Tante le polemiche legate a questo Ddl; va detto innanzitutto che le disposizioni che sono sulle pagine di tutti i giornali sono state votate dal comitato dei nove in commissione e che comunque dovranno passare il vaglio dell’assemblea…
Il carcere per i giornalisti e il divieto assoluto di pubblicare le intercettazioni fino all’udienza filtro, previsti negli emendamenti presentati dagli onorevoli del Pdl, Enrico Costa e Manlio Contento, sono tra i punti dell’elenco delle modifiche che l’Aula di appresta a votare questa settimana ad iniziare da mercoledì prossimo 11 ottobre.
Sugli emendamenti però, ed è questo che ha fatto scatenare la bagarre e portato alle dimissioni da relatore del provvedimento del presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno, si è già espresso favorevolmente, ma a maggioranza, il comitato dei nove della commissione. Ma le disposizioni comunque dovranno passare il vaglio dell’Aula.
È vero che prevenire è meglio che curare, ma le disposizioni di cui tanto si parla praticamente ancora non esistono. Ossia, hanno passato il primo vaglio con l’esame del Comitato dei nove in commissione ma dovranno comunque essere vagliate dall’Aula.
Ecco perchè già da oggi, venerdì 7 ottobre, non solo non si parla più di fiducia, ma anche di modifiche. Il che significa che verrà rimesso tutto in discussione, compresa la norma salva blog (vedi articolo sull’argomento).
Vediamo cosa dicono nel dettaglio le disposizioni di base, quelle sulle quali si dovrà partire mercoledì prossimo e, seppure il proverbio dica che al peggio non c’è mai fine, tutto quanto detto in questi giorni potrebbe non verificarsi (in allegato il testo e gli emendamenti “critici”).
Il testo “base”
Attualmente la competenza delle intercettazioni è del Gip, il Ddl invece la vorrebbe attribuire al Tribunale distrettuale in composizione collegiale (almeno tre giudici), mentre dà al Gip (anziché al Pm) l’autorizzazione all’acquisizione dei tabulati telefonici.
Tra le novità, l’ammissione di intercettazioni anche per il reato di stalking.
Il testo prevede che le intercettazioni possano essere disposte in presenza di gravi indizi di reato e per necessità ai fini della prosecuzione delle indagini nel caso di procedimenti contro ignoti (come adesso), ma anche su utenze in uso a soggetti diversi dagli indagati quando sussistono concreti elementi per ritenere che queste riguardanti i fatti per cui si procede.
Per le intercettazioni ambientali sono ampliate le ipotesi nelle quali si può procedere in assenza del presupposto del fondato motivo di ritenere che nel luogo dove sono disposte si stia svolgendo l’attività criminosa.
Prevista una disciplina differenziata dei presupposti per i reati di mafia e terrorismo e ulteriori reati di particolare pericolosità sociale, per i quali l’autorizzazione a disporre le intercettazioni è data se vi sono sufficienti indizi di reato, mentre quelle ambientali possono essere disposte a prescindere da questo.
Le intercettazioni possono durare al massimo 30 giorni rinnovabili solo tre volte per un periodo di 15 giorni (quindi il limite massimo in totale è di 75), sempre che vi siano,ovviamente, i presupposti per autorizzarle. Un limite che aumenta a 40 giorni per reati di particolare allarme con proroghe di venti giorni e limite massimo a 100 giorni.
Secondo il testo della commissione, l’obbligo del segreto opera fino alla conclusione dell’udienza stralcio, da fissarsi entro 45 giorni dalla trasmissione degli atti dal Pm al tribunale, ed è finalizzata all’acquisizione delle conversazioni che non appaiono manifestamente irrilevanti e allo stralcio delle registrazioni e dei verbali di cui è vietata l’utilizzazione. In ogni caso è vietata la pubblicazione delle intercettazioni di cui sia stata ordinata la distruzione o riguardanti fatti e persone estranee alle indagini.
Sarà quindi vietata la pubblicazione e la diffusione dei nominativi e dell’immagine dei magistrati per procedimenti loro affidati salvo il diritto di cronaca, oppure nel caso in cui lo stesso giudice abbia autorizzato le riprese dei dibattimenti.
I giornalisti, dal punto di vista penale, rischieranno la reclusione da sei mesi a tre anni in caso di pubblicazione di intercettazioni di cui è stata ordinata la distruzione oppure riguardanti fatti e persone estranee. Pena che aumenterà nel caso di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale o per aver divulgato nomi e immagine dei magistrati.
Per quanto riguarda il profilo disciplinare si rischierà la sospensione cautelare dal servizio o dall’esercizio della professione fino a tre mesi.
Gli editori potranno rischiare un ammenda fino a 300 mila euro.
Vengono inoltre introdotti due nuovi reati: l’omesso controllo, che sarà punito con l’ammenda e applicabile ai Procuratori generali e ai Procuratori della Repubblica nonché al funzionario responsabile e il reato di riprese e registrazioni fraudolente, punito questo con la reclusione fino a tre anni e rivolto a chi farà riprese o registrazioni senza il consenso degli interessati.
Infine, vengono aggiunti ai casi di astensione obbligatoria del giudice, anche quello in cui lo stesso abbia rilasciato pubbliche dichiarazioni sui suoi procedimenti; prevista in questi casi, la sostituzione del Pm, così come è prevista nel caso in cui nei suoi confronti sia stata esercitata l’azione penale per il reato di illecita rivelazione di segreti su di un procedimento penale assegnatogli.
Sfumature
Il testo era già stato “predisposto”, come si dice in gergo parlamentare, dalla commissione Giustizia il 28 luglio 2010 ed era già stato iscritto, per la prima volta, nel calendario dei lavori d’Aula per il mese di luglio 2010 e da allora in numerosi e successivi calendari per arrivarci giovedì scorso, 6 ottobre. Mentre mercoledì 5 ottobre le pregiudiziari di incostituzionalità sono state respinte con una larga maggioranza, giovedì al momento di passare alle votazioni degli emendamenti della discordia, il neo relatore al provvedimento, Enrico Costa, ha chiesto tempo per analizzare bene le numerose proposte di modifica, temendo probabilmente qualche passo falso del centrodestra. Così, tra un intervento e l’altro, la discussione è stata rinviata a mercoledì 12 ottobre.
Per la cronaca gli onorevoli assenti giovedì 6 ottobre erano 82 (Albonetti, Alessandri, Belcastro, Berlusconi, Bernini Bovicelli, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Casini, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Cossiga, Craxi, Crimi, Crosetto, D’Alema, Dal Lago, Donadi, Dozzo, Duilio, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone,