MILANO. E’ intitolata a Kama, divinità indiana dell’amore sessuale, la mostra che fino al 5 marzo presenta alla Triennale 200 oggetti di design antico e moderno ispirati appunto al sesso, a dimostrazione che il suo richiamo è sempre stato vivissimo in ogni tempo. Già sugli antichi vasi attici, prime testimonianze dell’Arte ellenistica nell’VIII secolo a.C” spiccano, dipinte In rosso o nero, figure di dei e comuni mortali impegnati in rituali erotici. Seguono amuleti di epoca romana a forma fallica. Ma è nel Novecento che i riferimenti sessuali, più o meno espliciti, esplodono con una fantasia che sopravanza spesso l’immaginazione più smaliziata. Così il famoso artista surrealista catalano Salvador Dalì, non esitò a lasciare momentaneamente i suoi dipinti visionari per immergersi nella voluttà di un divano in cui sedile e spalliera rappresentano le rosse e carnose labbra dell’attrice cinematografica americana Mae West, cha tra le due guerre lanciò la moda della donna sex-symbol. Il design ispirato al sesso è diventato quindi sfrenato quanto sfrontato. Piero Fornasetti negli anni Sessanta ha prodotto un ”Tronco Femminile” concentrato sulla parte che va dalla vita all’inizio delle gambe. ”Cul is cool” ha rilanciato Ramon Ubeda nel 2006, dando questo titolo alla composizione di un uomo nudo nella posa del ”pensatore”, ma seduto su un simile tronco sagomato, che accarezza con la mano protesa verso il basso. Great Wall of Vagina ha definito James McCartney un vistoso muro formato dai calchi pubici di 400 anonime signore. Andrea Mancuso è arrivato ad inventare un porta-formaggi a forma di ventre femminile. Tanto da fare apparire banale un accendisigari di Venturini dalla colorata forma penica.

Di Golem

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