Lo scorso 1° dicembre la nazionale femminile di K1 si è riunita in segno di omaggio, e in memoria, delle donne che hanno subito e che subiscono violenza e vessazioni per il solo motivo di essere donne.
Le ragazze della nazionale hanno esibito la loro preparazione atletica conducendo un allenamento a porte aperte seguito da bellissimi incontri sul ring. Al tempo stesso hanno mostrato una grande preparazione mentale e psicologica esponendo le loro opinioni sul triste fenomeno del femminicidio, ovvero l’omicidio della donna causato dal solo fatto che ella è tale, compiuto da un uomo che si pone in una condizione di dominanza. Delitto spesso determinato da un normale desiderio della donna di esprimere se stessa, di decidere della propria vita, altre volte da semplici divergenze risolte brutalmente da una controparte in netta predominanza fisica.
Le ragazze del collegiale, dopo lo spettacolo sportivo, hanno discusso della violenza sulle donne. Tra le altre hanno partecipato Carla Roncari (4 volte campionessa mondiale di Full contact, campionessa europea di Kick Boxing e Full contact e campionessa italiana di Full contact e Savate), Graziella Mittino (campionessa mondiale di Muay Thai, campionessa europea di Muay Thai e campionessa italiana di K1 e Muay Thai), Patrizia Gibelli (campionessa italiana di K1 e Muay Thai e semifinalista per l’Oktagon), Francesca Cigolini (campionessa italiana di Low Kick, Muay Thai e K1), Giovanna Iozzi (campionessa italiana di Kick boxing e campionessa regionale per la Lombardia di pugilato) e Sara Portaleone (campionessa regionale per la Lombardia di Kick boxing).
Tutte si sono trovate concordi sulla necessità che la donna agisca per prima. “Dobbiamo pensare a noi stesse, l’uomo di conseguenza si adatterà al nostro nuovo modo di essere. – ha affermato Giovanna Iozzi – La donna deve sviluppare sicurezza in se stessa, solo in questo modo potrà costruire un tipo di rapporto differente con l’uomo: gli uomini sono più propensi a rispettare e a trattare alla pari quelle donne che fanno sentire il loro carattere.”
Hanno quindi proposto una nuova indipendenza femminile, dettata dallo sviluppo della sicurezza e dell’amor proprio “dobbiamo ammettere che l’uomo è più forte fisicamente, noi dobbiamo esserlo caratterialmente, questo vuol dire allontanarsi dagli uomini che non ci meritano al primo segnale di mancanza di rispetto – sottolinea Sara Portaleone – Accettare che l’uomo sia più forte, riesce a farci gestire questo limite, per esempio controllando meglio le situazioni che si vanno a creare. Gli sport da combattimento aiutano in questo: sai quali sono i difetti e i pregi sia tuoi che dell’avversario, studi te stesso e le altre persone, studi la distanza da adottare, sai quando è il momento di allontanarti e quando è il momento di avvicinarti nella vita proprio come sul ring”.
Quindi grande merito hanno dato le ragazze della nazionale di K1 alla loro attività sportiva. Aggiunge Sara: “Ho iniziato per passione e per incanalare una mia forma di aggressività, ma mi sono resa conto che stavo diventando più cosciente di me, questo vuol dire vivere la vita con sicurezza in quanto reagisci in modo più corretto. Non si rimane passivi di fronte un’aggressione, né ci si lascia prendere dall’impulso: ci si rende conto dei propri limiti, accettandoli, trovando un modo per farvi fronte” Le donne che non praticano questa attività, Sara ne è convinta, spesso sbagliano nelle loro reazioni, non sanno come comportarsi e finiscono per vestire i panni della vittima: “Con questa attività ti senti sicura e la tua sicurezza si vede. L’uomo tende a sfogare la sua aggressività sulle donne insicure!”
Graziella Mittino sottolinea come sia utile fare sparring, abituandosi ad incassare ed evitare i colpi: si ssviluppa una certa propensione a difendersi sia fisicamente, durante un’aggressione, che psicologicamente. Quest’ultimo aspetto Graziella lo considera più importante, in quanto l’uomo è comunque sempre più forte della donna, ma la difesa psicologica fa sì che si evitino certi tipi di uomini, o forse “sono gli uomini violenti che evitano le donne forti e sicure di sé puntando a quelle più insicure e fragili”. Anche Francesca Cigolini descrive quanto gli ha insegnato praticare sport da combattimento “Non ti senti più sicura perché impari le tecniche, ma perché sai come gestire le situazioni, esattamente come gestisci le distanze in un combattimento riesci a gestire le distanze dagli uomini, vuol dire che sai a chi avvicinarti e sai da chi allontanarti. Inoltre sai cosa vuol dire ricevere un pugno e subire dolore, quindi hai meno paura e resti più”.
Patrizia Gibelli ci parla della sua personale esperienza: “Non ci si può difendere dagli uomini perché sono comunque più forti delle donne, ma grazie agli sport da ring ho sviluppato una sicurezza tale che posso camminare da sola, ho un atteggiamento per cui i malintenzionati non si avvicinano. Questi scelgono le ragazze che hanno l’apparenza delle facili prede, lo capiscono anche solo guardandole negli occhi. Io non sembro una preda, sento di non essere tale”.
Della stessa opinione è Giovanna Iozzi che ci propone una riflessione su cosa voglia dire essere sicuri a livello pratico e di quanto sia importante esserlo. Se c’è sicurezza c’è anche una migliore capacità di valutazione delle situazioni, il che spesso vuol dire semplicemente “andare via, allontanarsi dall’uomo violento evitando che si arrivi ad un punto critico”.
“Ho iniziato questa attività per caso a 17 anni – continua Giovanna – sentendo dentro di me letteralmente un cambio caratteriale, mi sentivo sicura e questa sicurezza mi ha dato la base, una volta divenuta donna, per diventare una madre ancora più forte, pronta a difendere non solo se stessa, ma anche e soprattutto i miei figli”.
Incoraggiante è stato l’intervento di Carla Roncari, forse l’unica donna tra le presenti con la reale capacità fisica di difendersi dagli uomini, visto che è stata più volte campionessa del mondo di Full Contact detenendo il record come la donna con più vittorie mondiali consecutive “Probabilmente potrei difendermi dalla maggior parte degli aggressori, e devo ammettere che sono sempre stata sicura di me, ma indubbiamente questa attività aiuta sia il fisico che la mente, rendendoti più reattiva nel caso si profili la possibilità di un’aggressione”.
In questa giornata si è parlato inoltre dell’importanza della cultura. Dopo qualche critica al sistema giudiziario e allo stato non sempre presente, e la constatazione della scarsa qualità dell’informazione, sostituita da falsi sentimentalismi e notizie shock, Graziella Mittino ha osservato che “lascia titubanti il sistema giudiziario che sembra non tutelare la donna, allora bisogna partire dall’educazione così da cambiare la cultura italiana nei confronti della donna”.
Si è quindi sottolineato come l’educazione possa avere un ruolo centrale nell’inversione di rotta culturale.
Su questo aspetto ha insistito anche l’assessore allo sport Vito Diluca “Le donne dovrebbero imparare a capire con chi non legarsi, e nel momento in cui dovessero scoprire che l’uomo è cambiato rispetto ai primi tempi, dovrebbero lasciarlo. Invece la maggior parte delle donne non riesce a tornare sui propri passi. Dovrebbero imparare a non essere disponibili a subire, né i soprusi fisici, né quelli mentali, ma purtroppo ancora oggi manca la cultura del rispetto in entrambi i sessi: negli uomini perché non rispettano pienamente le donne come soggetti pari a loro, e nelle donne che non hanno ancora imparato a farsi rispettare.
E’ sulla cultura che si deve quindi insistere, cambiarla vuol dire prevenire il problema. Certo – ha concluso l’assessore Diluca – ci vorrà del tempo, ma sono sicuro che i risultati arriveranno.”
Anche l’arbitro internazionale Fikbms e Wako Alfredo Zica ribadito che è fondamentale “cambiare la cultura e la psicologia delle donne, che spesso si pongono loro stesse in una condizione di dipendenza e sottomissione rispetto all’uomo. Devo dire che questo potrebbe essere messo in atto proprio avvicinandosi agli sport da ring, infatti questa condizione mentale di subordinazione non si ritrova mai nelle donne che praticano sport da combattimento”.
E i benefici degli sport da combattimento sono stati da tutti evidenziati anche con riferimento agli uomini. Chi li pratica è più rispettoso e disciplinato rispetto alla media maschile, non solo nei confronti della donna, ma anche dei bambini.
Anche Alfredo Zica ha ripreso tale concetto (sostenuto da una sua passata carriera come arbitro di calcio) “Nel mondo degli sport da ring uomini e donne hanno un grande rispetto reciproco, non c’è diversità di sesso, le uniche diversità sono nell’abilità e nell’impegno, è questo che veramente conta”. Inoltre Zica ne ha approfittato per complimentarsi con le ragazze della nazionale e con le donne che hanno il coraggio di prendere in mano la loro vita, aggiungendo “Una donna che fa sport sceglie un partner diverso perché ha la forza di cambiare e ha una sicurezza reale per cui riesce a farsi rispettare. In questo devo dire che se tali aspetti si vedono in generale nelle donne che fanno sport, ancora di più si notano nelle donne che hanno deciso di intraprendere come attività sportiva le arti marziali e gli sport da combattimento, complimenti quindi a tutte queste atlete!”.
In chiusura dell’incontro, l’assessore Diluca ha ringraziato la Fight Evolution organizzatrice dell’evento .