.
Degli oltre ottomila editori esistenti e più o meno attivi in Italia (c’è chi fa quattromila libri l’anno, chi non supera una o due unità) ignoro onestamente quanti siano quelli distribuiti, ma immagino che quelli distribuiti bene o quasi non siano più di un ottavo, a voler stare larghi, della cifra complessiva.
Oggi è sempre più difficile per un nuovo editore che si affaccia sul mercato riuscire a essere “preso” da un grande distributore, a meno che l’editore non sia rampollo di una famiglia già ben nota sul mercato o abbia tanto capitale da investire per partire subito con una produzione notevole e con titoli e autori di una certa importanza. Chi parte proprio da zero – come facemmo noi nel 2004 con la Infinito edizioni, con un capitale sufficiente appena a pagare la maledetta burocrazia italiana e a comprare il software originale necessario ad avviare l’azienda – molto spesso sperimenta dei no che bruciano sulla pelle e nell’anima a lungo.
Il distributore chiede e pretende dall’editore una quantità minima di titoli l’anno – c’è chi non fa “entrare” nuovi editori con meno di sette-dieci titoli garantiti – una certa qualità grafica e della carta usata, l’impegno a trovare i cosiddetti “nomi” per alzare prima possibile il livello della proposta, e massima precisione nella consegna dei libri. In cambio, gli promette un servizio di promozione e di distribuzione che, purtroppo, nei primi anni non sarà mai rispondente alle attese dell’editore e che in molti casi potrà provocare attrito tra editore e distributore. L’editore vorrebbe essere sempre promosso meglio e veder crescere costantemente la quantità del venduto; il distributore ha come priorità quella di “spingere” al massimo i libri degli editori da più tempo in catalogo e più noti ai librai, facendo crescere con una certa calma chi è arrivato dopo. Questo ovviamente è oggetto di scontro tra le parti, ma ormai molti distributori, vista la crisi che da tempo pervade il settore, hanno tagliato prima agenti locali, poi magazzini, quindi direttamente le forniture alle librerie che non onorano i pagamenti. Il mercato si restringe – anche perché viviamo e resistiamo in una situazione di oligopolio di fatto – e spesso il distributore non riesce a garantire la presenza di tutti i libri dei suoi editori in libreria, trovandosi a fare un po’ la parte dell’equilibrista che si muove con le scarpe di suola sul ghiaccio.
Tutto questo dà luogo ai trasferimenti degli editori da un distributore a un altro. Ma sarà meglio parlarne la settimana prossima…