Continuano le proteste in Iran per l’aumento dei prezzi di farina, pane e altri prodotti alimentari. Nonostante le autorità iraniane abbiano imposto, sabato 14 maggio, un rigido cordone di sicurezza a Teheran e in diverse città, tra cui Mahabad, Sanandaj, Noorabad Memsni, Malayr, Farsan e Borujerd, le proteste sono estese fino a includere aree della provincia del Khuzestan, nel sud-ovest di Paese.
Le forze di sicurezza del regime iraniano hanno risposto sparando sui manifestanti e arrestandone decine. Sui social media sono stati diffusi video in cui i manifestanti scandivano slogan contro il regime iraniano.
La rabbia è esplosa in particolare dopo che un membro del Parlamento ha annunciato la morte di una persona durante le proteste di questa settimana, respingendo la decisione del governo di aumentare i prezzi dei generi alimentari di base.
L’Iran sta affrontando una crisi economica e abitativa principalmente a causa delle sanzioni che Washington ha nuovamente imposto a Teheran, dopo che il primo ha deciso di ritirarsi unilateralmente dall’accordo sul programma nucleare iraniano nel 2018.
Le conseguenze della crisi hanno colpito, in particolare, il tenore di vita, il tasso di cambio e l’inflazione, che supera la soglia del 40 per cento annuo.
Lunedì sera, il presidente Ibrahim Raisi ha annunciato una serie di misure per far fronte alle difficoltà economiche del Paese, tra cui modifiche drastiche al sistema di sostegno del governo ai beni di prima necessità e un conseguene aumento dei prezzi per prodotti come olio da cucina, carne e uova.
Dopo l’entrata in vigore ufficiale dei nuovi prezzi dei beni di prima necessità, venerdì 13 maggio, centinaia di persone sono scese in piazza per protestare in diverse città, soprattutto nel sud del Paese, come la provincia del Khuzestan (sud-ovest), secondo quanto riportato dai media ufficiali.