Per oltre un secolo i curdi hanno cullato il sogno della creazione di un Kurdistan indipendente. Oggi questo sogno ha compiuto un importante passo in avanti verso la sua realizzazione che potrà avvenire grazie al petrolio.

Entro fine mese infatti per la prima volta il greggio estratto dai giacimenti della Regione autonoma del Kurdistan iracheno verrà venduti e esportati all’estero, scavalcando il governo di Baghdad, grazie all’aiuto di quello di Ankara. Il greggio iracheno potrà infatti affluire attraverso il nuovo oleodotto che porta in Turchia.
 
Grazie all’aiuto delle autorità turche i porti di quel paese faranno da terminal del petrolio curdo. Il governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno, che ha sede ad Erbil, ha annunciato, attraverso il suo sito internet, che entro fine mese sarà esportato iI primo pacchetto di 2 milioni di barili di petrolio tramite una gara d’appalto. L’annuncio è stato pubblicato per invitare gli offerenti a partecipare alla gara che si terrà questo mese gennaio. Le quote mensili di esportazione di greggio curdo dovranno poi aumentare rispettivamente a 4 milioni di barili e 6 milioni di barili nel mese di febbraio e marzo. Si stima che le esportazioni mensili di greggio raggiungeranno i 10-12 milioni di barili nel mese di dicembre.
 
Questa vicenda ha fatto sì che il governo di Erbil e quello centrale iracheno di Baghdad si scontrassero per mesi. Baghdad, che rivendica di essere l’unica autorità legittimata a gestire il petrolio iracheno, ha protestato dopo i rappresentanti di Erbil hanno firmato una serie di accordi con la Turchia per le esportazioni di petrolio e gas, nonché per la costruzione di nuovi gasdotti. Il governo centrale iracheno teme che gli sforzi dei curdi verso l’indipendenza del loro petrolio potrebbe portare alla disgregazione dell’Iraq. Il corteggiamento dei curdi iracheni da parte della Turchia ha creato non poche preoccupazioni anche a Washington. A poco è servito il fatto che la Turchia formulasse diverse proposte per cercare di accontentare Baghdad, come quella della creazione di un conto vincolato presso una banca statale turca per i proventi del petrolio depositati.
 
Il nuovo gasdotto del Kurdistan iracheno porta il petrolio curdo all’hub per le esportazioni turche sul Mediterraneo di Ceyhan. In una prima fase trasporta greggio dai campi di Tawke per poi collegarsi con l’oleodotto che da Kirkuk va a Ceyhan. Presto a questo oleodotto sarà aggiunto anche il greggio estratto dai giacimenti di Taq Taq e di altri campi. I potenziali acquirenti saranno in grado di prelevare il greggio curdo dal terminal di Ceyhan sulla base di accordi analoghi a quelli utilizzati dall’Iraq’s State Oil Marketing Organization (SOMO) per le esportazioni di petrolio da Kirkuk.
 
Secondo il politologo curdo iracheno Kurshid Dili “la questione ha superato i confini dell’economia ed è sfociata in una battaglia di tipo politico e strategico”. Intervistato dalla tv araba “al Jazeera”, l’analista curdo ha spiegato che “la polemica sul petrolio curdo non è una mera questione politica di scontro tra Erbil e Baghdad ma è qualcosa di più. Si tratta di una scelta strategica di grossa rilevanza che avrà un peso fondamentale sul futuro dell’indipendenza dei curdi. Per quanto riguarda il Kurdistan si tratta di una scelta decisiva per il suo futuro, porrà le basi alla nostra indipendenza. Dopo la questione di Kirkuk curda, tutto è pronto per l’annuncio di un Kurdistan indipendente”. I proventi del petrolio curdo potrebbero essere più di un miliardo di dollari l’anno e per questo in passato il governo di Baghdad ha accusato i curdi di esportare illegalmente il greggio verso Iran e Turchia attraverso piccoli camion per una quantità che si aggira intorno ai 175 mila barili di petrolio al giorno.

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