Dopo l’Aga Khan la Costa Smeralda ha il suo nuovo “principe”. Un’investitura non ufficiale, ma piuttosto popolare, arrivata dal basso dall’intero territorio di Arzachena, per il magnate della Colony Tom Barrack. Lui e il suo fondo immobiliare americano hanno nel portafogli la Costa Smeralda. E anche l’intera economia della cittadina, un motore che gira solo se le ruspe di Barrack si mettono in moto per il restyling dei suoi resort gioiello.
Non importa se betoniere e gru si muovono senza rispettare le norme sulla tutela ambientale, l’importante è che si parta coi cantieri. Un investimento, quello per rimettere in sesto gli alberghi di Barrack, da oltre 100 milioni di euro che ora è messo a rischio dalle norme del Ppr, piano paesaggistico regionale. Il Comune di Arzachena e il suo ufficio tecnico hanno dovuto congelare 300 concessioni edilizie. Mattoni “bloccati” in attesa delle modifiche del Ppr.
Colony & Business per una stagione turistica no stop.
Partiamo dall’inizio. La Colony è la società che controlla la Sardegna Resorts che opera per conto della Starwood Luxury Collection proprietaria degli alberghi più prestigiosi, situati in dimore storiche cui fanno capo gli hotel di lusso simbolo della Costa Smeralda: Hotel Cervo, Romazzino, Pitrizza, Cala di Volpe e Pevero Golf Club. Barrack ha ideato il suo programma di restyling degli hotel, programma approvato dal Comune di Arzachena e dalla Regione Sardegna con il Piano per l’edilizia, il piano casa. Circa un anno e mezzo fa l’amministrazione comunale aveva rilasciato al magnate americano l’autorizzazione per la ristrutturazione e l’ampliamento, col 25 per cento di cubatura in più, degli alberghi Romazzino e Pitrizza. Il complesso di lavori rientra nel “Programma di riqualificazione del sistema ricettivo alberghiero Costa Smeralda”, oggetto della cosiddetta verifica di coerenza (aprile 2010) da parte della Regione autonoma della Sardegna e approvati con deliberazione Consiglio comunale Arzachena n. 29 del 27 maggio 2010 e ambito di specifica convenzione tra il Comune di Arzachena e la Sardegna Resorts s.r.l. Il via libera all’intervento, che arriva dopo anni di attività preparatoria, prevede la realizzazione di decine di suite, spa, ristoranti e centri benessere, che permetteranno ai resort di allungare la stagione turistica.
Champagne e suite sul mare.
L’accordo è stato accolto con un brindisi nel corso di una cerimonia nella sede municipale di piazza Risorgimento, nonostante in molti avessero storto il naso per il timore di speculazioni edilizie. Timori non del tutto infondati visto che gli interventi prevedono la realizzazione di suite vicino al mare senza considerare che si trattava di zone di tutela integrale. Il cantiere dell’hotel Romazzino viene avviato nell’autunno scorso. Ma i lavori vengono bloccati dopo che i legali della Abc srl, il gruppo immobiliare svizzero vicino di casa del Romazzino, decide di presentare ricorso al Tribunale amministrativo regionale e chiedere la sospensiva, sostenendo che le due suite in costruzione a due passi dall’hotel e dal mare violano il Ppr. Richiesta accolta dal Tar, per il quale l’articolato iter amministrativo che ha portato al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica e della concessione edilizia per i lavori al Romazzino è in contrasto con il quadro normativo vigente, ossia con il piano paesaggistico regionale perché prevede la realizzazione, in un area compresa nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia, di sei family suite, parcheggio interrato, una nuova piscina e una nuova area ristorante. Lo stop dei lavori scatena la protesta degli abitanti di Arzachena che fondano il movimento per la tutela della Costa Smeralda e scendono in piazza. Insieme a loro in testa al corteo Tom Barrack.
Trecento concessioni, bloccate ma non troppo.
La manifestazione raggiunge l’obiettivo, almeno in parte. La battaglia legale con i dirimpettai si conclude con una transazione amichevole (cessione di alcune aree e di una delle suite del Romazzino ai vicini della Abc srl), ma questo non cancella l’ordinanza del Tar prima e quella del Consiglio di Stato poi (su un successivo controricorso della Colony Capital) con cui i giudici avevano sospeso i lavori. L’ufficio tecnico del Comune allora chiede lumi ai dirigenti dell’assessorato regionale all’Urbanistica, che confermano: tutte le concessioni, oltre 300, tra cui gli alberghi della Colony, vanno bloccate. Una decisione che ha spiazzato Barrack che prima ha deciso di sospendere ogni tipo di intervento sugli alberghi, anche quelli di sola manutenzione. Poi, dopo un confronto con l’amministrazione comunale la settimana scorsa, ha detto sì al riavvio delle ruspe per i lavori di ampliamento. Un’operazione che ha risollevato il morale all’amministrazione di Piero Filigheddu e che sarà linfa vitale aziende edili in apnea per colpa della crisi del mercato edilizio. Comune e imprese aspettano di conoscere il piano dei lavori, ma su come Barrack voglia procedere regna ancora il silenzio. Le concessioni edilizie già rilasciate hanno una validità di tre anni: il magnate americano non vuole perdere tempo e mira a riavviare i cantieri al più presto. L’annuncio della ripresa dei lavori lascia sbigottite le associazioni ambientaliste, che restano sul piede di guerra e si domandano come intendano procedere, visto che il Tar è stato molto chiaro: la società di Barrack non può usufruire di del piano dell’edilizia per aumentare le volumetrie in assenza di modifiche al piano paesaggistico.
In allegato: l’ ordinanza n. 135 del Tar