Sono nati i figli delle donne tunisine stuprate in Siria. Il ministro degli Interni tunisino Lofti Ben Jeddou con una certa vaghezza di dettagli, ha fatto una serie di ammissioni davanti alla ANC cioè l’assemblea costituente (in attesa della stesura della Costituzione dopo la rivoluzione e sostituivo del parlamento): “Delle giovani tunisine sono andate in Siria per fare la jihad del sesso e soddisfare i bisogni sessuali dei combattenti islamisti. Hanno avuto relazioni sessuali con centinaia di jihadisti”.
Tra i ranghi della variegata galassia di combattenti contro Assad sintetizzata dai media col nome di “oppositori”, le frange islamiste più estreme, si sono date il permesso di “sposare” giovani donne, dai 14 anni in su. Si chiama “jihad al – nikah” o “ guerra santa del sesso”.
L’ideatore di questa nuova opportunità, in nome di Allah, già ampiamente praticata dai Fratelli Musulmani durante le infuocate ribellioni in Egitto, era stato lo sceicco saudita wahabita Al-arifi che ha lanciato una fatwa (una sentenza in materia di diritto religioso), che consente un matrimonio lampo – ad uso sessuale strettamente- per chi sta combattendo la guerra santa.
A questo matrimonio lampo segue il ripudio lampo: nessuno contrae obblighi con la donna sposata e una volta usata sessualmente può essere “risposata” (termine quanto mai inappropriato) da più d’uno. Ovvero, può essere stuprata con una dose di ipocrisia tale da non implicare né vendette né riprovazione morale, né sanzioni di alcun genere.
“Dopo questi rapporti sessuali avuti in nome della jihad al-nikah”, ha aggiunto il ministro degli Interni tunisino “le donne tornano incinte”. Il ministro non ha precisato il numero di ragazze che sarebbero andate in Siria con questo fine, mentre la stampa araba evoca centinaia di casi di questo tipo, così come centinaia di uomini sono partiti per combattere le truppe di Bachar al- Assad.
Il ministro ha anche ammesso di aver rinunciato ai controlli negli aeroporti per impedire la partenza di donne e uomini sospettati di voler andare in Siria.
Per questo la stampa tunisina parla solo di questo rompicapo per un governo a maggioranza islamista, fin troppo indulgente con gli estremisti salafiti che considerano la “jihad al- nikah” una forma legittima di guerra santa. E sono oggi gli stessi islamisti che devono fare fronte al dilemma della tragica tipologia di ragazze madri (non hanno vita facile in Tunisia), che ora vivono nella peggiore precarietà, e rischiano di propagare malattie sessuali. Si deve inoltre far fronte anche al destino dei nascituri che avranno per sempre l’ onta di essere figli di nessuno e mai riconosciuti.
E infine si spalanca il dibattito sull’altra questione ancora: una coppia che vive in un’unione libera, “ concubinage”, rischia di essere condannata dalla società e dalla legge, mentre secondo i salafiti, la jihad al nikah è regolarmente riconosciuta.
Questi eserciti di donne, vittime sacrificali, per la maggior parte provenienti dai quartieri popolari della periferie della grandi città, vengono cooptate da associazioni dette caritatevoli, che le spediscono sul “fronte” siriano.
Ma i luoghi di partenza non sono necessariamente la madre patria. Le ragazze partono anche dall’Europa innestando la propagazione del fenomeno su pericolose polveriere islamofobiche, particolarmente strumentalizzate dalle destre europee e dal partito di Front National di Marine Le Pen.
Il sito arabo Assabah News ha riportato il grido di collera e d’allarme dell’avvocato Badis Koubakji presidente dell’associazione di soccorso ai tunisini all’estero: “ il numero dei tunisini, e somali, ragazzi e ragazze mandati in Siria, è impressionante. La situazione di questi jihadisti è deprecabile. Diversi combattenti in Siria vengono dalla Francia , Germania e soprattutto Belgio. Molti sono stati uccisi, altri sono ancora nei campi di addestramento terrorista Jabaht Ennorsa (affiliato a Al Qaeda)”
Una testimonianza del fenomeno viene da un video molto diffuso in rete che ha sollevato una grande reazione emotiva.
I genitori di Rhamah, una ragazza di 17 anni, raccontano come loro figlia sia sparita per andare in Siria per la jihad del sesso. Rahmah è poi tornata in famiglia che ora la protegge. I genitori affermano che non era una religiosa fanatica ma che è stata influenzata da studenti salafiti che le hanno fatto un “lavaggio del cervello”.
Di fronte alla preoccupazione crescente delle famiglie , il ministro degli Affari religiosi ha messo in guardia le tunisine contro i predicatori islamisti che cercano di far cadere nella rete le ragazze. Ha poi condannato questa fatwa che non è riconosciuta dalle istituzioni religiose.
Ma basta questa contraddittoria e tardiva disdetta?
Dal glamour mondo saudita da noi molto amato, proviene ‘Miss Arabia Saudita” il concorso che corona la donna che rappresenta al meglio i valori dell’Islam e della famiglia.
“Miss Bellezza morale” è un’alternativa alla decadenza delle altre gare di bellezza in cui si tiene solamente conto del corpo e dell’apparenza delle ragazze”, dice la fondatrice dell’evento, Khadra al Mubarak.
Così per le 200 giovani concorrenti sono previste prove rigorosamente islamiche sulla tradizione del Profeta Muhammad, affinché, la giuria possa misurare “quanto le miss siano leali alla morale islamica”.