Gli imprenditori italiani fuggono dalla crisi e dalla burocrazia del nostro paese cercando sempre più nuove frontiere e paesi dove investire.
In molti stanno guardando all’Arabia Saudita ed hanno trascorso la scorsa settimana a Roma dove si sono svolte cinque giorni di manifestazioni, incontri e celebrazioni per gli 80 anni dei rapporti diplomatici tra Roma e Riad. Una scusa per le autorità dei due paesi per avvicinare gli imprenditori e metterli in contatto. Per fare questo è stato organizzato un business forum all’Istituto per il commercio estero dove erano presenti i più importanti imprenditori sauditi e numerose aziende italiane.
Secondo quanto ha spiegato Ayed Al Otah, della Camera di Commercio di Riad a “Golem”, “in realtà siamo qui non per cercare soldi perché quelli non ci mancano. Siamo venuti tutti in Italia perché abbiamo bisogno del vostro know how, della vostra capacità in diversi settori come quello dell’edilizia e della formazione”. I rappresentanti di Riad spiegavano ai loro colleghi italiani che in questa fase l’Arabia Saudita rappresenta la prima economia del Medio Oriente, unico paese arabo nel G20, nonché prima destinazione per investimenti diretti nell’Area medio-orientale e nord-africana. Negli ultimi anni si sono registrati notevoli incrementi nei rapporti commerciali con l’Itala ma secondo loro il potenziale è ancora in parte inespresso e proprio attraverso gli incontri che si sono tenuti a Roma, “si è voluto dare un nuovo ed ulteriore impulso ai rapporti economico commerciali bilaterali”. Mentre le aziende più importanti erano impegnate nei Business to Business, tutti gli altri pendevano dalle labbra della star della giornata, il Rappresentante italiano della Saudi Arabian General Investment Autority, Mai Al-Torki. Una donna saudita che non indossa il velo e che parla un perfetto italiano, essendo cresciuta nel nostro paese. La figlia dell’ex ambasciatore saudita a Roma negli anni ha fatto carriera ed incarna la figura della donna manager di Riad. Nel suo intervento ha illustrato le opportunità economiche e d’investimento offerte dall’Arabia Saudita agli imprenditori italiani. “La strategia scelta dall’Arabia Saudita è quella di voler essere uno dei paesi più competitivi al mondo attraverso un miglioramento della capacità di fare business nel paese e concentrandosi su alcuni settori specifici dove possiamo essere leader globali o regionali a lungo termine”.
La Torki ha spiegato che Riad “è il primo paese arabo per clima d’impresa grazie a una serie di riforme, che vanno dalla possibilità per gli investitori esteri di avere il 100 per cento della proprietà degli investimenti al sistema di tassazione facile; siamo quarti tra 148 economie in termini di stabilità macroeconomica e tra i primi nell’attrazione di investimenti”. La rappresentante saudita ha inoltre spiegato che “gli investimenti che lo stato farà saranno di 720 miliardi di dollari, tutti su case, infrastrutture, ospedali e scuole e stiamo lavorando per raddoppiare la capacità elettrica del paese”. Dal punto di vista fiscale la al Torki rassicura gli italiani, sapendo che è proprio questo il punto debole del nostro paese: “In Arabia Saudita le aziende pagano il 30 per cento di tasse ma non ci sono imposte sui redditi personali”.
Dal punto di vista italiano “il nostro export verso l’Arabia Saudita è cresciuto dell’8,8% nel 2012 e del 21,3% nei primi sei mesi di quest’anno arrivando a 2,3 miliardi di euro” – ha detto il Presidente dell’Agenzia Ice Riccardo Maria Monti. “Registriamo con piacere un aumento sensibile delle richieste delle imprese italiane – sul mercato saudita operano già più di 40 aziende – a incontrare partner locali, specie nei settori con le migliori prospettive di crescita quali le energie alternative, l’agroalimentare e i prodotti medicali”.
Il momento politico più importante della cinque giorni saudita a Roma è stato invece il giorno dopo, 3 ottobre con la conferenza stampa del ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, e di quello saudita, Saud al Faysal, a Villa Madama a Roma. Gli interventi dei due ministri sono stati preceduti da un forum sulla storia dei rapporti tra i due paesi. L’intervento meno condiviso è stato quello di Abdullah al Otaibi, del dipartimento di Scienze politiche dell’università di Riad, il quale uscendo dal protocollo e dai formalismi del caso ha tessuto le lodi di un possibile programma nucleare dei paesi arabi del Golfo, ostile a quello iraniano. L’accademico saudita ha spiegato che “storicamente l’arma atomica ha provocato meno danni delle armi convenzionali. Nella nostra regione abbiamo un paese come l’Iran che è vicino ad avere una bomba atomica e l’unico deterrente che abbiamo noi per difenderci e per spingere Teheran a non usarla è quello di dotarci della stessa arma, considerato che negli ultimi 50 anni nessuno è stato in grado di eliminare questo tipo di armi in mano ai paesi che la possiedono”.
Al di fuori delle righe anche l’intervento di Hasna Alkknieer,, docente di lettere nell’università di Riad, che ha elencato i traguardi raggiunti dalla donna saudita, spiegando come “il re saudita Abdullah abbia introdotto le quote rosa nel suo consiglio Consultivo, facendo triplicare il numero delle studentesse universitarie in modo da creare una nuova classe dirigente per le istituzioni e le imprese tutta al femminile per sostenere il processo di modernizzazione del paese”.
Sul tema dei diritti umani e delle donne è intervenuta il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, la quale in conclusione dei lavori ha chiarito che “sappiamo di avere delle differenze, non le vogliamo nascondere ma vogliamo dialogare con rispetto reciproco. Su pena di morte e su condizione femminile, lo dico con grande rispetto ma permangono delle differenze che noi auspichiamo possano ridursi seguendo quella che il principe Saud al Faysal ha definito una lunga marcia verso caute riforme”. “Dobbiamo affiancare a dialogo e business anche dialogo people to people che non può che rafforzare i nostri rapporti”, ha auspicato Bonino. La titolare degli Esteri ha ricordato che “il settore imprenditoriale può essere protagonista del nostro percorso comune e per questo parte rilevante del forum è dedicato alle parti non ancora espresse delle nostre relazioni”.