MILANO. Fino all’8 marzo la Galleria Bellinzona di Milano espone la suite di incisioni eseguita da Pablo Picasso nel 1968 per illustrare “La Celestina” di Fernando de Rojas, una delle più importanti opere della letteratura spagnola che ne ha segnato la transizione dal Medioevo al Rinascimento.
La mostra si svolge parzialmente in contemporanea con la rappresentazione della “Celestina” in programma al Piccolo Teatro Strehler fino al 1 marzo. Quello che, di questa vicenda, interessava a Picasso erano gli incontri amorosi tra Calisto e Melibea che si svolgevano in presenza della mezzana Celestina, protagonista e poi vittima della storia per la sua corruzione e cupidigia, come anche i due amanti. L’artista, nel 1903, aveva dipinto un ritratto realistico, persino crudele, di Celestina. Le incisioni eseguite per La Célestine sono parte della famosa serie “347”. Nel 1968 Picasso lavorò alla lastre quasi tutti i giorni, usando varie tecniche (a volte sulla stessa lastra). Era impaziente di vedere la stampa non appena tirata da Aldo e Piero Crommelynck che avevano installato il loro atelier a Mougins. Per illustrare La Célestine Picasso usò soprattutto il procedimento dell’acquatinta. Per il libro esposto a Milano sono state scelte 66 incisioni, di piccolo formato, datate dall’11 aprile al 18 agosto. Le incisioni rappresentano i due amanti clandestini spesso in compagnia dell’intermediaria, dipinta come una vecchia: fa la sua prima apparizione il 14 maggio in immagini erotiche con lei che guarda e in scene di rapimenti notturni. Picasso non voleva che si stampasse il testo sul retro delle pagine con l’incisione, per questa ragione il libro è composto in modo particolare: pagine doppie non tagliate con un’incisione ed una pagina con il testo si alternano a pagine singole con due pagine di testo.